venerdì 16 novembre 2018

Memoria corta e fine mese

Il problema degli italiani è la memoria corta.
Seriamente.
Mica la memoria storica - quella è fantascienza - che dovrebbe discendere dallo studio della storia. No, proprio la memoria normale, poco sopra il livello "a breve termine".
Oppure la coerenza.
Ma credo più la memoria.
Perché l'incoerenza mica sempre è qualcosa di tragico. Io capisco di avere sbagliato, ne prendo coscienza e cambio. Sono, sì, incoerente con il me stesso del passato ma ho affrontato un percorso di crescita.
Ecco.
L'incoerenza definita come "dico una cosa e ne faccio un'altra" è tragica. Ma nella maggior parte dei casi succede per convenienza (più che altro economica) e, dunque, esula da questo discorso.
Dunque, il problema degli italiani è un problema di memoria.
Non si ricordano, a causa della patologia, le cose successe due, cinque, dieci anni prima e così, taaaac, ricadono negli stessi errori di prostrarsi di fronte a chi promette loro un tozzo di pane in più. Tozzo di pane che poi, peraltro, nemmeno gli dà. Ma all'italiano basta la promessa.
Te lo prometto, parola di lupetto, un lavoro stabile (o due milioni di posti di lavoro), il reddito di cittadinanza (o la soglia minima, o gli 80 euro), la sanità più accessibile che l'ecografia la fai prima di tre anni, la scuola più bella (non dovrai neanche pagare la carta igienica se tuo figlio vuole andare in bagno)...
Ogni volta l'italiano dà fiducia alle promesse impossibili. 

Perché lo sa che sono impossibili.

Perché se a casa entrano 1000 euro di stipendio e 400 li spendi di affitto, 400 di spesa per mangiare e 200 di bollette varie ed eventuali (più gestione dell'auto?), sei già sotto di 100 euro e se prometti a tuo figlio le Nike lo fai già sapendo che o menti spudoratamente o dovrai vendere la fede per comprargliele. Oppure puoi contrarre dei debiti, ma sai che a una certa nessuno ti concederà più prestiti.
Lo Stato non è diverso.
E' solo più grande e complicato. E quando mamma e papà avevano un sacco di entrate perché c'erano i figli che guadagnavano bene, c'era comunque il figlio pigro che rubava i soldi pensando che nessuno se ne sarebbe mai accorto, c'era il papà che comprava la Ferrari perchè ci faceva più bella figura coi vicini e la mamma che voleva nel giardino la pietra di Luserna invece di quella di Mattie perchè solo il nome fa tutta un'altra figura.
Poi la famiglia si è ingrandita e non ci sono più i soldi perchè chi doveva fare la "formica" s'è magnato pure il formicaio.
E ora il papà e la mamma possono pure promettere le vacanze a Formentera ma alla fine si resta a casa ad agosto, perché neanche la benzina si possono permettere. I quattro soldi che mamma e papà hanno a disposizione non vanno a prenderli dal figlio ladro e pigro ma da quello che ha un lavoro sottopagato o magari due lavori sottopagati e neanche può permettersi di andare a vivere con la fidanzata. E' meno faticoso. Meno problemi. Alla fine chissà mai, magari quell'altro alza le mani.
Poi papà insulta un figlio: sei diverso.
Mamma ne insulta un altro: sei stupido.
Normalmente sempre il figlio che lavora. 
Il ladro pigro è alle Bahamas.
E cosa succede? Quando bisogna rieleggere mamma e papà, l'italiano dimentica tutto. Un bacino sulla bua e un piccolo lifting di mamma e papà e prometto, parola di lupetto, sarà tutto diverso.
La memoria corta è una patologia grave.
Chissà se c'è una cura. 

mercoledì 4 luglio 2018

Balmafol

Balmafol. 8 luglio 1944.
Fascisti e nazisti risalgono l'indiritto di Chianocco. Son giunte informazioni che lì si nascondano i partigiani. E' vero. Sono quelli della 42esima Garibaldi.
I fascisti sono armati fino ai denti. Salgono decisi, anche se la montagna non è un ambiente a loro congeniale, ma bombardare da valle non basta.
In alto, all'alpe Balmafol un gruppo di resistenti. Armi, poche. Munizioni, anche meno. Ma la voce del rastrellamento era già giunta grazie a una staffetta salita da Pavaglione. I nemici sono numerosi e ben equipaggiati. I partigiani hanno trascorso mesi in montagna a combattere la dittatura ma anche la fame, le privazioni e il freddo. Si cerca una strategia.
L'alpe Balmafol è un ambiente buono per le capre. Scosceso. Assai brullo. Per quello ci salgono i margari (i pastori, nda) con le greggi. E quel giorno all'alpe ci sono anche loro, i margari. E' di uno di loro l'idea di respingere i nemici facendo rotolare dall'alto grossi massi. Basta dar loro il via e poi il resto lo fanno da soli tanto la riva è ripida.
Così, a poche centinaia di metri dalla meta, i nazifascisti sentono pesanti tonfi. E ci mettono un po' a capire. Troppo, per quanto veloce sia stata l'azione. Morti, feriti. Gli oppressori battono in ritirata. Se si è sparato qualche colpo d'arma da fuoco è per paura ma non per difesa o attacco.


Sono 17 anni che abito in valle di Susa. 
Questo racconto, di una delle più incredibili vittorie della Resistenza locale, l'ho sentito decine di volte e ho avuto la fortuna di sentirlo raccontare anche da chi c'era quel giorno di 74 anni fa. Su quei luoghi ho camminato con le mie gambe molte volte e ogni anno per me sono una scoperta.

Quest'anno, domenica, torneremo là. Lo stesso giorno, 74 anni dopo.
Campeggeremo la notte. Ben vestiti, in tende moderne, con il cibo abbondante portato da casa. Prepareremo polenta e spezzatino per la domenica per chi deciderà di salire per partecipare alla commemorazione. Accenderemo un fuoco.
Tutte cose che quei ragazzi nel luglio '44 non avrebbero potuto fare.

Ma io sarò là perché per me è importante esserci, ricordare.
Poi, quest'anno, l'ANPI Bussoleno ha dedicato la manifestazione alla montagna e alla resistenza attiva di chi ogni giorno lotta contro incendi, alluvioni e una manutenzione sempre meno finanziata dallo Stato.
Una montagna abbandonata a se stessa.
Una montagna che è di una bellezza e di una forza profonde.
Una montagna che si fa sentire in mille modi diversi e che a me piace al di sopra di ogni altro luogo.
Un luogo che consiglio a tutti, per ritrovare la memoria, la natura e la dimensione esatta della vita umana in rapporto con la terra che la ospita.




mercoledì 27 giugno 2018

Il vaccino

Non ho voluto parlare delle elezioni prima e dopo le stesse.
Era stato detto tutto quello che si poteva dire, da una parte e dall'altra. Bastava leggere.
Così, neanche adesso voglio mettermi a fare un'analisi sociologica del nostro Paese, secondo la mia modesta opinione, gravemente malato. Non la voglio fare sopratutto perché non ne sarei capace. Non avrei mai detto che sarebbe andata così. Avevo ancora speranze di un cambiamento positivo nella direzione di solidarietà, accoglienza, redistribuzione della ricchezza, riconoscimento dei diritti di ognuno e delle pari opportunità, tutela nei confronti di chi ha più bisogno.

Allora, alla fine, spero che questo governo sia il vaccino.
Dopo aver espulso migranti come non ci fosse un domani, ridotto le tasse ai ricchi, spazzato via gli ambulanti dalle spiagge, regalato 30 minuti di internet gratis e chissà cos'altro di fondamentale per la nostra esistenza partorirà questo governo, non sarà cambiato nulla. Quando noi (classe media?) saremo esattamente nella stessa melma di prima - perché lo saremo di certo - forse la gente comincerà a farsi due domande. Forse.

Quando, dopo "averli lasciati lavorare" continueremo noi a lavorare per sopravvivere e a indebitarci per qualsiasi spesa extra non prevista, a badare ai nostri vecchi e ai nostri bambini senza aiuto dello Stato (lasciando le donne a sopperire al welfare mancante), a non poterci permettere le cure ed ad avere liste d'attesa millenarie negli ospedali, a doverci nascondere se le nostre scelte sessuali non corrispondono al pensiero cattolico, a lavorare in nero o con contratti ridicoli perché sennò non lavoriamo affatto, a non avere alcuna prospettiva di pensione, a non poter garantire ai nostri figli un seppur piccolo "materasso" dovessero intraprendere una scelta e non avere fortuna... a quel punto, forse, capiremo che da decenni non facciamo altro che andare nella direzione sbagliata.

Verranno a fare cassa con noi, ancora e ancora, in modi sempre più innovativi. Perché gli unici da cui prendono e prenderanno i soldi di sicuro è da chi ha poco da perdere ma tutto ciò che perderebbe gli è fondamentale per sopravvivere. Chi davvero non ha nulla, di peggio, non può temere e chi ha tanto se ne frega perché troverà sempre la scappatoia.

Il vaccino. Il vaccino che ci impedirà di farci sempre tirare dentro alla battaglia tra poveri mentre, lassù, alla finestra hanno il loro circo da guardare smangiucchiando uva sdraiati su comode chaise longue. Il vaccino che ci impedirà di vedere un nemico laddove non c'è affatto e di cominciare a cercarlo, invece, dove è meno comodo trovarlo ma dove si annida davvero. Prima di tutto, dentro di noi e dentro la nostra ignoranza.