giovedì 23 gennaio 2020

Testardo

Metti una sera diversa dal solito. 
Questo sarà uno dei miei regali per i 50 anni. 
Sono molto felice.
La mia mezza mela ed io andremo a mangiare sul ristorante-tram storico di Torino. Per ora dovete accontentarvi di questa foto "rubata" al web ma quando andremo (bisogna prenotare con molto anticipo e neanche così, spesso, si riesce a trovare posto) ne farò di mie e ve le mostrerò.


Bando alle ciance.
L'altro ieri mattina (ieri non ho scritto poiché ero un pelino stanca) hanno suonato alla porta un ragazzo e una ragazza che mi hanno proposto una fantastica riduzione del prezzo del gas solo perché io risiedo in Piemonte e ho la bolletta con le tre fasce F1 F2 F3 disegnate (ovvero possiedo una bolletta).
Avevano imparato a memoria una o due frasi "Signora questa è solo una comunicazione per gli aventi diritto", ecc, ecc. 
Dopo averlo ascoltati per dieci minuti (buttati via) ho detto: "Va bene, fatemi leggere quello che dovrei firmare". 
- Ma non capisce signora è solo una comunicazione, lei mi da un documento e poi lo legge. 
- No. Non avete capito voi. Voi mi fate leggere quello che dovrei firmare e poi, semmai, io vi do il documento.
- Ma signora, dopo le faccio leggere tutto.
- No. Voi mi fate leggere prima.
- Ma è solo una comunicazione.
- Fatemela leggere.
- Perché lei con la sua compagnia paga due volte il trasporto.
- Va bene. Fatemela leggere.
- Lei mi da il documento...
- Allora non mi sono spiegata. Io con la mia compagnia sto benissimo. Se posso risparmiare va bene ma prima mi fate leggere.
- Va bene signora, allora se per lei va bene così non c'è problema.

E se ne sono andati.

Così, a occhio, era una frode.
Non c'erano gli elementi per una denuncia ma credo che qualcuno ci sarà cascato.
Chissà quale contratto del gas si saranno trovati.
La compagnia per la quale lavoravano l'hanno appena accennata una volta e poi non ci sono più tornati su e io non ho avuto la presenza di spirito di chiedere di nuovo. Peccato. L'avrei citata volentieri.

La colonna sonora di oggi mi è rimasta addosso ascoltandola in auto: Testardo di Daniele Silvestri.
Occhio amiche e amici a cosa vi chiedono di firmare. Sempre.

martedì 21 gennaio 2020

Normalmente

Il martedì, fino a metà dell'anno scorso, era il giorno che più detestavo.
C'era sempre qualcuno che rompesse le scatole, qualche aggeggio che non funzionasse, qualcosa che sarebbe andato storto.
All'attualità delle cose, il martedì è diventato un giorno come gli altri.
Perciò stamattina mi sono dedicata a cucinare i piatti preferiti dei miei ragazzi, in occasione del loro compleanno. Ho fatto i ravioli di zucca e le lasagne e sono andata a comperare (non oserei mai provare a farle!) un vassoio di paste dolci per fare un po' di festa stasera.
Quando ho discusso dei miei piani per la mattinata con la gatta, lei mi ha guardata come per dirmi che non gliene poteva fregare assolutamente nulla, a meno che non avessi qualche avanzo da darle in pasto. Lei mangia tutto. Non è mica schizzinosa come i miei figli. Giusto la verdura cruda, a volte, rifiuta.
Il gatto maschio, sarà che è più vecchio e più viziato, ha sempre l'aria di uno che meriterebbe del cibo più degno di quelle inutili crocchette che gli propino. Ma, giusto per non morire di fame, si degnerà di mangiarle.
Comunque, sia una che l'altro, se mi azzardo a lasciare qualsivoglia traccia di cibo sui fornelli priva di coperchio, la azzannano.
Oggi si sono mangiati una piadina. 
Vuota.
La sfoglia della piadina.
I gatti.
Se non fossi assolutamente certa che non ci sono topi in casa non avrei mai sospettato dei gatti. E se fossero sparite tutte sarei stata certa della colpevolezza del cane.
Va bene che le piadine le avevo fatte io e quindi erano certamente ottime, ma i gatti non mangiano piadine normalmente. Intendo, se vengono nutriti quotidianamente con cibo appropriato.

La colonna sonora di oggi, come spesso accade, c'entra nulla con i gatti ma l'ho ascoltata oggi e mi è rimasta addosso. Il brano si intitola Sfiorivano le viole di Rino Gaetano.

I ravioli
La gatta

lunedì 20 gennaio 2020

Adesso smetto.

La mia mezza mela mi ha regalato un libro. 
O, meglio, un buono per comperarlo.
Scegliere un libro da regalare a un'altra persona, per quanto la si possa conoscere bene, non è mica facile. Soprattutto se la destinataria soffre di lettura compulsiva e ha già letto mezzo creato di narrativa.
Così, stamattina sono andata nella libreria della mia amica Rita a scegliere il mio libro.
Un libro andrebbe sempre scelto in libreria e non su un freddo catalogo on-line. La ragione è che i libri ci parlano e non è detto che un titolo che va per la maggiore ci piaccia. Anzi, spesso è il contrario.
Se li si sa ascoltare, i libri ci dicono che sono fatti per noi. Ci piace qualcosa di particolare e del tutto irrilevante, come accade con le persone. Magari ci colpisce un titolo o un colore. Altre volte le prime due frasi o il faccione dell'autore sulla terza di copertina. Oppure un luogo citato mentre lo si sfoglia, una recensione di un autore che ci piace oppure l'austerità di un'immagine.
Io non compro on-line neppure i libri di Stefano Benni, che comprerei a prescindere solo perché li ha scritti lui.
Così, dicevo, sono entrata in libreria e, tra tanti, mi ha chiamata il libro di Jennifer Chiaverini intitolato "L'incantatrice dei numeri". Lui lo sapeva che mi sarebbe piaciuto e, credo, anche la mia amica libraia che non mi ha dissuaso dall'acquistarlo. E se pensate che l'abbia fatto per interesse siete lontani anni luce (non bastassero l'amicizia e la capacità di fare il mestiere che fa, di fatto il buono l'aveva già venduto).
Il libro non l'ho ancora finito essendo bello spesso e intenso, ma per farmi arrivare in un paio d'ore a pagina 208, vi assicuro, significa che è proprio piacevole. Adesso smetto, mi sono detta due volte ma non sono riuscita a farlo.
Sono contenta di aver passato il lunedì (alias "la mia domenica") tra leggere e cucinare. Due tra le poche attività cui dedicherei ogni giorno della mia vita se avessi la possibilità di fare solo ciò che mi piace. 

Siccome ieri mi sono dimenticata di mettere la colonna sonora al post, oggi ne suggerisco due da lettura e relax: The memory of trees di Enya e Stolen dance di Milky Chance. 

domenica 19 gennaio 2020

Lezioni di falegnameria

Sedici anni fa, a quest'ora, cominciavo a sentire le doglie in maniera un po' importante. Era la prima figlia quindi non avevo idea di quello cui andassi incontro. Ha dell'incredibile che, dopo, abbia deciso di averne un altro di figlio.
Perché quando dicono che te lo dimentichi, il dolore, lo dicono per tranquillizzarti ma mica è vero. Te lo ricordi eccome. Almeno, io me lo ricordo. Infatti, se mi succede qualcosa e mi chiedono "Hai male?" il mio metro di paragone è sempre il parto. E, per ora, ha sempre vinto il parto.
Alla vigilia del compleanno della mia figlia femmina, il mio regalo è stata una giornata fantastica con tanto di pancake cucinati per merenda e consumati tutti insieme. E non era mai successa una merenda tutti insieme, chiacchierando del più e del meno sorseggiando the e mangiando pancake con marmellata (io) e Nutella (gli altri).
Se dovessi immaginare una domenica tranquilla, potrei raccontare questa.
Sveglia tardi, colazione e pranzo, passeggiata rigenerante, merenda tutti insieme e, poi, prima di cena, "lezione" di falegnameria con la mia mezza mela, al lavoro per realizzare il mio stendipasta.
Oggi ho scoperto che esiste un aggeggio che si monta sulla punta del trapano per decidere quanto profondo vuoi fare il buco e che, in mancanza dello stesso, un giro di nastro adesivo va bene lo stesso. Ho scoperto che un pezzo di legno scartavetrato in maniera adeguata tira fuori la sua anima grezza e bellissima anche se prima era sono un parallelepipedo come tanti altri.
Ho anche scoperto che due millimetri fanno un sacco di differenza. Molto più che in sartoria, dove già la precisione ha il suo peso.
E niente, domani la mia figlia femmina compirà sedici anni e mio figlio maschio seguirà a ruota mercoledì con i suoi quattordici. Non ci sono caratteri, parole, frasi per descrivere quanto amore io provi per quei cento chili scarsi complessivi di esseri viventi.

La mia mezza mela al lavoro

La Dora incredibilmente trasparente
Funghi belli ma, credo, non commestibili

sabato 18 gennaio 2020

Impasto che mi passa

Fare la pasta mi rilassa. Così stamattina ho fatto le tagliatelle.
Una volta ho pensato che avrei potuto aprire un pastificio ma ce ne sono già milioni e non sono così dea della pasta da soverchiare il mercato.
Ma fare la pasta mi rilassa. Quando ho più tempo la faccio ripiena. Altrimenti, via di tagliatelle, tagliolini, maltagliati e lasagne.
Una volta impastavo a mano. Poi mi sono regalata un'impastatrice che fa il 90% del lavoro duro. Ha il limite che non impasta più di quattro etti alla volta ma a noi basta.
So anche tirarla e tagliarla a mano, ma mi avvalgo di una favolosa Imperia che fu nella lista nozze di mia mamma un po' di decenni fa e che mi ha passata praticamente nuova. L'avverbio, in effetti, non serve essendo forse stata usata una volta.
Tagliatelle e tagliolini li fa lei. Io mi posso dedicare ad altri formati.
Dunque, fare la pasta diventa una cosa che occupa pochissimo tempo. Ma non so mai dove stenderla. Per questa ragione, tra i cinquanta regali per i miei cinquant'anni, la mia mezza mela mi sta costruendo uno stendipasta degno di essere chiamato in questo modo. Ce ne sono un mucchio in commercio ma sono piccolini. Noi, da soli, siamo quattro tuttavia spesso la pasta la faccio quando ho ospiti. 
Una volta l'ho stesa sul manico di una scopa appoggiato a due ante della credenza (da una parte e dall'altra). Un gesto inconsulto di un familiare mi ha fatto passare tutta la voglia di riprovarci.
Comunque, fare la pasta fresca mi rilassa. Io la stendo, la infarino, la coccolo. E lei, per ringraziarmi, viene buonissima.
Potrei spezzare una lancia in favore della pasta di semola (che si fa con l'acqua) ma con la pasta all'uovo non c'è gara. La morte sua è un bel porcino o un sugo di pesce. In loro assenza, va bene anche una carbonara. Questa è la fine che hanno fatto le tagliatelle di oggi. Non mi rimproverate per non aver fatto gli spaghetti. Le tagliatelle erano favolose.

Il brano di stanotte è Pincushion degli ZZTop. Anche questo da ascoltare rigorosamente in cuffia lasciando il mondo fuori.





giovedì 16 gennaio 2020

Identità

Stamattina sono andata a fare le nuove carte d'identità elettroniche per i miei due figli poiché quelle vecchie scadono a giorni, in concomitanza con i loro compleanni ormai imminenti.
Dato che la mia figlia femmina ha pensato bene di perdere la sua carta d'identità, sebbene praticamente scaduta, era necessario prima passare dai carabinieri a fare denuncia. Avevo telefonato ieri in caserma per sapere se avrei dovuto portare anche lei e mi avevano confermato che era necessario.
Anche per le carte d'identità elettroniche erano necessarie le firme dei miei due figli di persona personalmente (come direbbe Montalbano), dunque ho fatto saltare loro un giorno di scuola per archiviare questa pratica.
Prima tappa: carabinieri. 
Dopo lunga attesa perché al poveraccio prima di noi avevano rubato l'auto con tutte le sue cose di lavoro dentro, ci accingiamo a fare denuncia di smarrimento del documento. La presenza di mia figlia era evidentemente necessaria ma non si per quale motivo, visto che non le hanno fatto neanche una domanda e la denuncia l'ho firmata io in quanto genitrice.
Seconda tappa: fare le foto per la carta d'identità.
Ne serve solo una ma ne abbiamo fatte quattro perché di meno non si può. Oltretutto la foto deve solo essere scannerizzata, poi la restituiscono, perciò sarebbe carino che si potesse portarla su chiavetta scattata anche un po' ovunque visto che bisogna andare di persona e possono accertare che sia una tua foto e non quella di Gwyneth Paltrow. Ma mica siamo nel terzo millennio.
Terza tappa: il comune.
La carta d'identità elettronica costa €22,21 a cranio. Si possono pagare solo ed esclusivamente col bancomat perché il municipio non può più far circolare contanti. La buona vecchia carta d'identità, che costava molto meno, non si può più fare (mi hanno spiegato) se non in casi di estrema urgenza. Ovvero devo partire domani per l'Uganda e l'ho persa oggi, povera me che sbadata.
La carta d'identità elettronica, per un minore (o più d'uno), deve essere firmata da entrambi i genitori. Se non hanno la possibilità di andare in Comune negli orari d'ufficio (perché, per esempio, lavorano) si devono prendere mezza giornata di permesso.
Solo dopo che tutti e due i genitori avranno firmato i fogli, sarà portata avanti la richiesta per avere la carta d'identità elettronica, che ci mette circa una settimana per arrivare. Per cui nuovo giro a prenderla in comune in orario d'ufficio.

In buona sostanza, se si è in due a lavorare, la carta d'identità elettronica per due figli, costa tre mezze giornate di permesso, €44,42 in denaro, il prezzo delle fotografie, un giorno di scuola tagliato e l'essere schedato con le impronte dei due indici destro e sinistro.

La colonna sonora di oggi è Figlio d'un cane di Ligabue (il cantante) con tutte le sue certezze sull'identità.

mercoledì 15 gennaio 2020

Inutilmente critica

Facendo la felicità del quadrupede canide di casa, in queste mattinate a casa sto andando a fare qualche passeggiata nei dintorni di casa.
Giusto quei 40/50 minuti a piedi, che per il canide si trasformano in 24 chilometri visto che va avanti e indietro continuamente facendo almeno sei volte la strada che faccio io.
Le condizioni meteorologiche stanno dalla nostra parte e ci consentono passeggiate quasi primaverili, soprattutto intorno alle 11 del mattino.
E' assai sconcertante, ogni volta, vedere la quantità di immondizia varia ed eventuale che si trova ai lati del sentiero.
Io non riesco a capire perché un essere umano debba fare chilometri fuoristrada con un mezzo di una certa dimensione per scaricare in natura porcherie di ogni tipo, che nella gran parte dei casi (chiamando il numero verde dell'Acsel) andrebbero a prendergliela a casa gratis.
Non mi capacito del fatto che esistano cervelli di così piccole dimensioni.
Poi, rifletto sulla semplice differenziata.
Dando rapidi sguardi ai cassonetti della nostra avanzata provincia, vedo la carta buttata nell'apposito cassone avvolta da sacchetti di plastica (ma perché?), lattine con il vetro (che saranno almeno dieci anni che si conferisce con la plastica) e, nei cassonetti aperti, qualsiasi cosa in qualsiasi cassonetto.
Ci lamentiamo continuamente di ogni cosa e poi non sappiamo distinguere un oggetto di carta da uno di plastica o da uno di vetro?
Poi, riflettendo, apro Facebook e leggo alcuni dei post che appaiono sul mio muro virtuale. Oppure vado in giro e ascolto i discorsi della gente.
E non mi stupisco più di nulla. 
Neanche dei risultati delle elezioni.
Figuriamoci della carta buttata via nei sacchetti di plastica.

Per fare da colonna sonora a questo post inutilmente critico e fine a se stesso non poteva che esserci un brano non critico e per nulla fine a se stesso. Ascoltatevi L'uomo nero di Brunori Sas. Vale la pena.


martedì 14 gennaio 2020

The importance of a washing machine

Oggi mancano 50 giorni ai miei 50 anni e la mia dolcissima mezza mela, che si era ripromesso di farmi cinquanta doni (materiali o immateriali) mi ha omaggiato del mio primo "buono" per scampare la lavata dei piatti serale fino al 3 marzo 2020.
Con due sole eccezioni, come da contratto siglato: il mancato rientro a casa per questioni lavorative e la morte improvvisa (gli piace prevedere tutto anche se questo significa una marea di scongiuri scaramantici consecutivi).
Visto che rientro tardino la sera da lavoro, questo "buono" mi è particolarmente gradito. Anche se, ad essere onesta, i piatti ce li smezziamo assai nella normalità delle cose.
La mia mezza mela ha molto insistito con me, quando siamo venuti a vivere a Foresto, perché ci dotassimo di una lavastoviglie. Siccome le spese erano già molte, mi sembrava eccessivo aumentarle per acquistare un elettrodomestico che non avevo mai avuto (se non quando ancora vivevo a casa di mamma). Alla fine, ha ceduto e non l'abbiamo comperata ma, ogni tanto, l'argomento salta fuori.
Questo dono è, dunque, un doppio dono. Perché non mi si è rimproverata neppure la scelta di non aver voluto la lavastoviglie.

A proposito di elettrodomestici vorrei fare una digressione. Mi sono spesso chiesta quale sarebbe l'unico elettrodomestico di cui non potrei fare a meno. E' sempre risultato essere la lavatrice. Potrei rinunciare persino al frigorifero. Persino al forno. L'idea di lavare tutti i panni a mano è, per me, assolutamente insostenibile.
Sempre oggi, mia figlia ha lavato per la prima volta in vita sua (alla soglia dei 16 anni che ormai incombono) una felpa a mano. Perché non c'erano lavatrici all'orizzonte e lei voleva che fosse pulita in un tempo inferiore alle 48 ore standard.
Ci sono cose che non hanno prezzo. Un buono per essere pigra dopo cena e la presa di coscienza dell'importanza di un elettrodomestico da parte di un figlio.

Il brano che vorrei consigliare stasera è Teardrop dei Massive Attack. Non cercate attinenze inesistenti e gotetevelo. Ad alto volume, in cuffia. Lasciando tutto il mondo fuori.


Gli heart balloon di Valeria 

lunedì 13 gennaio 2020

Vita da gatti

Il lunedì è la mia nuova domenica, considerando il sabato come un venerdì e la domenica come un sabato. Insomma, in questo momento, causa cambio di mestiere, ho il fine settimana che mi slitta di 24 ore.
Dunque, oggi mi sono concessa un po' di riposo pomeridiano sul divano. Al risveglio dall'abbiocchino mi sono accorta di essere stata colonizzata dai gatti. 
Meno male che ne ho solo due, altrimenti mi sarebbero servite gambe molto più lunghe.

C'è qualcosa di meraviglioso nei gatti. Hanno la capacità di trasmettermi quiete.
Molto probabilmente è una sensazione assai comune.
Probabilmente anche io trasmetto loro tranquillità perché non appena mi sdraio sul divano o sul letto arrivano e si acciambellano su di me.
E' una cosa reciproca.
Siamo la melatonina l'uno dell'altro.

Un po' meno quando cerco di scrivere e loro saltano sulla tastiera.
Un po' meno quando vien l'ora di mangiare e se tardo di qualche minuto miagolano come se li avessi torturati fino a quel momento.
Un po' meno quando mangiano le foglie dei miei papiri.
E un po' meno anche altre volte, ma restano bestiette adorabili e dolcissime.

A loro dedico il brano di oggi, che con i gatti c'entra niente ma che è capace di darmi la medesima quiete: All I can do (is write about it) dei Lynyrd Skynyrd.

Colonia felina composta da Mirò e Matita sulle gambe della sottoscritta
Dopo l'abbiocchino ci viene fame. Me la dai qualche crocchetta?

domenica 12 gennaio 2020

Giocando s'impara


Quando ero piccola non c'erano molti giochi di società. Il gioco dell'oca, Monopoli, le carte, Risiko, Cluedo, la tombola e poco altro.
Poi per un lungo periodo, i giochi di società, quelli belli, sono stati un po' da nerd con i giochi di ruolo complicati,  le carte strane e personaggi improbabili che diventavano veri e propri avatar del giocatore.
Da qualche tempo ho scoperto che i giochi di società hanno fatto grandi passi in avanti (completamente a mia insaputa).
Ce ne sono un po' per tutti i gusti.
Un amico ci ha proposto, tra gli altri, un gioco che si chiama Dixit, che trovo assolutamente fenomenale. Le carte sono disegni meravigliosi e una di queste è diventata la copertina del post.
L'immaginazione è la chiave che va utilizzata con un po' di astuzia. Divertente e intrigante, questo gioco ha un solo difetto: il tabellone contapunti è sottodimensionato, per i miei gusti. Le partite finiscono troppo in fretta.
Di buono c'è che, come in ogni gioco, di partite ne puoi fare quante ne vuoi.

Mi sembra, ma è una mia opinione assolutamente sindacabile, che la mia generazione abbia un po' schifato i giochi di società.
Tuttavia, forse è ancora così.
La tecnologia con le console e la grafica ad alta definizione hanno sbancato. Principalmente ci hanno isolato ma facendoci credere di far parte di una grande comunità. Perché, alla fine, uno può giocare con tutto il globo (grazie ad internet) senza avere le difficoltà - per contro neppure l'arricchimento e la profondità - di un rapporto umano.

Ciance a parte, il brano di stasera è Erase and rewind dei Cardigans.
Perché ci sono giochi e giochi ma nella vita reale c'è solo il tasto play.







sabato 11 gennaio 2020

Guarda che luna...


In queste sere, tornando a casa la sera, le montagne innevate illuminate dalla luna hanno accompagnato i miei percorsi. 
Mi è sembrato persino strano distinguere le cime nonostante l'inquinamento luminoso dei nostri paesi.
Stasera, un amico (grazie Ghisa) mi ha regalato uno scatto del satellite fatto con un cellulare di ultimissima generazione. Io non sarei riuscita ad averne uno simile neanche scattandolo con la mia Canon.
Il primo post del 2020 non poteva che essere accompagnato da una foto particolare e così saranno tutti quelli che seguiranno. 
E pensando a Ligabue (il cantante) che dice "certe notti la radio che passa Neil Young sembra avere capito chi sei", stasera vi propongo di ascoltare Harvest di Neil Young guardando questa bellissima luna e di godervi il sabato sera.