giovedì 18 settembre 2014

Un'estate piovosa e i libri

«Ehi, ma quest'estate non hai letto niente? Ho cercato le recensioni sul blog ma non ne ho trovate».
Fa piacere sapere che ci sono amiche e amici che mi seguono, devo dire la verità.
Caspita, sì che ho letto! Ma questa estate piovosa mi ha talmente tenuta occupata che non ho avuto il tempo di scrivere. Forse non l'ho nemmeno cercato. Perché se uno cerca bene, un po' di tempo lo trova sempre.

Voglio cominciare questa piccola raccolta di recensioni con un libro che venerdì pomeriggio presenteremo alla libreria "La città del sole" e sabato sera al Caffé Basaglia. "Le eredità di Vittoria Giunti" è un libro-testimonianza scritto da Gaetano Alessi, che parte dall'esperienza di vita di Vittoria Giunti, partigiana e primo sindaco donna e comunista nella Sicilia del dopoguerra, e arriva al giorno d'oggi e alla difficile battaglia condotta da un gruppo di ragazze e ragazzi siciliani contro la mafia.

Tante volte ho scritto di quanto credo sia importante attualizzare la memoria e fondamentale applicare i valori tramandati dalla Resistenza al mondo di oggi, che quei valori sembra volerli ridurre a comparsa nei discorsi retorici. Gaetano sarà in valle e ci racconterà di un giornale, AdEst, e della sua impari lotta contro i poteri forti.

Grazie a un caro amico ho anche letto ben tre libri di Pino Cacucci: "¡Viva la vida!", "Ribelli!" e  "In ogni caso nessun rimorso". Nulla di nuovo, in questo caso. Sono libri che Cacucci ha scritto da anni ma che a me mancavano. Leggeteli, se mancano anche a voi. Un po' di spunti li daranno senz'altro. "Ribelli!", in particolare, mette il lettore a confronto con la determinazione di chi sceglie di non chinare la schiena ma di lottare, quasi sempre a prezzo della propria morte, contro i soprusi, con la speranza di un mondo migliore, Ben scritto e interessante perché dipinge anche personaggi su cui non si legge spesso.

Ma adesso basta con i libri politico-storici e passiamo ai romanzi.

Un'estate non è tale se non porto con me almeno un romanzo di Andrea Vitali, così come non è inverno se non leggo nulla di Stefano Benni. Quest'anno di Vitali ne ho portati due con me: il nuovissimo "Quattro sberle benedette" e "Un bel sogno d'amore", che ancora non avevo letto (chissà come, sfuggito).

Provo una profonda invidia per Vitali che riesce sempre a costruire storie di paese divertenti e piacevoli, ambientandole in un mucchietto di chilometri quadrati, là sulla sponda bellanese del lago di Como. Ancora una volta, quest'ultimo romanzo è da leggere tutto d'un fiato anche se "Olive comprese" resta il mio preferito.

Mi sono poi dedicata a due libri che hanno titoli lunghi come quelli delle pellicole della Wertmuller. Entrambi, devo dire, divertenti. "Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve" di Jonas Jonasson è l'incredibile storia di un uomo le cui vicende di vita sono talmente inverosimili da riportare subito alla mente Forrest Gump. Solo che quest'uomo, a differenza di Forrest, è molto abile con gli esplosivi e questa sua capacità gli permetterà di incontrare, nel corso del suo secolo e oltre di vita, molte persone - anche storicamente famose o famigerate - che hanno bisogno di far saltare qualcosa. Perché, mai come in tempo di guerra, saper maneggiare gli esplosivi può tornare utile e nel mondo, una guerra, la si trova sempre.


"L'audace colpo dei quattro di rete Maria che sfuggirono alle miserabili monache" mi ha fatto scoprire Marco Marsullo, giovanissimo autore, alla sua seconda fatica letteraria. Il libro è ironico e scorrevole e folle quanto basta per non far mai perdere la voglia di continuare a leggerlo. La storia vede protagonisti (questo è il mio anno dedicato alla terza età, evidentemente) quattro simpatici vecchietti che approfittano di una gita a Roma organizzata dalla casa di riposo per mettere in atto un piano degno di Ocean's 11. Andate anche a leggere il sito di Marsullo (cliccando qui). Così, come assaggio.

Infine c'è Sebastiano Vassalli e il suo "Terre selvagge". A me piace molto Vassalli anche se il mio preferito in assoluto, tra i suoi romanzi, rimane "La chimera".
Terre selvagge è a metà tra la Storia e un romanzo, tra la realtà e la finzione, che Vassalli mantiene separate con grande abilità senza mai farne soffrire la continuità della trama. E' il racconto dell'estate in cui i Cimbri raggiunsero il Piemonte, dopo una lunga serie di vittorie sul campo, per andare alla conquista di Roma. Raggiunsero il Piemonte e furono sconfitti. E' uno di quei brandelli di Storia che, forse, occupano tre righe sui testi scolastici e sei su quelli di latino. Vassalli, invece, riesce a creare una piccola magia, facendoci immaginare il paesaggio, gli animali, i vestiti dei soldati e sentire profumi e odori di quell'estate del seicentocinquantaduesimo anno dalla fondazione di Roma (101 a.C.)



Un piccolo estratto dal libro di Vassalli, per chiudere: «A poco a poco, i boschi sacri sarebbero scomparsi; i druidi avrebbero smesso di parlare con gli alberi e avrebbero finito per abitare nelle città diventando medici stregoni, ciarlatani e procacciatori di voti per la politica. L'antica religione si sarebbe persa, e l'unico principio rimasto a regolare le cose della natura e i destini degli uomini sarebbe stato quello del guadagno. L'unico Dio sarebbero stato i soldi: come oggi».