martedì 9 aprile 2019

#267 Il tasto REC

Oggi avevo un sacco di idee che se avessi potuto scrivere sul momento avrei elaborato un poema.
Poi sono arrivata a casa, mi sono messa a fare le solite cose, ho cenato e, alla fine, i pensieri sono svaniti. Quando ero piccola mi dicevano che se non mi fossi ricordata cosa dovevo dire significava che avrei voluto dire una bugia. Oggi credo sia più un mio rimbecillimento generale.
Ho la memoria che ha la forma di uno scolapasta.
Ogni anno si allargano di più i fori e i pensieri scivolano via sempre meglio.
Dovrei girare con un registratore. Così quando mi viene in mente una buona idea, la fisso immediatamente. Basterebbe una qualsivoglia app per registrare. Il registratore è roba da museo. Magari con le cassette, che quando si svolgevano le arrotolavamo con la Bic.
Credo avessi intorno ai 16 anni quando mio padre mi regalò il mio primo walk-man. Era bellissimo, nuovo fiammante, con le cuffie contornate di gommapiuma arancione. Quando la radio trasmetteva un pezzo che mi piaceva mi avvicinavo alla cassa e premevo REC. Sulla qualità del suono che rimaneva inciso soprassiederei, ma finalmente potevo avere qualcosa che somigliava alle odierne amate playlist.
Spesso tagliate, perché prese in ritardo o con la voce del dj che si mangiava il finale. Per questo eravamo sempre alla ricerca di stazioni radio in cui parlassero il meno possibile o avessero rispetto dei finali delle canzoni. Una lotta impari. Ma che ne sanno i 2000, mi verrebbe da dire.
Comunque quel walk-man da qualche parte ce l'ho ancora. Si nutriva di quattro pile stilo che non duravano mai abbastanza. 
Chissà se funziona ancora. 
Chissà se riuscirei a trovare una cassetta per provarlo.

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