lunedì 21 marzo 2022

Si è sempre stranieri per qualcuno

I miei tre fatti della settimana. Anzi del giorno.

Numero A - Stamattina ho deciso di andare a fare spesa al mercato a piedi. Nulla di trascendentale. Bussoleno centro dista da Foresto circa 25 minuti a piedi (in camminata normale) e io avevo voglia di camminare. Mi sono detta che alla fine non avevo granché da comprare ma che comunque lo zaino sarebbe stato più comodo delle sporte. C'erano i carciofi in offerta: 15 carciofi per 5 euro. Io adoro i carciofi. Alla fine sono tornata a casa con lo zaino che pesava quanto un masso. Però ero felice. Perché adoro i carciofi.

Numero B - Al Tg ho sentito la notizia che due tizi "di origine italiana" hanno investito con un'auto la folla che si apprestava a festeggiare il carnevale in Olanda. Mi sono immaginata gli olandesi che dicevano come sia sbagliato far arrivare gente dall'Italia perché son tutti criminali. Si è sempre stranieri per qualcuno anche se i pazzi e i criminali non hanno nazionalità.

Numero C - Guardo con figlio maschio un film su un incidente aereo. Io ho il terrore di volare. Non ho mai volato. Figlio maschio ha volato e non ha paura. Per fortuna le fobie non si ereditano. Comunque, all'inizio del film fanno vedere l'incidente e il pilota che dice alle persone di stare sedute accovacciate per prepararsi all'impatto. E lui commenta dicendo che non pensava lo dicessero sul momento poiché prima ti danno un opuscolo dove c'è tutto scritto. Nella mia testa è scattato il film di me che legge l'opuscolo, grida e piange e dice che bisogna fermare il volo perché io esigo di scendere. Poi, razionalmente, ho riflettuto sul fatto che, evidentemente, nessuno legge gli opuscoli.



lunedì 14 marzo 2022

Ops, mi sono persa una settimana

Ho saltato una settimana.

Lunedì scorso avevo da fare e mi sono detta che avrei scritto il giorno dopo ma il giorno dopo è stato anche più affollato di impegni. E via dicendo. Così ho pensato che, potendo, avrei poi scritto due volte questa settimana perché un impegno è un impegno e va rispettato. Anche se è fatto a se stessi (anzi, forse, soprattutto se è fatto a se stessi) e anche se è, tutto sommato, inutile.

Da un paio di settimane a questa parte, l'argomento di conversazione totalizzante è la guerra in Ucraina. Ha completamente annullato il Covid, a livello di conversazione, e credo sia l'unico aspetto parzialmente positivo di questo conflitto allucinante.

Non mi è ancora chiara la ragione per cui chi scappa dalla guerra in Ucraina è considerato un profugo accoglibile a dispetto da chi scappa dalla guerra (o dalla fame) in altri Paesi del mondo, ma conto di capirlo prima o poi. Non mi è ancora neanche chiaro perché calpestiamo la nostra Costituzione per l'ennesima volta inviando armi in Ucraina, considerandola una nazione aggredita e con grande sproporzione di forze rispetto all'aggressore, e non lo facciamo, per esempio, in Palestina, dove a me la sproporzione è sempre parsa più che evidente. E non mi è ancora chiaro perché le Molotov costruite in Ucraina siano accettabili mentre quelle di altre nazioni siano considerate terrorismo.

Per farla breve non mi sono chiare ancora un sacco di questioni.

Ci sono momenti storici in cui grandi domande restano senza risposta. Io temo che questo sia uno di quei momenti.

Quello che certamente mi è chiaro è che la guerra è sempre e solo morte e distruzione. Nonché un vero affare per una cerchia ristretta di persone, che sulla morte e sulla distruzione speculano, lucrano e ingrassano.

E se, già da sola, la guerra è uno dei mali peggiori che si possano immaginare, chi sulla guerra lucra è un male ancora più grande e, se esistesse davvero un inferno, meriterebbe il girone più terribile che Dante mai scrisse.


lunedì 28 febbraio 2022

Può darsi

Oggi, uno dei pulcini nati a settembre, ha deposto il suo primo uovo. Ho dunque avuto la certezza che si tratti di una gallina e non di un gallo. I tutorial dicono che è semplicissimo, dopo i tre mesi, distinguere un gallo da una gallina. E' sempre tutto semplice se lo sai fare.

E' stata un'emozione trovare quel piccolo uovo. La stessa emozione che avevo provato quando le uova si erano schiuse ed erano nati quei minuscoli esserini. La gallina livornese ha tirato su i pulcini come fossero suoi, non preoccupandosi affatto del colore delle loro piume, così diverso dalle sue, bianche e candide.

Ha insegnato loro a bere e mangiare, a pulirsi, a stare attenti ai pericoli. Li ha seguiti finché non ha ritenuto che fosse ora che se la cavassero da soli. Pochi piccoli pulcini color giallo scuro e marroncino, con le piume sulle zampe, in un pollaio di galline grosse e bianche. Le galline hanno tutta una loro gerarchia e non transigono. Sono anche aggressive l'una con l'altra ma non stabiliscono la gerarchia in base al colore delle piume. Una volta stabilita la gerarchia, nel pollaio si vive in tranquillità. Tutte mangiano, tutte depongono le uova e tutte dormono insieme, vicine per tenersi caldo e fare "massa critica".

L'uovo è piccino e di colore leggermente rosato. Impossibile confonderlo con quelli delle livornesi. Dentro, è semplicemente un uovo, uguale a tutte le altre uova.
Alle galline non importa nulla che quell'uovo sia diverso. Se ci fosse una gallina che cova, li coverebbe tutti. E il nuovo nato sarebbe semplicemente un pulcino.

Ora mi chiedo.
Se riescono le galline a considerarsi una sola unica specie, perché non ci riusciamo noi umani?
Può darsi che non siamo così evoluti come tendiamo a definirci.


lunedì 21 febbraio 2022

Non è male

Non mi ricordo più cosa sognavo di diventare da grande quand'ero molto piccola.

Il primo ricordo che ho, della mia infanzia, è del giorno in cui mio padre mi insegnò ad andare in bicicletta senza le rotelle. Dovevo avere su per giù tre o quattro anni. Andavo su una mini bicicletta bianca e arancione, nei primi anni '70 ignara del presente e del futuro. E' un ricordo vivido e non uno di quei ricordi che restano dentro solo a forza di raccontarli. Che magari neanche lo ricordi ma te lo hanno detto tante volte che ti ci sei convinto.

Ricordo anche, ma non saprei dire l'età, che una volta ero nel prato dietro casa di mia nonna Paola con mio cugino Alessandro e lui inavvertitamente mi diede una gomitata sul naso e il naso cominciò a sanguinare assai. Tornammo e nonna mi fece sdraiare sul divano con la testa in su cercando di fermare l'emorragia.

Poi, gli altri ricordi che ho saltano decisamente tutti dalle elementari in poi.

Mi sono resa conto che ho una memoria decisamente selettiva. Non so chi di voi abbia visto il cartone animato Inside out, ma l'omino con l'aspirapolvere nel mio cervello è una massaia decisamente più efficiente della sottoscritta. Riesco a ricordare un libro per decenni e, a volte, mi scordo interi periodi della mia esistenza.

Comunque, non mi ricordo più cosa sognavo di diventare da grande quand'ero molto piccola.
Alle medie mi sono convinta che sognassi di diventare veterinaria per grandi animali.

Non sono diventata veterinaria e la vita mi ha portato percorsi che sicuramente da piccola non immaginavo. Non che sia andata troppo male, alla fine. A volte, però, mi chiedo che veterinaria sarei stata e se sarei stata capace a curare i cavalli o far partorire le vacche.

Alla fine, di animali mi sono circondata lo stesso. Se stanno male li porto da chi li sa curare e mi godo il loro affetto. E non è male neanche questo.






lunedì 14 febbraio 2022

Da quella dopo in poi.

San Valentino, da quando esistono i social, è sempre motivo di riflessione.

Oggi, vince su tutto il presunto aforisma che allego come immagine.
"Se una persona può fare a meno di te, tu puoi fare lo stesso".
Ovvero puoi fare a meno di te stesso?
Un'istigazione al suicidio? 
Un invito all'annullamento della propria personalità?

Volendo capirne il senso, non è difficile,
Ma tutto questo astio e questo rancore non meritavano una frase che non desse adito a multiple interpretazioni?
"Se una persona può fare a meno di te, tu puoi fare a meno di lei".

Non voglio neanche indagare sull'utilità o meno del suggerimento. In generale, tutti sono utili (anche in senso emotivo) ma nessuno è indispensabile. Un cuore si spezza ma non si ferma. E via, con altri mille luoghi comuni che si potrebbero aggiungere alla lista.
Non c'è una ricetta applicabile a ciascuno di noi e, se ci fosse, dubito che si potrebbe riassumere in tre righe.

Così, a San Valentino, c'è chi non posta nulla. C'è chi posta la foto con la propria mezza mela, corredata da cuoricini o meno, chi mette la foto con il gatto e chi si riconosce in tre righe di un'aforisma che vuol dire tutto e niente. C'è chi ricorda il santo martire, chi Pantani (non dimentichiamo il pirata), chi qualcuno di caro che non c'è più, chi la notizia del giorno e via dicendo.

Dimmi cosa posti e ti dirò chi sei. 
Zuckerberg ci ha costruito un impero.
A me, invece, piace semplicemente fare attenzione a tutto questo. Forse, avrei dovuto studiare sociologia.
Magari la prossima vita. 
No, da quella dopo in poi. 
La prossima voglio studiare da avvocato.




 

mercoledì 9 febbraio 2022

Sono pronta

Sono in ritardo con il post della settimana, esattamente come la settimana scorsa.
Mi ero prefissata il lunedì perché per me è più comodo, in generale, ma la comodità (come molte altre situazioni della nostra vita) è soggetta a variabili incontrollabili.

Avevo in mente un paio di lunghe digressioni su due temi che mi stanno particolarmente a cuore.
Tra me e me (io e me stessa discutiamo molto) ho pensato che sarei potuta apparire "snob". Ultimamente va di moda pensare che sia snob parlare di qualsiasi cosa che non sia il green pass. Pare che sia l'elemento centrale della vita di ciascuno di noi.

In considerazione del fatto che, diverse volte, anche sui social me l'abbiate chiesto ho deciso di dirvi come la penso io. Così mi posso spacciare per "meno snob" e spero che Checco Zalone su questa locuzione ci faccia un'altra hit da ricordare.

La mia opinione è che il green pass sia una gigantesca idiozia. E ve lo dice una che ha fatto il Covid e dopo si è felicemente vaccinata fino alla terza dose.
Il green pass è lo strumento che un governo politicamente debole ha immaginato per coniugare differenti anime soggette al populismo becero e governare un popolo che, da decenni, è stato indotto a immaginare di conoscere materie che ignora, per mantenerlo al ruolo della dicotomia obbedisce/non obbedisce. Che è sicuramente più facile e meno costoso da governare di un popolo che studia. Sia in termini economici che di stabilità sociale.

Che studia. 
Non che si informa.
Io posso, di buon grado, informarmi tantissimo sulle traiettorie dei razzi ma non riuscirò mai a calcolarne una.
Ciascuno ha le competenze che ha acquisito studiando dalla base fino al vertice una materia. La tuttologia non è una materia. Sebbene il Faust, a scapito della sua anima, ci abbia provato a spacciarcelo come concetto.

Dunque, questo governo (anzi questi due governi) si sono dovuti confrontare con la realtà di una pandemia che nessuno avrebbe potuto immaginare se non nell'ambito della fantasia o della fantascienza.

Per decenni, i tagli sulla sanità hanno impattato fortemente sulla nostra (in quanto Stato) capacità di far fronte a un problema di questo tipo e di altri molto meno feroci. E siamo ancora fortunati perché la polmonite nei fantastici USA te la curano solo se hai l'assicurazione. In altri Stati, addirittura, tutto è nelle mani delle ONG.

Per decenni, i tagli alla scuola hanno "formato" generazioni di italiani che credono di aver scoperto la verità (con la EVVE maiuscola, come diceva un mio prof) solo perché hanno accesso a "canali" non convenzionali di informazione. Canali che, naturalmente, sono dispensatori di verità per l'unica ragione che dicono quello che ci si vuole sentir dire a differenza degli altri.

Così, i nostri due governi "dei migliori" hanno fatto l'unica cosa che poteva essere vagamente funzionale al conservare la poltrona e, contemporaneamente, indurre il numero più alto di persone possibile a vaccinarsi. Come hanno fatto altri Stati, peraltro.

Una scelta che io non avrei fatto. Perché io, il vaccino, l'avrei reso obbligatorio fin da subito per gli over 50 e soggetti deboli (con fasce da regolarsi in base al tasso di mortalità). Esattamente come si fa con i bambini per determinate malattie. E non solo, perché se ci piantiamo un ferro arrugginito nella gola, al pronto soccorso, l'antitetanica ce la fanno d'ufficio semplicemente dopo averci chiesto (se siamo in grado di rispondere) quando l'abbiamo fatta l'ultima volta.
Ho sentito persino qualcuno che si lamentava del fatto che il vaccino fosse somministrato senza aver contratto la malattia. Ma no? Davvero? Come se ci si vaccinasse contro la polio solo nel caso in cui si contragga la polio.

Non è anticostituzionale il vaccino obbligatorio, badate bene. Per motivi di salute pubblica, possono essere emanate leggi specifiche. Lo dice la Costituzione stessa. Eh, ma bisogna avere i numeri in parlamento. 

Comunque, ho letto e sentito, da un anno a questa parte, affermazioni ributtanti da una parte e dall'altra, nella dicotomia SiVax/NoVax. Affermazioni che non sto a ripetere perché afferiscono al concetto espresso prima, che spesso si è indotti a conoscere materie di cui si ignorano anche le basi. Insulti bipartisan da cui io mi dissocio totalmente.

Tuttavia, di persone che si indignavano prima, quando sanità e scuola erano continuamente prese d'assalto mentre entravamo nei locali senza green pass, ne conosco poche (anche se non pochissime vivendo in una realtà politicamente particolarmente sensibile). Conosco persone che hanno votato Berlusconi solo perché prometteva "milioni di posti di lavoro" mentre si tagliava su scuola e sanità. Oppure hanno votato la Lega perché "gli immigrati ci tolgono il lavoro e violentano le nostre donne" mentre si tagliava su scuola e sanità. Oppure il PD "perché mica vuoi lasciare il Paese in mano alle destre?" mentre si tagliava su scuola e sanità. Oppure il M5S dove "uno vale uno" mentre si tagliava su scuola e sanità.

E questa sì che si chiama par condicio.

Il futuro ha bisogno di programmazione, non di emergenza. Ci vogliono decenni non proclami.

Conserviamo tutta questa indignazione, da una parte e dall'altra, e impariamo ad esprimerla prima dell'emergenza.

Ora lapidatemi. Sono pronta.

mercoledì 2 febbraio 2022

La papera non c'entra

Quando ero piccola Sanremo a casa mia si vedeva tutti gli anni. C'è da dire che quando ero piccola c'erano sei canali TV e le piattaforme on demand erano fantascienza pura. 

Mi ero anche innamorata di Luis Miguel, un anno. Mia madre mi aveva regalato una T-shirt bianca con il suo faccione dentoso stampato sopra, che però io mi vergognavo a mettere per andare in giro. Anche da giovane capivo che ci sono cose che ti piacciono di cui è meglio non vantarsi.

Ad un certo punto ho smesso di vederlo, Sanremo, e con mia grande sorpresa non ne ho affatto sentito la mancanza. Tanto le canzoni le sentivo lo stesso, sia quelle belle che quelle orrende, poiché la radio le trasmetteva in heavy rotation almeno finché non cominciavano ad uscire i successi usa e getta dell'estate. Cosa che succede ancora adesso. Tal quale.

I siparietti non mi sono mai piaciuti anche se devo ammettere che, da quando c'è Twitter, tutto quello che ne discende crea meme favolosi.

Un anno ero in un autogrill e vendevano un cd di un tale di cui mi era piaciuto il primo album: Raphael Gualazzi. L'ho comperato e, solo dopo, mi sono accorta che uno dei brani contenuti era passato a Sanremo.

Da qualche anno, i ragazzi ogni tanto lo guardano e ne seguo qualche pezzetto anche io. Ieri sera, per esempio, credo di averne vista una mezz'ora. Da Fb ho scoperto che Achille Lauro si era già esibito e che i Maneskin sarebbero stati ospiti. Ma devo aver spento prima perché non li ho visti esibirsi.

Dentro casa, le canzonette. Fuori, il delirio. 

Sono tre giorni che tira un vento allucinante. Ma da ieri sembra che debba sfogare una rabbia repressa. Ho terra e polvere persino nei pensieri. La regola numero uno se abiti in valle di Susa è: inchioda a terra tutto quello che non vuoi trovare a Torino la prima volta che tira vento forte. Cioè, assai spesso. 

E' vento di Fhoen. Caldo. Ci saranno 20 gradi, fuori. Sempre che si riesca a stare in piedi con il termometro in mano per misurare la temperatura.

Le piante stanno gemmando. La mimosa del mio vicino è quasi in fiore. E io temo che le mie galline diano per spacciato l'inverno e cambino di nuovo le piume.

Appena il vento calerà tornerà l'inverno. Ma la natura non lo sa.


PS: Un consiglio non richiesto. Quando tira vento forte state lontani dai cassonetti e dai pannelli su cui affiggono i manifesti.

PPS: La foto della papera non c'entra ma l'ho fatta in questi giorni e mi sembrava simpatica


lunedì 24 gennaio 2022

L'esercizio


In questi giorni fa decisamente freddo.
Sebbene abbiamo la fortuna di abitare in una casa esposta a sud e sull'indiritto della valle, fa freddo.
Vorrei dire che la primavera è dietro l'angolo, ma mi si farebbe notare che siamo giusto al giro di boa dei quattro mesi invernali.
Tuttavia, a me piace vedere il lato positivo delle cose e uno dei lati positivi del 24 gennaio è che le giornate si sono già visibilmente allungate rispetto a dicembre. Me ne accorgo soprattutto il mattino presto quando i ragazzi si svegliano per andare a scuola e il buio non è più così intenso.
Un altro lato positivo è che manca solo più una settimana alla fine di gennaio, che generalmente percepisco come uno dei due mesi dell'anno con novemilaseicentoquarantadue giorni. L'altro è ottobre.
Nella lista dei lati positivi di gennaio è che fa talmente freddo che non mi sento per nulla in colpa se non vado a camminare la mattina. Quando non fa tanto freddo la sportiva che è in me (fa una vitaccia, poverella) prova a darmi input che io tendo a ignorare ma non senza un latente senso di colpa. A gennaio, il senso di colpa è congelato. Come l'acqua nella ciotola del cane fuori dalla porta.
Gennaio, poi, ha quel sapore di anno nuovo e di propositi ancora intatti. Gli scogli che li infrangeranno non sono neanche all'orizzonte.
A gennaio si possono fotografare i ghiaccioli e i riflessi delle pozze gelate.
A gennaio nessuno si lamenta delle zanzare e del caldo che fa impazzire la gente.
A gennaio non ci sono le zanzare.
A gennaio i gatti ci vengono a dormire in braccio perché noi e le nostre copertine di pile diventiamo improvvisamente simpatici.
A gennaio anche il cane vorrebbe farlo, ma pesa quasi cinquanta chili quindi se ne resta sul suo cuscinone vicino al divano.
A gennaio mi si perdonano i piedi gelidi che, puntualmente, scaldo sui piedi caldi di una mezza mela borbottante.

Pensavo di trovare pochi lati positivi e invece ne ho trovati un sacco e avrei potuto continuare.
E' un bell'esercizio di vita, concentrarmi su ciò che è bello anziché il contrario.
Ve lo consiglio.

lunedì 17 gennaio 2022

La medusa di montagna

Sono tre anni che non metto gli sci ai piedi.

Avrei voluto farlo a dicembre, subito dopo l'unica seria nevicata di questo inverno strambo, ma non ho potuto e ho perso l'attimo. Tra l'altro, mezza mela sostiene che è inutile che io provi anche solo a risalirci sugli sci considerata la mia forma fisica, che ha raggiunto lo stadio "celenterato" dopo due anni di nulla totale e qualche breve camminata. Mezza mela scia da quando era bambino e dovrei fidarmi della sua esperienza, visto che dopo tre anni di inattività, lui non ha neanche la velleità di rimettere ai piedi gli sci. Andrebbe a finire che alla prima discesa i miei quadricipiti chiederebbero pietà. Nella migliore delle ipotesi.

Nonostante la realtà delle cose, ho detto a figlio maschio che mi sarebbe piaciuto andare a sciare con lui. Anche a lui manca lo sci. Ma lui è molto più in forma. Dalla sua, ha il fisico di un adolescente che non ha mai smesso di fare sport se non durante i tre mesi di lockdown totale del 2020. Insomma ha l'asso di briscola, il tre e diverse figure.

Forse, come forma di avvertimento dal cosmo, non è più nevicato. Qui da noi, intendo.

Di positivo c'è che la luna è cambiata e posso cominciare a seminare. Aglio, cipolle, rucola e valeriana, per il momento. Poi ci saranno le verdure primaverili e via, la mia malinconia per lo sci potrà aspettare il prossimo autunno. E, magari, una forma fisica migliore. E, magari magari, anche un inverno senza questa pandemia che ci ha sfracellato tutto lo sfracellabile.

Ho il terrore anche solo di immaginare quanto potrà costare, la prossima stagione, andare a sciare. Che già tre anni fa, in due e con l'attrezzatura, dovevi considerare che partisse la banconota da 100 euro, tra tutto. Ma sciare non è mai stato uno sport economico. A meno che si salga con le pelli, ma io non ho mai avuto né fisico né tentazione, sebbene riesca a comprenderne il fascino.

Complice l'inattività di mesi, tra i propositi per il 2022 c'è quello di sostituire il celenterato con qualche cosa di meno flaccido. Anche se, pare, ci sia una piccola specie di medusa dotata di una vita così lunga da ritenersi immortale. Che, tutto sommato, non è malaccio.



lunedì 10 gennaio 2022

Un filo sottilissimo

Tra dieci giorni la mia figlia maggiore compirà 18 anni.

Vi dirò che sto accusando un po' il colpo. Non l'ho accusato entrando nei primi "anta" e neppure nei secondi "anta", ma veder lei entrare nella maggiore età è come se, improvvisamente, lo specchio mi riflettesse l'immagine di una mummia.

Non so perché. Io non avevo quest'impressione di mia mamma al compire dei miei 18 anni. La vedevo come un'adulta stabile e strutturata ma non come una mummia. E non che fosse meno grande il gap generazionale. Anzi.

Mi sono interrogata spesso sul tipo di mondo che stiamo lasciando agli adulti di domani. E dev'essere questo, più di qualsiasi altra cosa che mi fa sentire antica. Io sono arrivata alla maggiore età e mi sembrava di poter fare tutto ciò che volessi. Non dal punto di vista economico ma mentale. Erano gli anni '80 e, per dirla alla Guccini, avevamo tutto per possibilità.

Sono trascorsi i decenni e quel mondo in cui mi accingevo ad entrare con il compimento della maggiore età si è disgregato. Subito, a vent'anni, non è che m'importasse molto, a dire il vero, ma a vent'anni ci si sente invincibili e non si pensa molto a quello che sarà. Forse è stato un mio errore o l'errore di una generazione che, tutto sommato, viveva bene senza avere grandi necessità ed è diventata "avida" ed individualista.

Vivere fuori dai grandi centri urbani mi ha, in qualche modo, salvato. Mi ha impedito di perdere il contatto con la natura, con il territorio e, soprattutto, con le persone. Ho cercato di cucire quel mondo in frantumi con un filo tessuto con i valori che i miei genitori mi avevano trasmesso. Tanto è bastato per ricostruire me stessa in un ambiente ostile e per non perdere completamente la bussola di ciò che è "giusto" e "sbagliato". Ma, non per ricostruire sulle macerie. 

Perché questo sto lasciando ai miei figli. Un mondo in macerie e un rocchetto di filo fatto di valori in cui credo. Un rocchetto di filo sottilissimo e delicato, tanto che mi sembra di doverlo seppellire per preservarlo dalla distruzione, come facevano i miei nonni in campagna con il sale e gli aghi e altre oggetti preziosi durante la guerra, per poi ritrovarli a conflitto terminato. Perché nessuno sa quanto duri una guerra ma, dopo, bisogna ricominciare con quello che è rimasto.

In questi giorni si sente parlare assai del calo della natalità ma, onestamente, bisogna essere un po' folli, un po' irresponsabili o decisamente ottimisti per pensare di far crescere in questo mondo le persone che più amerai nella vita. Io sono stata folle, irresponsabile oppure ottimista e ne sono felice ogni giorno della mia esistenza. Ma continuo a cucire faticosamente con quel rocchetto sperando che loro possano essere, quando lo vorranno, altrettanto folli, irresponsabili oppure ottimisti.



lunedì 3 gennaio 2022

La forza dell'oblio

Dovremmo imparare a puntare sulla forza dell'oblio.
L'unica in grado di farci navigare felici nel vasto oceano dei social network (ma non solo).

Prima di addentrarmi in una digressione sul boicottaggio, facciamo un esempio.

Sulla nostra bacheca Fb un giornale scrive un articolo contenente informazioni che riteniamo offensive o non corrispondenti al vero (dopo averle lette e comprese, per Toutatis!).
Cosa faccio?
La risposta esatta è NIENTE.
Non condivido l'articolo, commentando su quanto sia offensivo o scorretto. Non scrivo sotto l'articolo un commento con la mia opinione contraria. Non metto un dislike (supposto che si possa).
Quell'articolo resterà nell'oblio delle miliardi di informazioni in rete.
Ignorato.
Ogni condivisione, ogni commento, ogni reazione darà a quell'articolo solo maggiore visibilità.

La medesima cosa va fatta se un qualunque conoscente (o meno) pubblica una sua opinione sommaria, da noi non condivisa, con il solo scopo di fare "baccano" e non con quello di cercare veramente un confronto su un tema specifico.
Ci dà fastidio quell'opinione? Pazienza. Sappiamo sopportare carichi maggiori.

L'opinione espressa è realmente offensiva nei confronti di qualcuno? 
Non commento. Non diffamo. Non insulto. Non replico.
Se credo che sia offensiva al di là del tollerabile, segnalo.

Il boicottaggio, delle informazioni così come delle merci, è uno dei più potenti mezzi a nostra disposizione. L'unico problema è che ci vuole una consapevolezza collettiva. Se io lo faccio da sola ha certamente un valore ma se lo facciamo in mille, o meglio in centomila, quel valore è esponenziale.

Se voglio veicolare un messaggio non lo devo fare contestando l'opposto. E' sciocco e inutile.
Scrivo quell'informazione o quell'opinione con le mie parole o trovo qualcuno che l'abbia scritta come mi piace (senza mai insultare o svilire alcuno, come regola di base) e condivido quell'articolo o quel pensiero. Esso sarà veicolato nella sua purezza e il mondo virtuale sarà un pochino migliore.


Foto di  una pila di giornali presa a caso