martedì 23 aprile 2019

#253 Dio, patria, spritz e tastiera

Oggi si è scatenata l'ennesima diatriba sul 25 aprile ovvero l'anniversario della Liberazione.
A distanza di 74 anni, con netta evidenza, c'è ancora chi non ha compreso l'importanza di quella data.

Il 25 aprile non è la festa dei comunisti. 
E' la festa del popolo italiano, che è stato capace di liberarsi da una feroce dittatura e che, non senza difficoltà politiche e umane, ha dato vita a una democrazia e ha scritto una delle Costituzioni più belle e complete del mondo. Una Costituzione nata dal sacrificio di giovani e meno giovani non soltanto comunisti ma anche socialisti, cattolici, liberali, anarchici e monarchici.
Cosa li univa? L'antifascismo. La necessità di soverchiare un regime repressivo, violento e intollerante per poter avere un futuro.

Chi oggi dice che il 25 aprile è la festa dei comunisti, in sostanza non ha capito un tubo. Ma può esprimere la propria opinione perché, qualcuno, più di 74 anni fa ha lottato e (spesso) perso la vita perché quell'opinione potesse essere espressa.
Chi oggi dice che il 25 aprile è la festa dei comunisti non ha mai letto la storia; non ha mai nemmeno voluto ascoltarla. Probabilmente ha pensato che studiare la storia non serva a nulla. 

Ma noi siamo nulla senza memoria.
Se ci dimenticassimo sempre dei nostri errori non faremmo che ricompierli. Se non ci ricordassimo che il fuoco brucia, ogni volta di fronte a una fiamma ci metteremmo la mano sopra.

Eppure, a 74 anni di distanza c'è ancora chi vorrebbe fare di tutta l'erba un fascio. Mica detta così per dire. Il fascismo non è solo il passato con Mussolini e suoi gretti gregari. 
Il fascismo è l'intolleranza contro ogni diversità. Il fascismo è violenza. Il fascismo è pesante patriarcato. Il fascismo è propaganda e non informazione. Il fascismo è l'eliminazione, anche fisica, di tutto ciò che può metterlo in crisi.

Settantaquattro anni fa, una generazione di donne e uomini si è liberata di Mussolini e dei suoi gretti gregari. Ma, mi pare che del fascismo non ci siamo ancora liberati. Per questo, il 25 aprile deve essere la festa di un popolo intero, indipendentemente dall'ideologia politica, che immagina un mondo migliore di quello in cui vive e che vuole fortemente lasciarlo in eredità alle generazioni che verranno.

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