lunedì 5 ottobre 2020

L'importanza della sintesi

Io amo il calcio.

Lo so, sono una donna. Ciò nonostante, so come funzioni il fuorigioco e mi piace guardare le partite. Ho il grande "difetto" di essere torinista e, quindi, ho un'affezione per il gioco del pallone che non dipende dalle vittorie e tanto meno dal calcio-mercato.

Il calcio è uno sport meraviglioso che insegna il gioco di squadra, si può giocare praticamente ovunque e, quando lo pratichi, riesce a cancellare dalla mente ogni pensiero e a trasformarti in un bambino felice qualsiasi età tu abbia. E' bellissima anche la rivalità, quando è sana e quando si conclude con quel terzo tempo che il football ha raramente imparato dai cugini con la palla ovale.

A guardalo oggi, questo calcio fa male. E mi fa pena.

"The show must go on". Sempre. In qualsiasi condizione. A discapito di qualsiasi cosa ma, soprattutto, persona o, peggio, esempio. Sottomesso, senza scampo, al dio denaro. Nella peggior sottomissione di sempre.

Quando il campionato ha ripreso le partite, mentre tutto il mondo affrontava arrancando la pandemia, ho pensato che fosse un errore. La politica si fa con l'esempio, prima di tutto. Il messaggio che passava, mesi fa, è che il calcio contasse più della scuola, degli autonomi, dei dipendenti delle aziende e, in pratica, di qualsiasi altra attività. Soprattutto di quelle che non muovono neanche mezzo punto di PIL.

E io, che amo il calcio, ho smesso di seguirlo. Mi sembrava il minimo che potessi fare. Non leggevo neanche più i risultati. Una disaffezione dolorosa, poiché auto-inflitta per motivi etici.

Ora, nella recrudescenza della stessa pandemia, il campionato va avanti anche con due decine di contagiati in ogni squadra. Serve ricordare che basta un alunno positivo per fermare una classe, quando non un intero istituto?

Al Napoli viene impedito di volare a Torino? No problem. 3-0 a tavolino per la zebra. Il Genoa ha 22 contagiati? Che vuoi che sia, facciamo giocare l'under 13, tanto il risultato è più o meno lo stesso (mi perdonino i genoani ma lo direi anche del Toro).

Ventidue giocatori in campo, tre arbitri, venti riserve, massaggiatori, commissari tecnici e loro vice, squadre di soccorritori, cameraman, giornalisti. Anche quando il circo gioca a porte chiuse, chiunque può immaginare quanta gente, direttamente e indirettamente, possa essere esposta al virus. Il calcio è un sport di squadra e di contatto. Non è mica il tennis o il salto in lungo.

"Eh, vabbé, ma fa girare i miliardi" mi si contesta.

Non trovo un'espressione che mi rappresenti, in grado di rispondere a questa obiezione, e che si possa riassumere in poche parole evitando una digressione lunghissima sul ruolo dello Stato (che saremmo noi, nell'utopia che amo). Dunque, la importo dai romani. Che loro sanno l'importanza della sintesi.

E sticazzi!


martedì 18 agosto 2020

Cronache di una settimana di vacanza post-lockdown - Giorno 7

Domattina si torna.

È passata una settimana: ha fatto bello, abbiamo nuotato, evitato gli assembramenti, rivisto gli amici, apprezzato il distanziamento sociale in spiaggia, ci siamo concessi aperitivi e ci siamo abbronzati. 
Credo sia il massimo che si possa chiedere a una settimana di vacanza al mare.

Notizie della valle di Susa ne ho lette. 
Ma ho voglia di tornare su.
Tra quelle montagne. Dal mio orto. Dalle mie creature pelose. Dal mio bagno. 
Vogliamo parlare dell'importanza del proprio bagno? Casa dolce casa dovremmo scriverlo tutti in bagno. 
Là dove tutto ha il suo ordine e tutto viene naturale

Ci concediamo ancora una vasca o due sul lungomare. 
Giusto per fissare nella nostra memoria olfattiva il profumo della salsedine.

Giusto perché mezza mela ha obiettato che non potessi chiudere il post evocando odori meno nobili.

lunedì 17 agosto 2020

Cronache di una settimana di vacanza post-lockdown - Giorno 6

One day to go.
Oggi davano brutto ma, come sempre ad Arma c'è un tempo tutto suo, un po' come in valle di Susa.
La meteorologia, desumo, sia una questione di statistica.

Dunque, il sole splendeva. 
L'acqua era cristallina. 
E il mare, prima che arrivasse l'orda  dimezzata dal post-Ferragosto, era magnifico. 

Non è la Sardegna, lo so, ma si difende.

La spiaggia di Arma è principalmente popolata da torinesi e milanesi. In che percentuale non saprei dirlo, ma se dovessi esprimere per forza una opinione direi un 50%. Dunque, stamattina si parlava principalmente della partita di stasera dell'Inter.
Chi a tifare e chi a gufare.

Io ho finito un libro che mi aveva prestato la mia amica Rita tempo addietro ma che avevo abbandonato sul comodino.
Quando l'ho finito mi è spiaciuto non averlo letto prima che Ugo Berga venisse a mancare. Avrei avuto un mucchio di domande e oggi non so neanche se avrebbe saputo o potuto rispondermi.

"Un'altra parte del mondo" di Massimo Cirri. Se vi piace la storia contemporanea ma soprattutto se vi piace chi cerca di raccontarvela attraverso il lato umano di chi l'ha vissuta, non potete perdere questo testo.

Io, più che ringraziare Rita per il consiglio e rattristarmi di non avere più nessuno con cui discutere di alcune cose, non posso fare.

domenica 16 agosto 2020

Cronache di una settimana di vacanza post-lockdown - Giorno 5

Andare in vacanza sempre nello stesso luogo ha un grande vantaggio. 
Si impara dove andare a mangiare e dove, invece, è meglio di no.
Soprattutto se non puoi permetterti di andare fuori a cena ogni sera. 
Ci si mette qualche anno.
All'inizio ci si fa trascinare dai luoghi più frequentati, come ogni turista che si rispetti.
Poi si trova il locale che incontra i propri gusti e che, quasi sempre, non è tra i più frequentati. 
Perché il ristorante lo fa il cibo, senz'ombra di dubbio, ma anche chi te lo propone. Nel mio caso specifico (ma non è così per tutti) il posto in quanto luogo non ha un grande peso. Mi basta sia pulito.
Io e mezza mela, al di là di Arma che conosco come le mie tasche, nei nostri viaggi abbiamo imparato a chiedere alla gente del luogo dove va a mangiare. Non quello che ci consiglierebbe ma dove va a mangiare quando esce a mangiare con gli amici. 
A Siena, un paio d'anni fa, ci è successo di essere indirizzati in un posto che non avremmo trovato neanche passandoci davanti. Microscopico. Senza insegne.
Abbiamo capito alzandoci satolli e soddisfatti che il sistema adottato era vincente. 
Finora non ce ne siamo pentiti. 


sabato 15 agosto 2020

Cronache di una settimana di vacanza post-lockdown - Giorno 4

Ferragosto.
C'è chi fa i cruciverba e non è capace. 
C'è un omone gigante con la barba da hipster che con infinita tenerezza porta a spasso una neonata microscopica.
C'è chi fa conversazione ad alta voce con conoscenti quatto piazzole più in là senza alzarsi dalla seggiola.
C'è chi porta a spasso il cane e gli somiglia.
C'è chi prende il sole e chi fa il bagno. 
C'è chi prepara i gavettoni e ci si fa i selfie sul lungomare. 
C'è uno che grida dal balcone a sua figlia (Havana) di spegnere le luci.
C'è il concerto della cover band dei Queen. 
C'è chi passeggia e mangia il gelato.
C'è chi fa aperitivo e chi cena con la famiglia.
C'è chi prende cappuccio e sardenara.
C'è chi discute con il bagnino e chi prende il pedalò. 
Ferragosto.
Italia.
Ad 2020

venerdì 14 agosto 2020

Cronache di una settimana di vacanza post-lockdown - Giorno 3

I ritmi lenti delle giornate al mare mi entrano subito nelle ossa.
Anche la camminata si rallenta.
Ciò nonostante, stasera sono stata sgridata da figlia femmina ritenendo (lei) ch'io fossi troppo zelante nel fare le tre cose che la situazione richiede.
Avere una base, pur piccola, che non necessita di prenotazione e di ingenti spese di permanenza compensa l'abitudine dello stesso posto ogni anno, sempre uguale a se stesso.
Oggi l'acqua era una pozza calda. Trasparente come quasi sempre ma calda come quella del bagno che ti prepari a casa. Nessuno shock da prima immersione. 
Stasera, serata con gli amici che in tanti anni ritroviamo solo qui. Ma che sono l'altra importante compensazione all'abitudine. 
I nostri figli sono cresciuti insieme.
Innegabilmente noi anche.


giovedì 13 agosto 2020

Cronache di una settimana di vacanza post-lockdown - Giorno 2

Stamattina era nuvoloso.
Così sono rimasta in spiaggia fino alle 11:30. Chi mi conosce sa che si tratta di un evento.
Generalmente i miei orari sono quelli che si fanno fare ai neonati.

Il coma post prandiale della mia mezza mela mi ha consentito qualche ora di lettura. Del libro vi parlerò quando l'avrò finito. 
Poi sono andata a spasso.

Arma è sempre uguale a se stessa. Sempre a pochi mesi dal nuovo millennio. 
Passando di fronte a quel cartello ormai sbiadito mi sono sentita come in una scena di Goodbye Lenin.

Le gestioni dei negozi, invece, cambiano. Molto spesso. Non oso immaginare quanto possano costare gli affitti.
Dove c'era il vecchio cinema, tanti anni fa, ora sorge un nuovo edificio residenziale di cui evidentemente si sentiva la mancanza.

Alcuni tra i negozi storici hanno in vetrina oggetti con prezzi inarrivabili.
A volte mi sorprendo a immaginare la ragione per cui qualcuno che disponga di cifre tali da poterli acquistare decida di venire in vacanza in questo luogo.
E mi stupisco di come le gestioni di tutti i negozi cambino, tranne queste. 

A causa del covid una delle poche cose furbe che si potevano trovare in questa amena località, ovvero rifornirsi di acqua fresca gasata e naturale nella colonnina di centro paese a prezzi modici, è stata sospesa. 

L'impressione che si ha è che le banconote facciano molto meno schifo delle monetine a questo particolare virus.

mercoledì 12 agosto 2020

Cronache di una settimana di vacanza post-lockdown - Giorno 1

Alla fine ci siamo regalati una settimana di vacanza al mare.
Stessa spiaggia.
Stesso mare.
Per la gioia dei ragazzi.
La mia un po' meno. Tanto che sulla A6 che porta in Liguria la radio che passava Highway to hell sembrava aver azzeccato la colonna sonora.
Non c'è il massacro di gente che solitamente affolla Arma la settimana di Ferragosto ma comunque non molta meno.
Bisogna prenotare lo spazio sulla spiaggia libera ma è uno spazio in cui nessuno può correre sugli asciugamani, scavare buche, ombreggiarti con ombrelloni mal messi. La cosa migliore è che si è posto fine alla piaga di chi va in spiaggia alle 6 del mattino colonizzandola con otto ombrelloni  dieci asciugamani, sette sedie e un tavolino, oscurando il bagnasciuga.
Il mare, il primo giorno, ha il grande fascino del primo bagno di stagione.
Questo sì. 
E riesce a stancarmi come se avessimo fatto trenta chilometri a piedi.
Figlio maschio ha trovato il suo ambiente naturale. Figlia femmina per due sere ha le amiche e, per il momento, se le gode.
Mezza mela ha finalmente un aspetto rilassato da quando ha scoperto che qui fa caldo ma non c'è l'afa che c'era da noi fino a ieri.  Poi, ho visto un video su Fb che oggi, in valle di Susa,
ha diluviato e io ho ringraziato la sorte propizia che non abbandona il mio orto.
Ah già. Il covid. Nella stragrande maggioranza dei casi le poche regole esistenti sono seguite. 
Arma è diventata un gigantesco dehor. Bar, ristoranti, gelaterie hanno spostato i tavoli all'aperto (anche chi aveva già i dehor li ha raddoppiati) e si sta benissimo. C'è spazio per tutti ed è molto più vivibile.
Restasse così anche in futuro sarebbe bellissimo. 
Detto questo a me due giorni di mare sarebbero sufficienti.  Giusto per togliermi la voglia di stare immersa in un'acqua che superi i 15 gradi di quella dei nostri torrenti. 

Ps: ho battuto una gigantesca craniata nello sportello della caldaia.  Magari è per questo che il mare non mi sembra stasera troppo ostile. 

mercoledì 13 maggio 2020

Sarà una mia scelta

Ci ho creduto per un paio di settimane.
Ho pensato (davvero) che costretti in casa avremmo cercato di informarci, di studiare e di essere migliori di prima, quando la vita ci masticava via e ci lasciava a malapena il tempo di esistere.
Ho creduto (davvero) che questa pausa forzata potesse essere un'opportunità.

Non che ci dovesse piacere.
A me non piace il distanziamento fisico. 
Io vivo di abbracci.

Tuttavia, mi sono detta: "Vedrai! Rifletteremo, capiremo, cresceremo, saremo più consapevoli. Non solo di quello che ha realmente importanza (che già sarebbe un'evoluzione) ma anche dei problemi degli altri, dell'ambiente, della collettività, dell'onestà, della tolleranza".

Ci ho creduto davvero per un paio di settimane.
E se mi sono sbagliata n volte nella vita, questa fa n+1.
Anche se l'unità dell'addendo è sottodimensionata rispetto a ciò che percepisco.

Non siamo diventati persone migliori.
Anzi, ci siamo abbruttiti. 
Non era facile, devo ammetterlo. 
Ma ci siamo riusciti.

Non ho scritto in queste settimane. Quasi nulla.
Non che non avessi cose da dire ma mi sono sembrate tutte superflue.

Per attitudine, tendo ad ascoltare tutti. Quando sono d'accordo lo paleso. Quando non lo sono, dico ciò che penso cercando di argomentare le mie opinioni nel migliore dei modi (stanti tutti i miei limiti). E se mi accorgo di essere in difficoltà, ragiono. Perché può darsi che sbagli, visto che i miei genitori non mi hanno dotato della verità con la evve maiuscola (come direbbe un mio prof delle superiori).
Chissà perché, ho sempre immaginato che tutti facessero lo stesso.

Quando è cominciato il delirio pandemia mi sono chiusa in casa.
Il mio lavoro era precario, dunque, è stato interrotto.
Per fortuna, vivo in campagna e ho una mezza mela con un lavoro stabile, cosa che ci ha permesso di affrontare il periodo con una certa serenità. E' un privilegio. Quindi, mi sono dedicata all'orto, alle cose di casa, ad aiutare i miei figli con la didattica a distanza e ad altri interessi personali. Non nascondo che ho avuto, ed ho tutt'ora, difficoltà a vivere senza avere un sostentamento che derivi dal mio lavoro. Perché questa è sempre stata la base di ogni possibile "ricatto" ad ogni livello.

Insomma, non che mi piaccia.
Ho creduto nel senso di responsabilità, ecco.
Vivendo piuttosto isolata avrei potuto andare a spasso un po' dove volevo. Non l'ho fatto per non dare un cattivo esempio ai miei figli, che si sono dimostrati molto più responsabili di tanti adulti che conosco. A dire la verità, la gran parte di adolescenti si è dimostrata più responsabile di tanti adulti che conosco.

Io odio la mascherina.
La odio perché mi si appannano gli occhiali, perché non mi fa vedere il sorriso delle persone che mi circondano, perché mi tiene a distanza dagli affetti, perché è il simbolo tangibile di quel distanziamento fisico che a me pesa tanto. Mi soffoca. A livello psicologico molto di più che a livello fisico.
Eppure la indosso quando vado a fare la spesa o quando sono in luoghi dove altri potrebbero sentirsi "minacciati" dal mio respirare senza di essa. 
Lo faccio per rispetto degli altri.
Non è l'unica cosa che faccio per rispetto degli altri.
E non mi chiedo se gli altri sono giovani, vecchi, donne, uomini, cristiani, musulmani, italiani, stranieri, ricchi o poveri.

Ci ho creduto, per un paio di settimane, che avremmo imparato a rispettare gli altri in quanto esseri umani. Perché bisogna fare chilometri nelle scarpe di altri prima di poter dare un giudizio su come questi camminino.
E mi sono sbagliata.

Ma voglio trovare, in tutto questo, un lato positivo.
Verba volant, scripta manent.
E io, quello che è stato detto e soprattutto scritto, non lo dimentico.
Domani, quando tutto questo sarà solo un ricordo e torneremo a vedere le nostre facce, sarà una mia scelta acquistare quello di cui ho bisogno da chi ha dimostrato umanità e solidarietà. Sarà una mia scelta il ristorante in cui sedermi o il professionista a cui rivolgermi, esattamente come è sempre stata una mia scelta votare la persona che mi rappresenta, sedermi al tavolo con persone cui voglio bene e progettare il futuro con persone che mi somigliano.

Non siamo così unici e indispensabili da permetterci di sputare odio su chiunque e passare inosservati.
Ricordiamocelo, ogni tanto.



venerdì 3 aprile 2020

Elide e Giuseppe

Giorno 165746 dall'inizio della pandemia.

Caso 1
Elide, Giuseppe e i loro tre figli sono chiusi in casa, in città, in un appartamento di 65 metri quadrati. Camera, bagno, cucina e atrio. I figli hanno sei e otto e quattordici anni. Elide faceva le pulizie. Ora non può più. Giuseppe lo chiamavano quando avevano bisogno, pagandogli un voucher su sei, in un locale non lontano da casa.
Elide è brava in cucina ma non è capace di moltiplicare pani e pesci.
Giuseppe si darebbe pure da fare ma non sa da che parte cominciare. Non è neanche capace di intrattenere i suoi figli per dare a Elide il tempo di una doccia.
Le associazioni di volontariato passano loro una busta della spesa a settimana. Il pasto di due giorni, in cinque persone.
Domani è già il primo del mese. Ancora affitto e bollette.

Caso 2
Elide e Giuseppe sono una coppia da qualche anno. Lui la scassa di botte ogni volta che qualcosa rompe il suo malato equilibrio psicologico. Poi, accende Netflix e piange come un bambino guardando "12 anni schiavo".
Elide prende le botte e piange. Sperando che un giorno Giuseppe esageri e finalmente possa essere ricoverata in ospedale. O, magari, muoia.

Caso 3 
Elide ha seppellito Giuseppe l'anno scorso. Ha passato i 70 da un pezzo. L'artrite non l'aiuta. Prima c'era Anna che passava a renderle sopportabile l'esistenza. Ora fatica anche solo ad aprire il frigo. Mangia yogurt e insalata scondita e formaggio. E tutto ciò che non deve cuocere. Ordina la spesa grazie ai volontari. Ma gliela portano ogni quindici giorni.

Caso 4
Elide e Giuseppe sono in quarantena. La mamma di Elide è ricoverata in ospedale. Non la possono sentire. Non la possono vedere. Una voce telefona ogni due giorni per dare loro le condizioni della degente. Elide faceva l'assistente sociale con un contratto a termine che non le hanno rinnovato. Per fortuna, Giuseppe che è impiegato lavora da casa. La rete internet regge quello che può ma, per lo meno, nessuno su lamenta troppo.

Caso 5
Giuseppe ha seppellito Elide che ormai sono dieci anni. Tutto quello che gli restava era la montagna che tanto avevano amato. Gli hanno detto che è da criminali camminare da solo nei boschi. Non ci va, in montagna. Non vuole essere un criminale. Guarda le foto di Elide e della montagna e piange.

Caso 6
Elide e Giuseppe hanno due figli adolescenti. Lavorano tutti e due. Lei in una casa di riposo e lui in fabbrica, a costruire i caccia F35. Elide arriva a casa stremata e si fa docce da 40 minuti, piangendo e sperando di lavar via il dolore e l'odore di malattia. Giuseppe ha una rabbia dentro che lo mangia. Per fortuna hanno due figli che studiano e che, di tanto in tanto, sembrano avere una prospettiva.

Caso 7
Elide vive da sola in campagna. Sta bene. Ha l'orto e il giardino. E' in cassa integrazione. Si sente fortunata perché ha spazio e risorse, anche se non da buttarne via, ed è sana. Ma si sente sola. Infinitamente sola. Ascolta sei telegiornali ogni giorno che Dio manda in terra. Non vede la fine.

Caso 8
Elide e Giuseppe hanno un figlio disabile. L'aiuto esterno è stato praticamente sospeso. Loro non sono in grado. Ci provano ma non sanno come gestirlo. Gli hanno detto che possono portarlo fuori un'ora al giorno, un solo genitore alla volta. Quando escono i vicini li insultano, li chiamano criminali e telefonano ai carabinieri. Tre controlli. "Ok signora tutto a posto". Ma non è tutto a posto.

Immagine dal web. Grazie, autore sconosciuto.

giovedì 26 marzo 2020

Silenzio

Evoluzione della psicologia dell'isolamento di casa mia ai tempi del Coronavirus.

Giorno 1. Lunedì 9 marzo 2019.
Figli: Yeahhhhhhh. Niente scuola!
Io: Oggi, in ogni caso, non lavoravo, ne approfitto per fare cose.
Mezza mela: Io lavoro.

Giorno 2
Figli: Yeahhhhhhh. Niente scuola!
Io. Bello. Ne approfitto per fare cose.
Mezza mela: Io lavoro.

Giorno 3
Figli: Yeahhhhhhh. Niente scuola!
Io: Mmmm... farò quelle cose che ho sempre rimandato
Mezza mela: Io lavoro.

Giorno 4
Figli: Yeahhhhhhh. Niente scuola!
Io: Oggi non ho molta voglia di fare ancora qualcosa che ho rimandato. Credo lo farò domani. 
Mezza mela: Io lavoro.

Giorno 5
Figli: Yeahhhhhhh. Niente scuola!
Io: Bello avere il tempo di leggere e cucinare. Faccio la pasta. E gli gnocchi.
Mezza mela: Io lavoro.

Giorno 6
Figli: E' sabato. Cosa facciamo?
Io: Passeggiatina? (non era ancora vietato, nda)
Mezza mela: Ok, passeggiata ma poi devo far cose che non ho mai tempo.

Giorno 7
Figli: Cosa si mangia? Cosa faccio? Posso uscire? Escono i vecchi e io non posso.
Io: Cucinerò qualcosa
Mezza mela: E' già domenica? Non ho fatto ancora niente!

Giorno 8
Figli: Yeahhhhhhh. Niente scuola!
Io: Madonnina santa devo almeno andare a fare la spesa. Ce l'ho il modulo? La mascherina? I guanti? La voglia? Non so cosa cucinare.
Mezza mela: Io lavoro.

Giorno 9
Figli: Ma quanto durerà questa cosa?
Io: Meno male che c'è l'orto, vado a seminare che è luna calante.
Mezza mela: Io lavoro.

Giorno 10
Figli: Ma perché non chiudono in casa solo i vecchi? Io sto bene. Posso andare a giocare al campetto? Posso far venire la mia amica?
Io: Posso seminare tutto il resto ma non ho la serra. Mezza mela facciamo una serra?
Mezza mela: Nel fine settimana. Oggi lavoro.

Giorno 11
Figli: Oggi ho videolezione. Ma non ci spiegano quasi nulla. Ci danno video da guardare. Poi c'è la verifica. La connessione fa schifo.
Io: Oddio santissimo non sapete neanche come fare a usare le applicazioni, salvare un testo e modificarlo e poi rimandarlo, la tabella ASCII! Ma cosa vi insegnano a scuola? 
Mezza mela: Io lavoro.

Giorno 12
Figli: Ore 10/ Ho già fatto i compiti Ore 10,10/ Non possiamo fare videolezione perché il prof non si connette Ore 10,15/ Posso giocare alla Play? Ore 10,20/ Cosa mangiamo a pranzo? Ore 10,25/ Mammaaaaaaaa come si calcola il volume di un prisma? Ore 10,30/ Mammaaaaa mi hanno fatto svegliare presto ma poi non hanno fatto lezione. Ore 10,35/ Vado a fare un po' di ginnastica Ore 10,40/ Mammaaaaaa hai un tappetino? Ore 10,45/ Mammaaaa il cane dorme Ore 10,46/ Mammaaaaaa posso fare una lavatrice? Ore 10,47/ Mammaaaaa ma la settimana prossima andiamo a scuola? Ore 10,51/ Mammaaaaa la connessione fa schifo e il gioco mi lagga, Ore 11/Mammaaaaaa non ho fame Ore 11,01/ Mammaaaaa il cane dorme Ore 11,04/ Mammmaaaaaaa quando si mangia? Ore 11,23/ Mammaaaa non so cosa fare Ore 11,24-23 AD LIBITUM (citazione dal mondo della musica)
Io: Sono ai domiciliari. Ho fatto qualcosa nella mia vita precedente e ora la sconto. Fatemi uscire da quest'incubo. Adesso cucino qualcosa.
Mezza mela: Io lavoro 

Giorno 13
Figli: Su Netflx c'è una nuova serie. No, non abbiamo lezione. I prof non riescono a connettersi. Ma la settimana prossima andiamo a scuola,vero? Posso giocare alla Play? Non posso ancora andare a fare due tiri al campetto? Non posso giocare in cortile. Ho prestato il pallone e non me l'hanno ancora riportato. Possiamo fare una torta? Su Instagram tutti ci dicono di stare a casa ma non dovrebbero stare a casa solo i vecchi? Io sto bene. AD LIBITUM
Io: Sono andata a fare la spesa e non voglio farlo mai più. L'orto. Sarà cresciuta dell'erbaccia? Facciamo la serra?
Mezza mela: Ok. La serra. Fatta. Adesso faccio cose che non riesco a fare in settimana.

Giorno 14
Figli: Duemilaseicentoventirichiestealsecondo. Voglio andare a scuolaaaaaa! La connessione fa schifoooooooo! No, dai adesso è il mio turno per Netflix!!! 
AD LIBITUM
Io: Ho piantato i piantini. Pulito il pulibile. Ho fatto la pasta, gli gnocchi, le torte salate, il risotto. Ho imparato a fare il lievito in casa che fuori non se ne trova (giusto perché ho ucciso mesi fa la mia pasta madre). Ho letto, scritto, seguito lezioni di orticultura, scienze della deforestazione, disinfestazione, pianoforte (e neanche lo possiedo), astrofisica e lingue cirilliche,
Mezza mela: mi lasciate stare che domani lavoro?

Giorno 15
Figli: Videolezioneeeeee yeahhhhh! La connessione fa schifo. Posso giocare alla Play? Devo fare ginnastica ce l'hai un tappetino? Devo fare una ricerca ma non funziona internet. AD LIBITUM
Io: .... 
Mezza mela: Io lavoro

Giorno 16
Figli: Ma non andiamo mai più a scuola????? La connessione fa schifo. Ho fatto i pancake. Hai bisogno di fare qualcosa? Il cane dorme. Il prof ha fatto due minuti di lezione e poi ci manda dei video. Ho la verifica di francese alle 13,30. Poi ho videolezione giovedì prossimo. Posso andare a correre? Vai a fare la spesa? Posso venire con te? 
AD LIBITUM
Io: Oh boia non ne usciamo più. Quando finisce questa buriana organizzo sei tavolate a settimana con tutti gli amici. Non voglio mai più essere isolata. 
Mezza mela: Io lavoro

Giorno 17
Figli: Non ce la faccio più voglio andare a scuola, vedere gli amici, andare al fast food, a mangiare una pizza. Non ho fameeeee! Mammaaaaaa quando finisce? Mammaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
Io: ....
Mezza mela: Io lavoro

Giorno 18
Figli: La televisione è miaaaaaaaa! Tu l'hai usata due oreeeeee!! Non è vero! Prima mamma voleva sentire il telegiornale! Vabbè ma poi me la lasci che alle 16 c'ho gli amici che giocano con me!!! Mammaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
Io: ....
Mezza mela: Io lavoro.... mamma non è stata bene. Ci faranno sapere.

Tutto sospeso.
Non possiamo esserci. 
Non possiamo aiutare.
Non possiamo.
Silenzio.

lunedì 23 marzo 2020

Diario collettivo ai tempi del Covid19 - Capitolo 2 - 23 marzo 2020

Stamattina sono andata a fare la spesa.
Sono uscita solo tre volte in due settimane e solo per comperare l'indispensabile.
Due e mezza. Se conto anche sabato mattina quando sono uscita per fare la spesa e, vista la coda chilometrica di fronte al supermercato, ho deciso che il tutto poteva aspettare oggi.
Mi sono messa in fila e ho atteso il mio turno.
Non ci è voluto molto, perché c'erano poche persone davanti a me.
La mascherina e gli occhiali da vista non sono un binomio semplice da gestire. Ogni volta che respiro si appannano. Senza, non distinguo il cavolfiore dalla pasta per la pizza.
Stamattina ho scoperto che, in caso di quarantena, gli italiani della mia zona fanno scorta (oltre ai guanti monouso, che ci sta) di lievito, pancetta affumicata e dolce in cubetti, tisane, biscottate (di marca) e sottilette.
E via di toast e carbonara.
I guanti di lattice mi si sono incastrati nella cerniera del portafoglio.
E mi sono sentita in colpa perché ci stavo mettendo del tempo a fare la spesa mentre fuori altri erano in attesa.
In questo giorno di ordinaria follia ho ricominciato a respirare quando sono salita in auto per tornare a casa.
Non è il momento per sollevare tutte le incongruenze che è facile rilevare, anche solo pensando, riguardo le misure governative messe in atto per contenere il virus.
Non sono tra quelli che pensano di essere in grado di fare di meglio.
Oggi il cielo è grigio. La temperatura ostile.
Non posso neanche andare all'orto.
Ho fatto la pasta fresca.
Sono passati 15 giorni. Ai miei ragazzi sembra un mese. E li capisco. A me, a volte, sembra un anno.

Comunque, sto continuando a raccogliere le vostre testimonianze per questo diario collettivo ai tempi del Covid. Se volete potete mandarmele via messenger o commentare questo post. L'evoluzione del nostro stato d'animo potremo leggero anche sulla base di ciò che avremo scritto a caldo.

****


Non so se ti ricorderai di questo periodo.
Ne parlavamo a cena ieri sera, io e Diego.
Quando tua figlia ti chiederà della pandemia del '20, non sono sicura che tu possa raccontagli come siano andate le cose, non so quando i ricordi comincino a lasciare traccia nella nostra memoria.
Io so che le racconterò che tutti i giorni ho rivolto il mio ringraziamento a qualcuno, o qualcosa, per aver risparmiato me e le persone a me care anche oggi.
Ringrazio di essere a casa e di poter affrontare questa quarantena insieme ad Anita, cosa che purtroppo molte mamme non possono permettersi.
Ringrazio di abitare in montagna, in mezzo ai boschi.
Ringrazio le crisi di nervi, e la quiete subito dopo sapendo di essere tutti sulla stessa barca. Tra l'altro in mezzo al bosco.
Ringrazio di avere questo bel musetto attaccato al mio, che mi ripete allo sfinimento di avere fame come se fosse una cantilena da film horror.

Insomma, questa quarantena ci sta insegnando un sacco di bestemmie nuove, ma anche ad apprezzare le piccole cose che prima davamo troppo per scontato.
Devo prendere appunti, e imparare bene la lezione.
Martina, San Giorio di Susa (TO)


Sto vivendo questo periodo con una preoccupazione che fino ad ora mi era sconosciuta. Rispetto le regole, non esco di casa, mi lavo le mani spesso e tossisco nel gomito. Ma c’è una cosa che non riesco a dominare: il senso di impotenza. Quel senso di frustrazione di non poter fare nulla contro questo mostro che ci sta portando via le persone che amiamo. Cerco di rimanere lucida e di essere forte. Ma quando tutta la famiglia piange, credimi, vado in crisi. Abbiamo una persona cara ricoverata e da ieri sera è sedata e intubata perché non è in grado di respirare come dovrebbe. Siamo tutti preoccupati. È un elemento importante della nostra famiglia e l’idea di perderla rende questa quarantena un inferno.
Cerco la positività ovunque... nei colori, nel cielo azzurro e limpido, nel cinguettio quasi assordante, nelle violette che crescono nel cemento e nelle canzoni che passano per radio. Ma poi, arrivata quell’ondata di preoccupazione e di impotenza silente che ti porta verso il basso, dove i colori sono meno vivaci, il sole è meno caldo e le canzoni sembrano solo un sottofondo fastidioso. Vivo la quarantena con la paura di una telefonata che non vorrei mai ricevere. Io che non sono una da abbracci, in questo momento ne vorrei uno. Uno solo.
Ale, Torino

Fila al supermercato

giovedì 19 marzo 2020

Diario collettivo ai tempi del Covid19 - Capitolo 1 - 18 marzo 2020

Capitolo 1 - 18 marzo 2020
Siamo il fiore che nasce nel cemento

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Oggi ho pensato che sarebbe stato bello avere un diario collettivo in cui ciascuno di noi potesse scrivere come vive queste settimane di isolamento.
Ho lanciato la proposta su Facebook e mi avete risposto in tanti.
Raccolgo qui, dunque, questa prima parte dei vostri contributi.
Sarebbe bellissimo, se fossero tanti, quando tutto questo finirà poterli stampare su cartaceo. Non che non mi fidi della tecnologia, ma credo sia molto potente poter toccare i ricordi.
Comincio con la mia testimonianza, seppur breve.
E ringrazio chiunque vorrà darmi la sua per poter fare ancora molti capitoli di questo diario collettivo.

***

Sto a casa. Come mi hanno chiesto di fare. Sono fortunata. Me lo ripeto spesso in periodi di crisi. Non per farmi forza ma perché è vero. Sono a casa con i miei figli, i miei affetti; ho casa, cibo e tutto l'indispensabile. Mi mancano gli amici, sopra ogni cosa. Mi manca la loro presenza reale. Mi manca la montagna. Mi manca la socialità che per me è sempre stata cardine fondamentale della mia vita. Cerco da casa di dare il mio piccolo contributo laddove possibile. E' una goccia nel mare. Adesso che avrei il tempo che ho sempre sognato per passare le ore a scrivere, non riesco a trovare lo stimolo giusto. Spero che quando tutto questo finirà di noi possa restare solo la nostra parte migliore.
Paola, Bussoleno (TO)

Questa lentezza mi calza a pennello (insieme al mio essere eremita di natura) se devo essere sincera "ne avevo bisogno". Tempo per me, per la casa, per tutte quelle cose che avevo rimandato... Il giardino, I colori e le bestiole. Nel male mi sento positiva e propositiva per riprendere poi modificando tutto ciò che mi stava portando a spegnere la mia naturale creatività.
Paola, Sant'ambrogio di Torino (TO)

Stranamente vivo in modo sereno, attenta alle disposizioni ma tranquilla. 
Gabriella, Settimo Torinese (TO)

Mi sembra di vivere in tempo sospeso
Quella che è a casa non sono io. Io la guardo da fuori
Grazia, Bussoleno (TO)


Ci si alza al mattino con Irene che viene nel mio letto dicendomi buongiorno mamma, ci alziamo? Colazione, si da una sistemata alla casa, pranzo e nel pomeriggio si gioca o si fanno lavoretti manuali. Sto dedicandole il tempo che in altre occasioni non riesco a dedicarle.
Marzia, Grugliasco (TO)


Sono a casa da 5 giorni e devo dire che sto bene, sono riuscito a sistemare alcune cose lasciate da fare da anni e sono felice di aver avuto un momento senza impegni o lavori per poterli fare. D'altro canto però, questa idea di non avere la libertà di uscire di casa, anche se per il mio bene e quello degli altri, mi abbatte molto. Le montagne, i sentieri e le camminate fanno parte del mio essere. 
Davide detto Pelaz, San Giorio di Susa (TO)

Io sto fisicamente bene, psicologicamente un po' meno. Non ho problemi a dire che ho una notevole paura. Nel mio piccolo dal 23 di febbraio sono uscita 3 volte, tutte per necessità. Da domenica scorsa nessuna. Come ben sai non faccio fatica a rimanere a casa (animale notturno sono). Da giorni non seguo più le notizie dei tg e leggo poco anche i quotidiani. I toni utilizzati mi fanno salire l'ansia e mi sembra di non riuscire a respirare. Le lezioni online sono stranianti (per farle funzionare molti spengono videocamera e microfono quindi mi sembra di autospiegarmi il programma di storia).
Ma come dice mio zio in quei di Lodi "adda passà a nuttat"
Francesca, Bruzolo (TO)


La vivo in una casa condivisa con parenti serpenti perchè mi ha sorpreso in pieno trasloco. Sono ovviamente un pò innervosito dal fatto di dover stare in un luogo dove non vorrei essere, vorrei essere ottimista per il futuro, vorrei sperare che questa diventi una lezione per il futuro, penso soprattutto alla gestione politica dei servizi essenziali e ai rapporti di politica internazionale. Vorrei essere ottimista, ma la mia intelligenza mi dice che non assisteremo al cambiamento che vorrei vedere. Le giornate passano lente.....tutto il giorno al pc, tutto il giorno a leggere notizie e a cercare di capire cosa sta succedendo e cosa potrà succedere tra un mese....nel frattempo non si guadagna mezzo euro e tra pochi giorni non avrò più i soldi per pagare bollette e affitto.....ma c'è sicuramente chi sta peggio.
Stefano, Lucca

Io sto bene, molto bene, sto apprezzando le piccole cose, cucinare, quanto sia bello ridere e divertirsi noi 4 con una battuta stupida o ballando a tempo, una musica adolescenziale e renderci conto che divertirci con i nostri figli... sia impagabile!!! Stare bene anche solo per una corsetta in cortile, mangiare i muffin di mia figlia e giocare con la console con il mio nanetto e renderti conto che sei una vera schiappa a confronto... sai che ti dico... forse ne avevamo biaogno!!!
Francesca, Avigliana (TO)

Visto che abito in Svizzera a 1km dal confine ti do un punto di vista magari differente. Parto dalla fine e vado a ritroso. A tutt'oggi in Canton Ticino ci sono ancora cantieri aperti con frontalieri che arrivano dalle zone limitrofe. Quando l'Italia è andata in lock down qui si festeggiava il carnevale in tutto il Cantone. Attualmente si calcola che i posti letto in terapia intensiva ci saranno fino a lunedì..... Poi ... Non ci hanno detto nulla. La gente qui è ancora in giro. Questo per farvi capire che quando i giornalisti, politici italiani criticano gli atteggiamenti o i comportamenti dei cittadini che non hanno senso sociale be... Il governo e gli italiani. Seppur con tutti i limiti possibili si sono adoperati per salvare il paese. Tanto per capirci la confederazione non ha predisposto ad adesso nessun aiuto sociale se non per aziende e dipendenti.... detto questo a me pesa poco stare a casa perché sono un gamer e esco giusto per fare la spesa e ci vado a piedi per fare una passeggiata. Ragazzi rimanete a casa. Sono sicuro ne uscirete e credo che questo stop ci possa permettere di costruire, un nuovo futuro con nuove regole e terremo più in considerazione le vere necessità e non il campione di calcio.
Andrea, Svizzera

Nonostante la situazione non sia allegra, non ho perso il mio ottimismo. Ho più tempo da dedicare alle cose che amo fare::leggere, scrivere, cucinare. Ho la scusa per tenere a distanza chi non ho piacere che mi si avvicini. Sono preoccupata per l incolumità delle persone cui voglio bene e per le ripercussioni sull'economia. Patisco l'ignoranza di molti, la superficialità dei saccenti e il virus dilagante tra i leoni da tastiera che aumentano ogni giorno a dismisura. Ma so che in mezzo a questa gente ci sono anche persone responsabili, che cercano di indirizzarci verso l'uscita dal tunnel. E ringrazio di cuore i medici, gli infermieri, i volontari e tutti quelli che antepongono il bene collettivo a tutto il resto. Ricordiamoci sempre di loro
Norma, Condove

Noi stiamo bene, abbiamo un grande giardino e visto che fa bello ne approfittiamo e stiamo sempre fuori. Ci sono anche i miei nipotini e mia figlia con il suo compagno, visto che la casa è a 2 piani. Al momento non sentiamo la necessità di uscire a tutti i costi, ogni tanto vado a fare la spesa, ma giusto il tempo delle compere! La televisione ed il PC li guardiamo molto poco, più che altro cerchiamo le notizie su Facebook (cercando di dividere quelle vere dai fake!) 
Gabriella, Meana di Susa (TO)

Pace assoluta
Cristiana, Torino

Momenti di ansia altalenante. ..scrivo leggo faccio la massaia isterica. ..non mi resta che andare a pulire i cassonetti in strada o andare a fare il bagno ai cavalli del Mannus che pascolano sotto casa. ...quando avrò finito di scrivere dei nuovi deserti e delle metamorfosi dell uomo te ne giro un pezzetto.
Giorgio, Villardora (TO)

A fare videolezione o a inseguire la mia orrida progenie per cercare di far fare loro videolezione. Nel tempo libero cucina o preparativi per l'orto. 
Luisella, Sangano (TO)

Io devo dire che in questo periodo, sopratutto in questi ultimi giorni, sento davvero il "peso" di ciò che ci sta accadendo intorno. Fino a qualche giorno fa sentivo parlare in TV di gente estranea contagiata, di cifre sempre più importanti... ma erano notizie come quelle che sentiamo spesso in TV. Oggi purtroppo quella gente sta diventando quella che conosco e sinceramente sapere di ragazzi anche più giovani di me che sono in situazioni di grave pericolo, magari intubati, mi mette una grossa agitazione.
Ho paura più per me di essere un veicolo per mia madre e mia figlia che non sono già di loro in ottima salute.
Innanzi tutto io non mi sono mai fermata, lavoro 8 ore al giorno dalle 5.50 del mattino come sempre. Faccio parte di quella categoria di persone che lavorano nei Supermercati. Sono tra l'altro una responsabile dei prodotti cosiddetti "deperibili" nonché "freschi" per cui oltre ad avere l'obbligo come tutti gli addetti di andare a lavorare, ho anche la responsabilità di gestione di tutti quei prodotti che hanno scadenza breve. In poche parole devo fare ancora più attenzione oggi a ciò che ordino... il lavoro in questi giorni è imprevedibile. .. la gente compra parecchio e per di più molte referenze mancano da magazzino (tipo il lievito di birra... tutti lo cercano e manca da giorni.... passo 8 ore a dire " mi spiace è finito).
In questo periodo a Susa c'è tanta gente che fa spesa... sono ogni giorno a contatto con mezzo mondo... impossibile non pensare al rischio che corro e che faccio correre a chi mi sta vicina.
Ecco perché mi incavolo quando leggo di gente che si sente reclusa e non sa come fare a far passare il tempo.
Io purtroppo non ho questa fortuna e come me tutti i miei colleghi. ..di tante realtà diverse. Proprio oggi riflettevo di quanto sia importante quello che faccio ogni giorno... incredibile.. veniamo ignorati da molti, considerati dei semplici commessi con tutti i doveri del caso, ma ora ci sentiamo davvero importanti. Il mondo si sta accorgendo che svolgiamo un lavoro non solo di "servizio" ma fondamentale per tutti. Tutti dobbiamo mangiare.
Orgogliosa sempre più di quello che faccio in questi giorni sto vivendo momenti tristi per ciò che mi accade intorno ma nel cuore sento di essere in prima linea per il bene di tutti.
Un abbraccio a tutti dalla Coop di Susa
E se vi capita di fare spesa vi ricordo:
Uno per famiglia... rispettate le distanze .. noi cercheremo di aiutarvi per quel che possiamo!!
Forza!! Ce la faremo 

Mariella, Bussoleno (TO)

Oggi ho fatto un esercizio, pensare alle cose belle che ho fatto e alle persone fantastiche che ho incontrato e ai luoghi stupendi dove sono stata! Tanta roba!
Ketty, Asti

Come amministratore non ho molto relax perché devo star dietro a tante questioni che vanno affrontate proprio per evitare che i nostri cittadini si inguaino più del dovuto. Nonostante ciò, almeno per oggi, ho trovato il tempo di scrivere alcune considerazioni che provo a condividere anche qui dato che credo che i momenti di crisi possano avere sia dei lati negativi che lati positivi...se cogliamo l'occasione di fermarci a riflettere su quelli positivi, forse riusciremo a uscirne meglio di come siamo entrati in questa buriana!
Fiorenza, Avigliana (TO)

Salute buona. Morale altalenante, passo dall'iperattività al fissare il vuoto in pochi secondi. Primi segni di squilibrio mentale. Pulito il possibile e l'impossibile (la gatta è tra le cose impossibili, pulita - tentato di pulire - pure lei). La noia non tiene compagnia.
Cristina. Saint Vincent (AO)


Passo il tempo a ringraziare: abbiamo tutto quello che ci occorre, ci vogliamo bene qui in casa, posso vedere tutti i giorni parenti e amici grazie alla tecnologia e so che per quanto lunga è comunque questa una situazione temporanea. 
Simona, Avigliana (TO)

Io lo sto vivendo ora per ora, sistemo i cassetti che da brava accumulatrice compulsiva traboccano di orpelli inutili, soffermandomi sul ricordo di ogni singolo oggetto, cerco (senza molto successo peraltro) di evitare di pensare a quest'onda simile in tutto e per tutto allo tsunami che qualche anno fa ha cancellato centinaia di migliaia di vite... sperando che passi,come sono passati i miei attacchi di depressione negli anni...senza compiere troppi disastri... sicuramente sarà l'ennesima cicatrice che ognuno di noi porterà dentro di sé...
Michela, Romano d'Ezzelino (VI)


Io mi ritengo fortunata. Abito in una piccola casetta indipendente, pertanto tra animaletti, giardino e legna la giornata passa senza noia. Tra un lavoro e l'altro cerco di tenere aggiornate le mie pagine facebook e leggere le ultime notizie. Poi naturalmente ci sono i momenti dell'angoscia, portata dalla paura, pensando ai miei cari e amici, ma anche a tutte quelle persone che non hanno la fortuna di avere un pezzo di giardino, ma solo un balcone in un palazzo. In questo caso penso a quanto può essere utile per loro le varie iniziative che fanno dal balcone, a volte molto criticate da chi non sa cosa vuol dire vivere confinato tra quatto mura... e automaticamente il mio pensiero va a chi è agli arresti domiciliari che in questo momento si sentiranno "normali". 
Ausilia, Chianocco (TO)

Io vado quasi ad attimi......alterno momenti di positività e altri di pieno pessimismo e sconforto in cui non vedo una fine felice.....(sono asmatica ed ho paurissima) per fortuna ho una casa grande con giardino e tanti animaletti, quindi non mi posso lamentare,e da fare ne ho sempre....ma sono preoccupata e da solitaria quale sono, in questo momento vorrei invece, che qui assieme alla mia famiglia ci fossero anche mia madre (che non puó stare con noi perché mio marito lavora) mio fratello e i miei nipoti che invece vivono a Parigi e in Borgogna....fossimo tutti assieme chiusi in casa sarei davvero piú serena.
Mary, Condove (TO)


In questi giorni sospesi mi ritengo fortunata perché vivo in un posto dove non sono rinchiusa in 4 mura ma posso uscire in giardino. Non so cosa farei se abitassi in città. Guardo la natura i fiori i boschi e penso che il nostro mondo può andare avanti anche senza di noi. Aspetto e mentre mi lavo le mani e penso che tra un po' le avrò distrutte. L'unica cosa che riesce a distogliermi dalla situazione che stiamo vivendo è la lettura e purtroppo cucino tanto e poi mangio...mi toccherà camminare tantissimo poi. In bocca al lupo a tutte e tutti. Marina, Chianocco (TO)

Seppur caratterialmente molto socievole, trovo sia una magnifica occasione per tornare ad occuparci esclusivamente di noi stessi, i nostri figli, i nostri compagni di vita e avventure. Bello non avere orari, impegni, incombenze di nessun genere e godere di ogni attimo per fare solo quello che ci piace. In questo momento della mia vita, nel quale non sto lavorando, ma ho un marito che può farlo da casa, ho un papà ammalato di Alzheimer, ma che vive accanto a noi, così possiamo occuparcene come prima, le mie figlie riescono comunque a seguire lezioni (pure di danza!) ed amicizie, penso e ripenso che sono fortunata e pure felice..... mi spiace non sia così per tutti. 
Barbara, Buttigliera (TO)

Vivere a Mattie in questo momento è veramente una gran fortuna..il tempo è clemente si possano fare i lavori negli orti..in più non avrei modo di annoiarmi con i miei 2 cagnoni... lunghe e solitarie passeggiate nei boschi
Cristina, Mattie (TO)

Con una moglie infortunata 4 gatti e due cani non ho il tempo di annoiarmi anzi
Claudio, Vaie (TO)

Io che di solito amo la solitudine ed adoro cantare, io che non ho paura del silenzio in casa e che riempio l'attesa scrivendo, progettando, ascoltando musica, non sono mai uscita sul balcone a fare uno solo dei tanti flashmob di questi giorni. Per la prima volta nella mia vita ho sfiorato a tratti la depressione. Mi mancano i miei alunni anche se sono connessa parecchie ore al giorno per preparare attività e per inviarle alle famiglie. Ciò che mi abbatte è il timore che alla fine di questa brutta storia tutto possa tornare come prima. Come dopo i terremoti, come dopo le alluvioni, coi soldi di tutti gettati al vento in grandi opere e nuovamente sottratti alla sanità e alla scuola. Ora ci regalano le briciole per frenare qualsivoglia protesta. Ora trasmettono i canti e gli applausi dai balconi e ci dipingono come un popolo che non si arrende. Ma ci siamo già passati troppe volte da situazioni simili. Certo, stavolta si rischia la pelle in tempo reale. Altre volte il rischio era dilazionato nel tempo. Mi spiace, sarò l'unica, ma proprio non riesco a definirmi serena. Penso costantemente a chi muore lontano dagli affetti, penso che d'ora in poi qualsiasi virus ci preoccuperà. Che d'ora in poi avremo sempre più fame d'aria, Che non è vero che abbiamo imparato ad apprezzare nuove prospettive: i veri valori li conoscevamo già, non ci permettevano di gridarli forte, ma facevano già parte di noi
Chiara, Condove (TO)

Io sono uno dei pochi che continua a lavorare e, credo di star facendo uno dei lavori più brutti che un manager deve fare, chiudere le aziende e lasciare le persone a casa, chiaro con gli ammortizzatori sociali che copriranno il periodo, sempre che non duri per più di 90 giorni lo stop alle nostre aziende, quindi ansia.
Ho deciso di vedere solo un tg al giorno per non lasciarmi prendere dal panico e dal turbinio mediatico informativo a cui siamo sottoposti.
Cerco di proiettarmi verso il domani e cercare di capire come cambierà il mondo, la società, perché una delle certezze è che la nostra società cambierà in tutto.

Beppe, Villardora (TO)

Io me la passo in casa a lavorare via internet e in cassa integrazione, un giorno si e uno no. Mi sto dedicando alla mia nuova bibbia di cui pubblico una foto (allega foto del libro intitolato "Il magico potere di sbattersene il caXXo", nda).
Mario, Bussoleno (TO)

Ci si alza tra compiti e faccende. ..la mattinata passa pomeriggio cortile e giardino tutti assieme....bello.
Samantha, Bussoleno (TO)

Non vorrei fare la lagna ma la sto vivendo davvero male perché sono stata operata e avevo alle spalle già 15 giorni di detenzione senza poter camminare. Adesso il mio piede ha deciso di farmi lo scherzetto dell'infezione e lo vivo ancora peggio. È dura non poter andare neanche in giardino. L'unica botta di vita è quando mi hanno tolto i punti. Chi la vive peggio sono i miei figli che hanno meno pazienza di me. Non sono pessimista ma credo che, quando sarà finita, noi non saremo diventati più saggi. Continueremo a fare gli stessi errori e fare quello che ci riesce meglio: rovinare il mondo che abbiamo, le relazioni, l'empatia ecc.
Paola, Vaie (TO)

Sono una delle poche che ancora si recano al lavoro, siamo fisicamente presenti in sede in 2, le altre smart working. Apparentemente nulla è cambiato, ma tutto è cambiato e nulla è più come prima. Clima surreale a Torino, strade per fortuna deserte, vuote di persone e rumori. Un paesaggio apocalittico insomma. Io e l'altra mia collega ci sosteniamo e facciamo forza a vicenda, ciascuna nella propria stanza. A casa stanno tutti bene, annoiati ma in salute, questo è quello che conta. Tanta voglia di tornare presto alla normalità... un abbraccio virtuale, a debita distanza
Sara, Susa (TO)

Lavoro in un SerD a Torino da psicologa. Solo da 10 giorni siamo tutti più ligi alle norme in città...è stato faticoso, prima del decreto dell'11/03, vedere che le persone minimizzavano e che non si rispettavano le misure di sicure E ringrazio ogni giorno per la fortuna di non vivere da sola (in teoria sì, in pratica il mio moroso è il mio dirimpettaio e siamo soli su tutto il piano, noi e il gatto) e di poter condividere tutto questo con lui, con i vicini che vedo dal balcone e con voi lontanizza. In ambulatorio è faticoso, si fanno soprattutto prestazioni medico infermieristiche, i colloqui al telefono, le raccomandazioni perché ognuno si tuteli, si accolgono i nervosismi... Mi sembra che lasciamo tutti da soli, chi ha un problema di dipendenza o vive di fortuna non può essere seguito come si deve ora...
I pazienti vengono seguiti anche on line, non tutti accettano, ma con chi accetta si fa un bel lavoro, è un contatto che rafforza e aiuta a non perdere il filo e il senso del lavoro.
Qui dove vivo ora, in piazza borgo Dora al Sermig (vivo nel condominio accanto e faccio servizio volontario qui quotidianamente) le accoglienze notturne sono aperte, ma ormai nessuno esce ed è impossibile accogliere gente nuova. Ma si accoglie chi ha bisogno di vestiario o di altro, non mancano le indicazioni e gli aiuti Ci rimettono le persone sole, e a me questo caos serale sui balconi non rinfranca per nulla, non si ha idea dell'angoscia di molti, si vive per la propria vita e la morte altrui...
Sembra che si attenda che tutto passi per riprendere a fare la vita di prima, ma non sarà possibile e nemmeno auspicabile.
Io sono un po' stanca e vorrei stare a casa, perché, anche se mi tutelo, ho paura di espormi al contagio, ma finché sto bene non lascio, c'è chi ha più bisogno di me di stare a.casa.
Ho la speranza vera che la crisi ci porti a vivere in un modo un po' diverso, ritrovando un senso di vita diverso da prima ... forse per noi adulti un po' sarà così, per i ragazzi so che la maggior parte di noi non nutre speranze. Ma forse potremo aiutarli o almeno non scoraggiarci, non diamo per scontato che non ne caveranno nulla di buono.... Vedremo gli effetti buoni con il tempo!

Elena, Torino

I giorni passano veloci. non riesco a fare l'ordinario... figuriamoci i buoni propositi di cose arretrate. stimolare i ragazzi, dare parvenza di ordinarietà fra compiti lavoro casa e giochi.. il vero problema è la notte. svegliarsi piangendo..non riuscire a tornare a dormire per le paure. scambiare con i fantasmi qualsiasi cosa per la salute dei cari. poi arriva l'alba e..torna il posto della concretezza e..del fare! 
Matilda, Rosta (TO)

Purtroppo devo😞 continuare a lavorare
Enrica, Bussoleno (TO)

A casa in Smart working, mi manca l relazione con i colleghi, il caffè e lo scambio di ricette. Ho dovuto annullare incontri perché credo molto nel confronto diretto e relazionale. Quindi vado sul virtuale, con qualche telefonata e videochiamate per guardarci in faccia. Anche l’altra metà, per il momento è in smart working (a turno con colleghi), e quindi la connessione casalinga ne risente. Situazione quasi normale, sono abbastanza orso, quindi l’isolamento non pesa, ma forse quando si tornerà alla normalità apprezzerò di più la compagnia allargata. Gli aperitivi virtuali con gli amici vicini e lontani, fatto; aggiornamenti reciproci con amici e parenti nel mondo per capire come va, fatto; i riti sul balcone a cantare o simili non me la sento sarà che ho pochi vicini con cui condividere. I figli... almeno per il piccolo questa situazione ha significato essere catapultato nella tecnologia tra tablet, email, modifiche di fogli on line... lui che non ama videogiochi, ed è ancora molto analogico. Quindi per noi ha significato assistenza all’utilizzo dei sistemi e controllare registro elettronico gruppo whatsapp delle mamme in crisi di nervi... la grande si arrangia. Per fortuna. Ma qui ci si scontra con alcune fragilità di alcuni compagni minimamente seguiti dai genitori che fanno fatica ad accedere internet email, configurazioni e modalità di invio. E chiedono aiuto e supporto ai compagni. Neanche una settimana prima i professori ne dicevano di ogni sui ragazzi così egoisti e individualisti. Bene credo che tutti impareranno qualcosa. In famiglia alla fine della giornata ci siamo messi a giocare alla xbox che da almeno tre anni prendeva polvere... e sono stata incoronata “Regina del bowling” con 268 punti. Il marito è incaxxx nero e parla di manipolazioni al sistema. Uomini! Rito collettivo è la visione del tg per capire che accade etc etc si commenta e si comprende di esser nel bel mezzo di un evento storico. Di quelli grandi di quelli che parleranno interi capitoli dei libri di storia del futuro. Mette un po’ i brividi.
Eleonora, San Giorio (TO)

Io lavoro, dimezzando le ore e cercando di evitare dove si può i passaggi a casa. Le persone, quelle sole e che tendenzialmente hanno più bisogno di assistenza, sono diventate le più esigenti ed egoiste. Non è un bel momento, non è facile, alcuni utenti continuano ad uscire nonostante l'età avanzata e magari con a casa un famigliare non troppo in salute. I bambini capiscono di più l'emergenza e la necessità di non uscire.
In struttura i ragazzi scappano e prendono qualsiasi treno passi. Loro non vedono proprio il pericolo, loro sono perlopiù africani e "noi non lo prendiamo perché il virus attacca al freddo, in Africa fa caldo". Ma loro vivono a Salbertrand ...... E così è tutto il giorno, tutti i giorni. Si cerca di vivere normalmente, ma io sono terrorizzata ogni volta che metto in moto la macchina per andare a lavorare.
Credo e spero di stare bene, perché in casa, comunque, ho Nahele..
Chiara, Bussoleno (TO)


Io sono in pensione da più di tre anni, e in questi anni ho riempito il mio tempo con attività sportiva, nuoto, e corso di inglese, serio, al CPIA, due ore tutte le settimane e i compiti, quest'anno anche un corso di taglio e cucito, mi sono fatta una blusa ed un paio di pantaloni. Adesso niente di tutto questo, non ho più fatto niente di inglese, sto cercando di cucirmi qualcosa, ma mi mancano i dettagli, tipo il tessuto di rinforzo. Mi manca tantissimo il nuoto, ho un'anca che duole. Abbiamo una casa con l'orto vicino per cui un po' di uscite possiamo farle, sono con il marito, e non ho più visto figli e nipotino, se non in videochiamate. C'è da dire che il bambino sembra non gradire più le video chiamate, è come se volesse farci pagare questa lontananza, a due anni non capisce perché la vita sia così stravolta!
In questi giorni fatichiamo a dare un orario alle nostre giornate, alzarci intorno alle 7,30, perché se mi alzo troppo tardi mi sembra di perdere tempo, andare a dormire non troppo tardi. Mettere le attività in ordine, un momento sto davanti al computer a giocare un altro mi sbatto a pulire tutto, ho deciso di fare le pulizie di primavera, però non sono ancora arrivata a svuotare gli armadi. Oggi sono uscita per mezz'ora in bicicletta, ho incontrato altre persone come me, che avevano bisogno di un po' di aria e attività. Nessuno era insieme ad altri, se non mariti con mogli. Una cosa che mi conforta è il fatto che oggigiorno ci si può connettere come sto facendo adesso con voi. Mio marito negli anni novanta ha lavorato spesso all'estero e ci si sentiva una volta al giorno, adesso sarebbe più facile, o forse no! Chissà!

Daniela, Torino

Oggi col moroso abbiamo messo le patate, adesso la natura farà il resto, se pioverà un po' si raccoglie se no..... Per il resto rimaniamo fiduciosi
Alessandra, Bussoleno (TO)

Un disastro totale, bloccato da parenti perché non ho fatto in tempo a cambiare residenza a vantaggio di un'altra casa fuori città dove faccio spesso il pendolare lavorativo, con altra casa da loisir ove tutto andrà ivi compreso il giardino in scatafascio non potendo più per le giuste ordinanze andare a fare manutenzione, col telelavoro provvisorio avente internet al collasso.
Gabriele, Torino

Abito in mezzo ai boschi e questa quarantena la sto vivendo.... "rivoluzionando" la casa. Sto pulendo e mettendo ordine in tutte quelle cose lasciate lì all'incirca da quando sono diventata mamma. Inizio dalla casa per "rimettere ordine nella mia vita" passo le giornata in casa, ma ho anche la fortuna di poter "uscire" proprio perché abito molto isolata dalla città e dalla collettività. Questa quarantena mi sta facendo capire che "il mondo va avanti anche senza di me", e che correre correre per aiutare sempre gli altri non è la soluzione. Chiamo quotidianamente i miei cari: mia zia, mio fratello e la mia nonnina di 95 anni che sono 2 settimane che non vedo. Le ho portato la spesa 2 settimane fa, ma in accordo con i miei zii limitiamo le persone che entrano a contatto con lei e poiché mio marito è veterinario e continua a girare abbiamo ritenuto opportuno che io non vada. In questi giorni ripenso alla "vita" di mia mamma di casalinga degli ultimi anni e... in parte mi ci rispecchio!! Al mattino ogni tango faccio yoga in diretta su fb con l'insegnante da cui vado in palestra durante l'anno. Sento le amiche... videochiamo qualcuno. Cerco di far scoprire la natura al mio bimbo, coloriamo con le tempere... e la sera dopo cena mio marito e i suoi figli (tra cui il nostro di 2 anni) suonano un po' la chitarra.. poi tv e nanna
Valentina, Avigliana (TO)

Anch'io scrivo un diario di queste strane giornate fatte di tante ore da trascorrere a casa, tra faccende, cucina, lettura, gioco, musica e soprattutto cercare di tranquillizzare i nonni e le zie che sono i più fragili. Ringrazio ogni giorno Iliad per il tutto illimitato
Paola, San Giorio (TO)

Sono affetta da una patologia polmonare denominata istiocitosi x ho 44anni mamma di due bestioline di 13 e 18 anni (la mia vita!!!)...lavoro in una RSA come animatrice...io sono una persona estremamente solare e positiva amo il mio lavoro e lo faccio con passione ma..(ovviamente c'è un ma in questo contesto temporale, di epidemia), HO PAURA UNA FOTTUTA PAURA di ammalarmi e di contagiare i miei nonnini della struttura paura data la mia condizione polmonare di finire intubata di non avere i miei cari vicino . Diciamo che da soggetto estremamente positivo e allegro mi ritrovo a essere esattamente l'opposto ....non lo accetto e sto male!!!!
Alessandra, Mompantero (TO) 

Io a casa sto bene,anche perché attorno a me ho tanto verde; esco nel prato,curo i fiori del mio giardino e , tra poco, mi dedicherò anche all'orto. In casa leggo, ricamo ,faccio parole crociate e , parte del mio tempo, lo dedico alla meditazione e alla riscoperta di me stessa. Ogni tanto seguo anche la TV per non allontanarmi completamente da ciò che succede nel resto del paese. 
Mirella, Chianocco (TO)

Contrariamente a quanto sento in giro, io non mi sento isolata, ansiosa. Sicuramente il fatto di vivere in un paesino immerso nel verde, rende tutto piu' normale, il fatto di avere un grande giardino, non ti fa sentire "chiusa", le giornate di sole ti invitano a fare del giardinaggio, la primavera e' alle porte e bisogna abbellire il giardino. Ho la fortuna di avere figlia, genero e nipote nella stessa unita' immobiliare. Ho il piacere di avere in casa una cagnolina, un gatto, un coniglio e due tartarughe... questi ti fanno passare delle ore deliziose. Da poco ho iniziato a praticare lo yoga, non potendo recarmi a lezione, la mia deliziosa insegnante mi manda dei video, dei file di meditazione che metto in pratica al mattino nel mio giardino. Mi sto occupando di una zia che per motivi di salute e' bloccata a letto e devo darle assistenza per pranzo e cena. Uso tutte le precauzioni del caso (mascherina, guanti, gel disinfettante, mi lavo spesso le mani) ma vivo ogni istante della giornata senza ansie o paure, sono fiduciosa che questo brutto momento passera'. Non succede mai niente per caso e siamo in un periodo di grande trasformazione ed e' arrivato il momento della consapevolezza. Dobbiamo prendere atto di questo. 
Loredana, San Didero (TO)

Le giornate scorrono lentamente fra pulizie anche di ciò che già è pulito, un film, un libro, qualche sciocchezza da pubblicare sui social per sdrammatizzare un po'. Non con altrettanta serenità riesco ad affrontare la notte: questo silenzio irreale aumenta in modo esponenziale ogni mia preoccupazione, ogni mio timore, ogni mia idea, regalandomi ore di insonnia e tachicardia.
Stefania, Susa (TO)

Io, il mio compagno, i miei 3 gatti nella splendida Reano. Ho il bosco a due passi da casa che mi permette di respirare ancora un po' di vita e di vedere le primule in fiore nel fine settimana.
Mi reco a lavoro ogni giorno, con mio fratello e mia madre.
.. Perché quando hai una piccola impresa familiare puoi solo scegliere di continuare a lavorare... O non mangiare.
Il mio ragazzo è un neo insegnante al liceo... E la sua prima esperienza si è trasformata in uno strano social game, fatto di lezioni online e studenti che scrivono e telefonano ad ogni ora del giorno e della sera. Nel frattempo, per non farsi mancare niente, prosegue anche il suo lavoro da ricercatore all'università tramite smart working...
La fortuna è che la vita che mi sono costruita è fatta di relazioni autentiche e non mi sento schiacciata dal peso delle poche vite che mi circondano, quelle poche che possono stare a meno di un metro da me.
I gatti poi non annoiano mai, soprattutto uno che ogni mese svela dei colpi di scena che neanche Breaking bad, tipo che il suo fegato si è spostato e si è messo al posto del polmone destro... Cose così.
Lo scoutismo prosegue, in modo strano, a distanza, ad intermittenza... Ma prosegue... Dai... Manco il fascismo è riuscito a fermarlo... Figuriamoci un virus.
In conclusione però mi sento comunque fortunata. Abbiamo la possibilità di stare nelle nostre case, di fare scorte di cibo, di riposare in uno splendido silenzio, di selezionare le cose davvero importanti.
Spero che si attenui un po' il panico da coronavirus, perché il panico non può portare niente di positivo. Anzi rovina le relazioni.

Alessandra, Reano