lunedì 28 febbraio 2022

Può darsi

Oggi, uno dei pulcini nati a settembre, ha deposto il suo primo uovo. Ho dunque avuto la certezza che si tratti di una gallina e non di un gallo. I tutorial dicono che è semplicissimo, dopo i tre mesi, distinguere un gallo da una gallina. E' sempre tutto semplice se lo sai fare.

E' stata un'emozione trovare quel piccolo uovo. La stessa emozione che avevo provato quando le uova si erano schiuse ed erano nati quei minuscoli esserini. La gallina livornese ha tirato su i pulcini come fossero suoi, non preoccupandosi affatto del colore delle loro piume, così diverso dalle sue, bianche e candide.

Ha insegnato loro a bere e mangiare, a pulirsi, a stare attenti ai pericoli. Li ha seguiti finché non ha ritenuto che fosse ora che se la cavassero da soli. Pochi piccoli pulcini color giallo scuro e marroncino, con le piume sulle zampe, in un pollaio di galline grosse e bianche. Le galline hanno tutta una loro gerarchia e non transigono. Sono anche aggressive l'una con l'altra ma non stabiliscono la gerarchia in base al colore delle piume. Una volta stabilita la gerarchia, nel pollaio si vive in tranquillità. Tutte mangiano, tutte depongono le uova e tutte dormono insieme, vicine per tenersi caldo e fare "massa critica".

L'uovo è piccino e di colore leggermente rosato. Impossibile confonderlo con quelli delle livornesi. Dentro, è semplicemente un uovo, uguale a tutte le altre uova.
Alle galline non importa nulla che quell'uovo sia diverso. Se ci fosse una gallina che cova, li coverebbe tutti. E il nuovo nato sarebbe semplicemente un pulcino.

Ora mi chiedo.
Se riescono le galline a considerarsi una sola unica specie, perché non ci riusciamo noi umani?
Può darsi che non siamo così evoluti come tendiamo a definirci.


lunedì 21 febbraio 2022

Non è male

Non mi ricordo più cosa sognavo di diventare da grande quand'ero molto piccola.

Il primo ricordo che ho, della mia infanzia, è del giorno in cui mio padre mi insegnò ad andare in bicicletta senza le rotelle. Dovevo avere su per giù tre o quattro anni. Andavo su una mini bicicletta bianca e arancione, nei primi anni '70 ignara del presente e del futuro. E' un ricordo vivido e non uno di quei ricordi che restano dentro solo a forza di raccontarli. Che magari neanche lo ricordi ma te lo hanno detto tante volte che ti ci sei convinto.

Ricordo anche, ma non saprei dire l'età, che una volta ero nel prato dietro casa di mia nonna Paola con mio cugino Alessandro e lui inavvertitamente mi diede una gomitata sul naso e il naso cominciò a sanguinare assai. Tornammo e nonna mi fece sdraiare sul divano con la testa in su cercando di fermare l'emorragia.

Poi, gli altri ricordi che ho saltano decisamente tutti dalle elementari in poi.

Mi sono resa conto che ho una memoria decisamente selettiva. Non so chi di voi abbia visto il cartone animato Inside out, ma l'omino con l'aspirapolvere nel mio cervello è una massaia decisamente più efficiente della sottoscritta. Riesco a ricordare un libro per decenni e, a volte, mi scordo interi periodi della mia esistenza.

Comunque, non mi ricordo più cosa sognavo di diventare da grande quand'ero molto piccola.
Alle medie mi sono convinta che sognassi di diventare veterinaria per grandi animali.

Non sono diventata veterinaria e la vita mi ha portato percorsi che sicuramente da piccola non immaginavo. Non che sia andata troppo male, alla fine. A volte, però, mi chiedo che veterinaria sarei stata e se sarei stata capace a curare i cavalli o far partorire le vacche.

Alla fine, di animali mi sono circondata lo stesso. Se stanno male li porto da chi li sa curare e mi godo il loro affetto. E non è male neanche questo.






lunedì 14 febbraio 2022

Da quella dopo in poi.

San Valentino, da quando esistono i social, è sempre motivo di riflessione.

Oggi, vince su tutto il presunto aforisma che allego come immagine.
"Se una persona può fare a meno di te, tu puoi fare lo stesso".
Ovvero puoi fare a meno di te stesso?
Un'istigazione al suicidio? 
Un invito all'annullamento della propria personalità?

Volendo capirne il senso, non è difficile,
Ma tutto questo astio e questo rancore non meritavano una frase che non desse adito a multiple interpretazioni?
"Se una persona può fare a meno di te, tu puoi fare a meno di lei".

Non voglio neanche indagare sull'utilità o meno del suggerimento. In generale, tutti sono utili (anche in senso emotivo) ma nessuno è indispensabile. Un cuore si spezza ma non si ferma. E via, con altri mille luoghi comuni che si potrebbero aggiungere alla lista.
Non c'è una ricetta applicabile a ciascuno di noi e, se ci fosse, dubito che si potrebbe riassumere in tre righe.

Così, a San Valentino, c'è chi non posta nulla. C'è chi posta la foto con la propria mezza mela, corredata da cuoricini o meno, chi mette la foto con il gatto e chi si riconosce in tre righe di un'aforisma che vuol dire tutto e niente. C'è chi ricorda il santo martire, chi Pantani (non dimentichiamo il pirata), chi qualcuno di caro che non c'è più, chi la notizia del giorno e via dicendo.

Dimmi cosa posti e ti dirò chi sei. 
Zuckerberg ci ha costruito un impero.
A me, invece, piace semplicemente fare attenzione a tutto questo. Forse, avrei dovuto studiare sociologia.
Magari la prossima vita. 
No, da quella dopo in poi. 
La prossima voglio studiare da avvocato.




 

mercoledì 9 febbraio 2022

Sono pronta

Sono in ritardo con il post della settimana, esattamente come la settimana scorsa.
Mi ero prefissata il lunedì perché per me è più comodo, in generale, ma la comodità (come molte altre situazioni della nostra vita) è soggetta a variabili incontrollabili.

Avevo in mente un paio di lunghe digressioni su due temi che mi stanno particolarmente a cuore.
Tra me e me (io e me stessa discutiamo molto) ho pensato che sarei potuta apparire "snob". Ultimamente va di moda pensare che sia snob parlare di qualsiasi cosa che non sia il green pass. Pare che sia l'elemento centrale della vita di ciascuno di noi.

In considerazione del fatto che, diverse volte, anche sui social me l'abbiate chiesto ho deciso di dirvi come la penso io. Così mi posso spacciare per "meno snob" e spero che Checco Zalone su questa locuzione ci faccia un'altra hit da ricordare.

La mia opinione è che il green pass sia una gigantesca idiozia. E ve lo dice una che ha fatto il Covid e dopo si è felicemente vaccinata fino alla terza dose.
Il green pass è lo strumento che un governo politicamente debole ha immaginato per coniugare differenti anime soggette al populismo becero e governare un popolo che, da decenni, è stato indotto a immaginare di conoscere materie che ignora, per mantenerlo al ruolo della dicotomia obbedisce/non obbedisce. Che è sicuramente più facile e meno costoso da governare di un popolo che studia. Sia in termini economici che di stabilità sociale.

Che studia. 
Non che si informa.
Io posso, di buon grado, informarmi tantissimo sulle traiettorie dei razzi ma non riuscirò mai a calcolarne una.
Ciascuno ha le competenze che ha acquisito studiando dalla base fino al vertice una materia. La tuttologia non è una materia. Sebbene il Faust, a scapito della sua anima, ci abbia provato a spacciarcelo come concetto.

Dunque, questo governo (anzi questi due governi) si sono dovuti confrontare con la realtà di una pandemia che nessuno avrebbe potuto immaginare se non nell'ambito della fantasia o della fantascienza.

Per decenni, i tagli sulla sanità hanno impattato fortemente sulla nostra (in quanto Stato) capacità di far fronte a un problema di questo tipo e di altri molto meno feroci. E siamo ancora fortunati perché la polmonite nei fantastici USA te la curano solo se hai l'assicurazione. In altri Stati, addirittura, tutto è nelle mani delle ONG.

Per decenni, i tagli alla scuola hanno "formato" generazioni di italiani che credono di aver scoperto la verità (con la EVVE maiuscola, come diceva un mio prof) solo perché hanno accesso a "canali" non convenzionali di informazione. Canali che, naturalmente, sono dispensatori di verità per l'unica ragione che dicono quello che ci si vuole sentir dire a differenza degli altri.

Così, i nostri due governi "dei migliori" hanno fatto l'unica cosa che poteva essere vagamente funzionale al conservare la poltrona e, contemporaneamente, indurre il numero più alto di persone possibile a vaccinarsi. Come hanno fatto altri Stati, peraltro.

Una scelta che io non avrei fatto. Perché io, il vaccino, l'avrei reso obbligatorio fin da subito per gli over 50 e soggetti deboli (con fasce da regolarsi in base al tasso di mortalità). Esattamente come si fa con i bambini per determinate malattie. E non solo, perché se ci piantiamo un ferro arrugginito nella gola, al pronto soccorso, l'antitetanica ce la fanno d'ufficio semplicemente dopo averci chiesto (se siamo in grado di rispondere) quando l'abbiamo fatta l'ultima volta.
Ho sentito persino qualcuno che si lamentava del fatto che il vaccino fosse somministrato senza aver contratto la malattia. Ma no? Davvero? Come se ci si vaccinasse contro la polio solo nel caso in cui si contragga la polio.

Non è anticostituzionale il vaccino obbligatorio, badate bene. Per motivi di salute pubblica, possono essere emanate leggi specifiche. Lo dice la Costituzione stessa. Eh, ma bisogna avere i numeri in parlamento. 

Comunque, ho letto e sentito, da un anno a questa parte, affermazioni ributtanti da una parte e dall'altra, nella dicotomia SiVax/NoVax. Affermazioni che non sto a ripetere perché afferiscono al concetto espresso prima, che spesso si è indotti a conoscere materie di cui si ignorano anche le basi. Insulti bipartisan da cui io mi dissocio totalmente.

Tuttavia, di persone che si indignavano prima, quando sanità e scuola erano continuamente prese d'assalto mentre entravamo nei locali senza green pass, ne conosco poche (anche se non pochissime vivendo in una realtà politicamente particolarmente sensibile). Conosco persone che hanno votato Berlusconi solo perché prometteva "milioni di posti di lavoro" mentre si tagliava su scuola e sanità. Oppure hanno votato la Lega perché "gli immigrati ci tolgono il lavoro e violentano le nostre donne" mentre si tagliava su scuola e sanità. Oppure il PD "perché mica vuoi lasciare il Paese in mano alle destre?" mentre si tagliava su scuola e sanità. Oppure il M5S dove "uno vale uno" mentre si tagliava su scuola e sanità.

E questa sì che si chiama par condicio.

Il futuro ha bisogno di programmazione, non di emergenza. Ci vogliono decenni non proclami.

Conserviamo tutta questa indignazione, da una parte e dall'altra, e impariamo ad esprimerla prima dell'emergenza.

Ora lapidatemi. Sono pronta.

mercoledì 2 febbraio 2022

La papera non c'entra

Quando ero piccola Sanremo a casa mia si vedeva tutti gli anni. C'è da dire che quando ero piccola c'erano sei canali TV e le piattaforme on demand erano fantascienza pura. 

Mi ero anche innamorata di Luis Miguel, un anno. Mia madre mi aveva regalato una T-shirt bianca con il suo faccione dentoso stampato sopra, che però io mi vergognavo a mettere per andare in giro. Anche da giovane capivo che ci sono cose che ti piacciono di cui è meglio non vantarsi.

Ad un certo punto ho smesso di vederlo, Sanremo, e con mia grande sorpresa non ne ho affatto sentito la mancanza. Tanto le canzoni le sentivo lo stesso, sia quelle belle che quelle orrende, poiché la radio le trasmetteva in heavy rotation almeno finché non cominciavano ad uscire i successi usa e getta dell'estate. Cosa che succede ancora adesso. Tal quale.

I siparietti non mi sono mai piaciuti anche se devo ammettere che, da quando c'è Twitter, tutto quello che ne discende crea meme favolosi.

Un anno ero in un autogrill e vendevano un cd di un tale di cui mi era piaciuto il primo album: Raphael Gualazzi. L'ho comperato e, solo dopo, mi sono accorta che uno dei brani contenuti era passato a Sanremo.

Da qualche anno, i ragazzi ogni tanto lo guardano e ne seguo qualche pezzetto anche io. Ieri sera, per esempio, credo di averne vista una mezz'ora. Da Fb ho scoperto che Achille Lauro si era già esibito e che i Maneskin sarebbero stati ospiti. Ma devo aver spento prima perché non li ho visti esibirsi.

Dentro casa, le canzonette. Fuori, il delirio. 

Sono tre giorni che tira un vento allucinante. Ma da ieri sembra che debba sfogare una rabbia repressa. Ho terra e polvere persino nei pensieri. La regola numero uno se abiti in valle di Susa è: inchioda a terra tutto quello che non vuoi trovare a Torino la prima volta che tira vento forte. Cioè, assai spesso. 

E' vento di Fhoen. Caldo. Ci saranno 20 gradi, fuori. Sempre che si riesca a stare in piedi con il termometro in mano per misurare la temperatura.

Le piante stanno gemmando. La mimosa del mio vicino è quasi in fiore. E io temo che le mie galline diano per spacciato l'inverno e cambino di nuovo le piume.

Appena il vento calerà tornerà l'inverno. Ma la natura non lo sa.


PS: Un consiglio non richiesto. Quando tira vento forte state lontani dai cassonetti e dai pannelli su cui affiggono i manifesti.

PPS: La foto della papera non c'entra ma l'ho fatta in questi giorni e mi sembrava simpatica