martedì 21 marzo 2017

Alla fiera dell'Est

Sabato pomeriggio. Quasi le cinque. Rai Uno. Va in onda "Parliamone sabato".
Prime time per una fascia particolare di teleutenti. Lo share dichiarato, dopo una breve indagine sul web, balla intorno al 10%.

Si parla di donne dell'est, o meglio dei buoni motivi per i quali le donne dell'est sarebbero mogli migliori di quelle italiane. Non sto a illustrarli perché sono diventati di dominio pubblico nell'arco di poche ore.

Me li immagino quei teleutenti, perché siamo tutti figli degli stessi stereotipi che la trasmissione su cui si è scatenata la bufera (e molte altre) ha costruito la puntata. Me li immagino anziani o al massimo di mezza età, principalmente donne, di media o scarsa cultura, impegnati a sistemare casa, stirare o preparare la cena del sabato. Me li immagino lì davanti al televisore, ad annuire e a costruire nell'immaginario (e mi si perdoni la ridondanza) un altro pezzettino di quella fobia del diverso che cercano di inculcarci in ogni occasione. Al migrante spacciatore o stupratore, al rom criminale e ladro va ad unirsi la donna dell'est rubafamiglie e ammaliatrice di bravi ragazzi italiani.
Me li immagino mentre pensano al degrado della società moderna, in cui la donna cerca addirittura di avere pari opportunità dell'uomo e pretende di indossare una tuta, di non essere comandata o di avere il diritto di non perdonare un tradimento.

Me li immagino così, i teleutenti, ma non è assolutamente detto che lo siano. Quello che è certo è che sfruttare gli stereotipi va già poco bene in una discussione al bar dopo il sesto prosecco figuriamoci su Rai Uno. Prima rete nazionale. Per la quale paghiamo persino un canone e alla quale, neanche volendo, potremmo rinunciare in cambio di un risparmio mica da ridere.

Così, anni di lotte di donne determinate e consapevoli, sono stati cancellati con una slide apparsa sullo schermo e interventi, che definire discutibili mi sembra persino riduttivo, anche di ospiti "illustri".

Ma leggere i commenti su Fb o sui siti, post epurazione della Perego, mi ha fatto ancor più pensare quanto quegli stereotipi non stiano in piedi. Perché quella fascia immaginaria di teleutenti non può essere certo la medesima fascia che si scatena sui social. Che scrive commenti lapidari, scagliandosi più che altro sulle donne, come sempre accade, e sui suoi presunti cattivi comportamenti.

La trasmissione è stata cancellata e la testa della Perego è saltata per salvare la faccia della Rai. Senz'altro non è l'unica responsabile ma io mi chiedo quale conduttore si faccia scrivere le puntate e le affronti senza neanche approfondire prima l'argomento. E se l'ha esaminato, l'argomento, anche all'ultimo e ancor più da donna, un piccolo rigurgito non le è salito? Un dubbio? Magari la slide non la proiettiamo, magari non c'è tempo per smantellare la puntata ma l'affrontiamo diversamente. La domanda che mi faccio è, dunque: cosa si fa o non si fa per essere su Rai Uno alle cinque del pomeriggio del sabato? Oppure non è neppure questo il problema?

In coda ho fatto lo screenshot di uno dei commenti - di una donna - che ho letto navigando. Per dire anche quanto, molto probabilmente, i miei stereotipi di teleutenti siano così lontani dalla realtà.

Che ci sia ancora tanta strada da fare e molto da lottare per ottenere le pari opportunità è palese ma, per favore, cerchiamo almeno di non tornare agli anni '40. La re-istituzione del delitto d'onore vorrei proprio evitare di vederla.