lunedì 21 gennaio 2019

#345 C'è sempre almeno un ma

C'è stato un momento della mia vita in cui mi sono impuntata e tutto il cibo che entrava in casa doveva essere "etico". 
Avevo a disposizione due guide al consumo critico e quando entravo in un supermercato ne uscivo, ore dopo, con una cipolla e una confezione di lenticchie.
Il boicottaggio era, per me, la via secondo la quale le grandi aziende avrebbero capito che era giusto non sfruttare il prossimo, animali o territorio.
Ne sono convinta anche ora.
Ma.
Ci sono due ma.
Il primo è che se non si è tanti a operare un boicottaggio coordinato (tanti in termini di migliaia e in un breve tempo che renda il messaggio comprensibile) lo sforzo di un singolo risulta inutile.
Il secondo è che la limitatezza delle risorse economiche a disposizione delle famiglie rende questa procedura praticamente impossibile. Perché, giustamente, ciò che è coltivato/allevato in un modo migliore costa senza dubbio di più.
Nel mio piccolo, continuo a non comperare una serie di marche ma credo di farlo solamente perché mi sento meglio con me stessa e non certo per produrre un danno all'azienda in questione.
Ma.
C'è un ma.
Ho imparato che se la frutta e la verdura la compro al mercato mi dura di più e alla fine non mi costa troppo di più. Anzi. E ho imparato che la stessa cosa posso farla con la carne acquistando un po' di chili misti della stessa da un allevatore per poi congelarla.
Insomma, ho calato l'attenzione e se mia figlia vuole la Coca cola gliela compro anche. Berla, mai (ma ho la fortuna che mi fa pure schifo).
Ma.
C'è ancora un ma.
Con un po' di attenzione a non sprecare, imparando a fare in casa alcuni generi di prima necessità (per esempio la pasta) e non comperando mai cose già pronte (tipo i 4 salti in padella) alla fine non ci rimetto neanche.


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