giovedì 31 gennaio 2019

#335 I giorni della merla

Nevica.
Finalmente nevica. 
Dopo un tot giorni di pioggia tardo autunnali seguiti da un tot eterno di giorni di vento, finalmente nevica.
C'è qualcosa di magico nella neve. Se riesce a farne più di due cm.
Mi rendo conto che sia una scocciatura doversi muovere da casa.
Sarebbe più bello poterla guardare dalla finestra con un camino acceso e un buon bicchiere di vino in mano.
Ma è bella lo stesso.
E sarebbe meraviglioso durasse fino a sabato sera.
Se l'influenza ce lo consentirà, io e la mia mezza mela andremo a fare la passeggiata eno-gastronomica a Mompantero, quella che precede il Fora l'Ours. E' un'iniziativa strepitosa cui, però, non sono riuscita a partecipare tutte le volte che avrei voluto. E' bella la passeggiata e, soprattutto se non la si è vista mai, anche la sfilata della domenica.
Un mio pensiero di grande simpatia va sempre all'uomo sconosciuto che sta sotto le pelli dell'orso costretto a bere ogni quattro passi e al mal di testa con il quale si sveglierà.
La neve sarebbe una cornice stupenda. 
Poter partecipare senza l'influenza sarebbe fantastico.
Ci sono ancora un sacco di se.
Per il momento mi godo la neve.


mercoledì 30 gennaio 2019

#336 I numeri che mi circondano

Io ho una passione insana e maniacale per i numeri.
Soprattutto se sono particolari, ripetitivi o palindromi. II numeri intorno a me attirano sempre la mia attenzione. 
Le targhe, il contachilometri, i numeri di telefono.
Raramente li ricordo a memoria ma ogni volta, dentro di me, penso per quale numero sono divisibili, se riesco a estrarre la radice quadrata o se hanno una relazione tra di loro.
Tutto mi fa fare conti mentali assolutamente inutili.
La matematica mi è sempre piaciuta nella sua linearità.
E' una materia che non mi è mai pesato studiare.
Aiutare i miei figli (e non solo) a fare gli esercizi è sempre abbastanza divertente. Dico abbastanza perché, spesso, io risolverei i loro esercizi con strumenti che loro non hanno ancora e tornare indietro non è così immediato. Per esempio risolvere semplici problemi di geometria con i "pezzettini" anziché con le equazioni ha messo in crisi più volte la mia capacità di ragionamento.
Quando apprendiamo un modo più semplice per fare una cosa, è piuttosto naturale dimenticare quello più complicato. Tuttavia, è anche evidente che per arrivare a fare una cosa più complessa si cominci dalle basi.
Tutto questo per dire cosa? Oggi ho pensato a quante nozioni ho dimenticato nel corso della vita e quante volte non le ho rimpiazzate con la loro logica evoluzione. Mi piacerebbe sapere con quale criterio il mio cervello sceglie cosa ricordare e cosa dimenticare.
Qualche anno fa ho visto un bel cartone animato, "Inside out", il cui intento era quello di spiegare i meccanismi base del cervello umano. I ricordi erano sfere e ogni sfera seguiva un suo percorso dall'apprendimento, all'archiviazione e, molte volte, alla dismissione totale.
Ognuno di noi ricorda cose differenti per ragioni differenti. La stessa nozione per qualcuno è importante, per altri completamente inutile.
A me, tuttavia, piacerebbe solo sapere perché il mio cervello ritiene essenziale esercitarsi continuamente sulla matematica dei numeri che mi circondano. 

martedì 29 gennaio 2019

#337 Coccole e compressore

Stasera scrivo dal letto, con la testa di Alessio appoggiata sulla mia spalla.
La giornata è stata massacrante e poteva concludersi in un disastro su tutti i fronti se non avessi una mezza mela piena di risorse.
Si è rotto un macchinario al lavoro. Essendo datato ha spesso qualche acciacco.
Sebbene io abbia imparato a fare, volente o nolente, un sacco di cose nella mia vita, ce ne sono molte di più che mi mancano completamente. Tipo, saper aggiustare un compressore. Anzi, prima ancora saper identificare un guasto in un macchinario che possiede al suo interno un compressore.
Alla mia mezza mela sono bastati tre minuti per capire cosa non funzionasse e poco più di un'oretta per sistemare il tutto.
L'influenza mi sta sfiancando.
Sono le 20,24 e sono già nel letto. Tachipirina in corpo, freddo nelle ossa e coccole di Alessio per aumentare il buonumore. Anche se fa mille domande mentre scrivo. 
"Perché mezza mela? Perché non melanzana? O arancia? O carciofo?" 
"Perché si mette lo spazio dopo la virgola?" 
"Perché non cambi colore ai caratteri?"
Comunque non è facile concentrarsi. Ma io non voglio concentrarmi. Voglio le coccole dell'Alessio e il piumone caldo.
E per oggi, basta così.

lunedì 28 gennaio 2019

#338 Per fortuna è lunedì

Gennaio è già eterno e difficile. 
Poi c'è l'influenza.
A casa mia funziona così: un componente del nucleo familiare prende il virus e tutti gli altri, a catena, lo contraggono. 
A distanza di qualche giorno, per rendere la cosa più interessante. 
Non si esce indenni da nessun virus. Qualsiasi esso sia.
Insomma, in caso di epidemia di peste contateci già tra le vittime.
Da quando sono nati i ragazzi io sono riuscita a contrarre persino malattie che, normalmente, dopo i 12/13 anni non si fanno più. 
Comprese la bocca-mani-piedi e la quinta malattia.
Un disastro.
Ma la cosa peggiore di tutte è che, lavorando in proprio ed essendo mamma, non mi posso neanche permettere di stare una settimana a casa sotto le coperte come fanno tutti coloro che vogliono guarire decentemente.
E allora vai di tachipirina e compagnia cantante. Poi, ragazzi a scuola, lavoro, ragazzi alle attività pomeridiane e serali, cena, lavori di casa, eccetera.
Quando anche i figli mi guardano e mi chiedono "Sei stanca?" vuol dire che faccio impressione.
Ah sì, ma per fortuna è lunedì. 
C'è tutta una meravigliosa settimana davanti. 
Dentro un capannone immenso e dunque gelido. Una prospettiva allettante.
Adesso mi faccio una tisana e poi vado a svenire guardando Grey's Anatomy.

domenica 27 gennaio 2019

#339 Supponiamo

Supponiamo che io sia ai vertici del potere di uno Stato.
Supponiamo che per qualche ragione poilico-economica mi serva l'Umbria. Ma c'è un problema. In Umbria ci sono gli umbri. E a me serve che, invece, vadano a starci gli amici miei.
Ora, se io arrivo con i carri armati a liberare l'Umbria dai suoi legittimi occupanti l'intera opinione pubblica mondiale mi salta al collo e mi destituisce in un millisecondo.
Se io invece, avendo a disposizione l'informazione e l'educazione, comincio a parlare male degli umbri, a dare risalto ai casi di cronaca nera in cui il delitto è commesso da umbri o da parenti di umbri o da umbri di seconda generazione. Comincio a instillare nella popolazione la "paura" degli umbri. La propaganda la faccio su tutti i mezzi a disposizione: tv, radio, social network, comizi.
Gli umbri cominciano così a essere malvisti. A quel punto, quando succede qualche cataclisma in Umbria io, Stato, non intervengo. Dico che è chiaramente un volere di Dio se agli umbri succede sempre qualcosa. 
Difendo i primi cani sciolti che decidono di usare violenza sugli umbri. Dico che certamente non lo hanno fatto perché erano umbri ma intendo esattamente il contrario. Poi d'altra parte un po' se la cercano la violenza perché quando si commettono reati o violenze, gira che ti rigira, c'è sempre di mezzo un umbro.
A questo punto comincio a fare leggi che rendano difficile la permanenza degli umbri nella loro legittima terra. Rendo loro la vita sempre più difficile. Ma molti sono ostinati e continuano a restare in Umbria, nonostante le vessazioni e le difficoltà.
Allora decido che devo difendere la mia italianità dagli abitanti dell'unica regione del centro Italia non bagnata dal mare. Pertanto comincio a mandare in galera o al confino tutti coloro che non sono d'accordo con me, soprattutto se umbri.
Nella totale disinformazione della propaganda decido che gli umbri non possono più andare a mangiare nei ristoranti, avere un attività in proprio e avere la casa in affitto.
Non basta. Molti continuano a stare in Umbria. Allora li carico su un treno e li rimando al loro paese. L'Umbria? No, la Siberia. Poi, siccome ci saranno discendenti a reclamare la terra, decido che in Siberia ci mando anche tutti coloro che sono imparentati fino alla seconda generazione con gli umbri. Ho i registri dell'anagrafe quindi non scappa nessuno.
Tutto questo orrore, se sarò brava nella propaganda, passerà sotto silenzio. E coloro che non sono umbri non diranno nulla. Pochi cercheranno di difendere realmente quella popolazione.

Ora, non so se questo a tutto voi ricorda qualcosa. Ma è già successo in passato e sta succedendo di nuovo oggi, ma in nuovi termini. Prima una religione. Oggi il colore della pelle. Domani? Io non sono tranquilla e non starei tanto tranquilla neanche fossi in voi.

sabato 26 gennaio 2019

#340 Io, mi faccio distrarre.

E' così.
Ognuno ha le sue passioni.
Può tarparle, nasconderle, cercare di dimenticarle. 
Ma alla fine, loro spuntano fuori.
E' abbastanza facile quando sei appassionato di puzzle. Per fare un esempio. Compri un puzzle, fai il puzzle. Una cosa come L'era glaciale (il primo) nella conversazione tra Diego (la tigre fichissima) e Sid (il bradipo): "Non sei molto bravo a seguire le tracce, eh?" "Ehi, sono un bradipo: vedo la foglia, mangio la foglia, fine della traccia".
Un po' meno facile quando ti piace da impazzire suonare la chitarra ma sei negato. C'è il chitarrista e tu lo stalkeri perché ti suoni questo o quel pezzo e poi ti lanci e continui a essere negato. Perché si può anche avere una passione ma l'abilità della lunga applicazione (almeno nel suonare uno strumento) fa la differenza.
Ancora meno facile se sei appassionato di moto ma non ti puoi permettere nemmeno una bici. Allora scrocchi un giro a un amico che si fida (se si fida) e quando scendi e devi restituire la moto è come se ti avessero tolto un rene e ti avessero lasciato per strada.
Insomma, le nostre passioni devono fare i conti con il nostro portafoglio, con le nostre capacità e anche con il tempo che possiamo dedicare loro.
Non serve neanche dire a noi stessi che saremo capaci di appassionarci a un'attività differente, perché dopo un po' sarà comunque abbandonata.
Le passioni non le scegliamo.
Sono loro a scegliere noi.
Quello che possiamo fare è rinunciare ad altro (soldi, tempo, impazienza) per arrivare al risultato.
Io ho un grande difetto: mi faccio distrarre dalla vita. Ma ammiro fortemente chi, invece, resta concentrato sull'obiettivo e, alla fine, quello che vuole l'ottiene.
La costanza è davvero una qualità che vorrei imparare ad avere.

venerdì 25 gennaio 2019

#341 Il granello

Non bisogna mai perdere la speranza.
Che le cose possano andar meglio.
A livello personale, certo, ma anche a livello collettivo.
Lo so. A volte è difficile.
Ci sono giornate ricche di cose che non funzionano affatto come dovrebbero. Succede a tutti. Io ne sto collezionando una lunga serie. Insomma quelle giornate dove la legge di Murphy impera e se la tartina cade, cade sempre dalla parte del burro.
Arrivo a casa e vorrei sentire una notizia confortante. Invece niente. 
E' la settimana della Memoria e troppi italiani continuano a non ricordare niente. Non c'è amore, soliderietà, accoglienza. In Venezuela c'è un inizio di guerra civile. Il piccolo Julen, a Malaga, è ancora in quel microscopico pozzo, come Alfredino quasi trentotto anni fa. 
In ogni dove, vedo solo grandi e piccole tragedie.
Ma non bisogna perdere la speranza.
Perché c'è sempre un granello di speranza.
A livello personale c'è l'abbraccio di una persona a cui vogliamo bene, una risata con gli amici, una coperta di pile e una tisana bollente o un bacio inaspettato.
A livello collettivo, bisogna concentrarsi sulle persone che possono davvero essere un esempio con il loro pensiero e il loro comportamento. Bisogna imparare ad ascoltare solo quelle e dimenticare tutti i ciarlatani e i criminali.
Quel granello è IL granello, che prima o poi (sperando sia più prima che poi) incepperà l'ingranaggio dell'ignoranza.
E allora avremo ancora giornate difficili ma guardandoci intorno ogni giorno, forse, il mondo sarà un pelino migliore del giorno prima.

giovedì 24 gennaio 2019

#342 Medicine d'oltralpe

Domani mattina sostituirò la pillola con un altro metodo anticoncezionale più adatto alla mia età, secondo il ginecologo: la spirale. 
Ovviamente sarà il medico a occuparsi della questione.
Ma sono comunque un po' in ansia.
Voi direte: ma a noi che ci frega? E anche, perché devi stare in ansia?
Alla prima domanda rispondo solo che questo è il mio diario quotidiano e quindi ci scrivo quello che voglio.
Alla seconda domanda rispondo che il "libretto di istruzioni" è lungo come i Promessi sposi. Ci sono un milione di cose che possono accadere alla spirale, una volta posizionata nella sua sede opportuna, di cui io dovrò essere consapevole. E sinceramente spero di essere in grado.

Ma la vera domanda che dovreste, invece, farvi è: perché il bugiardino è scritto in francese? Questa sembra una sciocchezza ma è una domanda intelligente.
L'anticoncezionale in oggetto, infatti, è stato acquistato in Francia anziché in Italia poiché c'è un risparmio oggettivo di oltre il 50%. Ovvero è costato circa 110 euro contro i circa 240 euro che sarebbe costato acquistandolo in una farmacia italiana. Diciamo che il risparmio è valso il viaggio, soprattutto perché non ci sono nemmeno dovuta andare apposta considerando che la mia mezza mela è spesso oltralpe per lavoro.
Le ragioni politico-economiche di questa differenza io le ignoro.
Quello che so è che oggi hanno annunciato un aumento, a partire dal 1 febbraio, del prezzo di quasi 800 farmaci da banco di fascia C. Compresa la Tachipirina che, come sanno più o meno tutti, è anche uno dei pochi farmaci somministrabili ai bambini. Compresi l'Oki, il Voltaren, il Fluimicil.
Lo so che ne avete scorte a casa.
Quindi?
Quindi, niente. Se siete senza Oki compratelo prima della prossima settimana. E se dovete acquistare un anticoncezionale, beh, consiglio un breve espatrio.




mercoledì 23 gennaio 2019

#343 Ci si evolve

I gay stanno "aumentando". Lo scrive Libero, quindi sarà vero.
Una volta, al Valentino, era sera e sono stata morsa da un omosessuale, che vagava nell'ombra della colpa e del peccato.
E' stata un'esperienza terribile.
Mica per il dolore. Per giorni ho avuto il dubbio se mi piacesse più il pene o la vagina. Per non destare sospetti, ho provato entrambe senza farne partecipe nessuno. E  decisi che mi piacciono più gli uomini.
Mi sarò vaccinata?
No, perché è importante. Non vorrei essere portatrice sana di omosessualità.
E se poi la trasmettessi ai miei figli dandogli il bacio della buonanotte?
E' bella l'Italia oggi.
I pericoli sono semplici, identificabili, anche per una minus habens come me.
Se mi tengo lontana dai gay e dai migranti (di colore, sia ben inteso), la mia vita corre via liscia. Ancora meglio se appendo un crocifisso nelle classi dei miei figli e, per sicurezza, anche a casa. Il papa quando parla non lo ascolto perché la messa la so a memoria. 
E sotto il cuscino ci tengo un revolver. Per sicurezza, eh. Non lo uso io, lo usa la mia mezza mela. E' lui che porta i pantaloni, no? Ma mi sento sicura.
Sui meridionali son tranquilla. Ormai sono stati educati. Mica viviamo più negli anni '60. Si va avanti. Ci si evolve.
E' bella l'Italia oggi. Perché faccio una vita di merda ma me la posso sempre prendere con chi fa una vita più di merda della mia. Sentirmi superiore ha la sua importanza.
Un paio di giorni l'anno volano le frecce tricolore ed è fantastico.
A mio figlio, a scuola, hanno regalato una copia della Costituzione.
Ci ho acceso la stufa a pellet.
Quando la mia ditta fallirà perché per sette mesi l'anno lavoro solo per pagare le tasse, avrò il reddito di cittadinanza. Oh, se mi va bene posso trovare un lavoro a Bari in un call center. E' comodo tutto sommato.
Ora è tardi, mi perdo Maria De Filippi.
Vi lascio con una simpatica poesia che ho trovato in un meme su Insta.

«Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, 
e fui contento, perché rubacchiavano. 
Poi vennero a prendere gli ebrei, 
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. 
Poi vennero a prendere gli omosessuali, 
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. 
Poi vennero a prendere i comunisti, 
e io non dissi niente, perché non ero comunista. 
Un giorno vennero a prendere me, 
e non c’era rimasto nessuno a protestare»
Martin Niemöller (1892-1984)

martedì 22 gennaio 2019

#344 Redivivo

Stasera ho deciso di riguardare The revenant.
L'ho visto un po' di tempo fa ma non deve avermi colpito molto perché ricordo solo vagamente la trama.
Voglio rivederlo per capire se succederà come con Silverado e Salvate il soldato Ryan. Sono due film di cui credo di aver visto almeno dieci volte solo i primi 15 minuti. Mi conciliano il sonno meglio di un gran premio.
Saranno le sparatorie iniziali che mi fanno perdere l'interesse.
O il divano troppo comodo. 
Oggi è stata una giornata lunga e impegnativa. La prospettiva di un film sul divano mi attrae assai.
Mi sono svegliata stamattina dopo aver fatto un sogno inquietante. Una cara amica mi ha consigliato di scriverli su un quadernetto, i sogni che faccio, perché rileggendoli alla luce del passato e del futuro possono essere in grado di darmi nuovi spunti di riflessione su me stessa.
L'ho fatto per mesi, poi ho perso l'abitudine.
Per Natale, tra gli altri regalini simpatici, ho ricevuto anche un quadernetto. Se la sveglia non fosse così ostile con me il mattino potrei anche pensare di riprendere questa abitudine. Ancora non li ho riletti quelli vecchi, ma ci sarà un giorno in cui sono certa che potrà farmi piacere.

lunedì 21 gennaio 2019

#345 C'è sempre almeno un ma

C'è stato un momento della mia vita in cui mi sono impuntata e tutto il cibo che entrava in casa doveva essere "etico". 
Avevo a disposizione due guide al consumo critico e quando entravo in un supermercato ne uscivo, ore dopo, con una cipolla e una confezione di lenticchie.
Il boicottaggio era, per me, la via secondo la quale le grandi aziende avrebbero capito che era giusto non sfruttare il prossimo, animali o territorio.
Ne sono convinta anche ora.
Ma.
Ci sono due ma.
Il primo è che se non si è tanti a operare un boicottaggio coordinato (tanti in termini di migliaia e in un breve tempo che renda il messaggio comprensibile) lo sforzo di un singolo risulta inutile.
Il secondo è che la limitatezza delle risorse economiche a disposizione delle famiglie rende questa procedura praticamente impossibile. Perché, giustamente, ciò che è coltivato/allevato in un modo migliore costa senza dubbio di più.
Nel mio piccolo, continuo a non comperare una serie di marche ma credo di farlo solamente perché mi sento meglio con me stessa e non certo per produrre un danno all'azienda in questione.
Ma.
C'è un ma.
Ho imparato che se la frutta e la verdura la compro al mercato mi dura di più e alla fine non mi costa troppo di più. Anzi. E ho imparato che la stessa cosa posso farla con la carne acquistando un po' di chili misti della stessa da un allevatore per poi congelarla.
Insomma, ho calato l'attenzione e se mia figlia vuole la Coca cola gliela compro anche. Berla, mai (ma ho la fortuna che mi fa pure schifo).
Ma.
C'è ancora un ma.
Con un po' di attenzione a non sprecare, imparando a fare in casa alcuni generi di prima necessità (per esempio la pasta) e non comperando mai cose già pronte (tipo i 4 salti in padella) alla fine non ci rimetto neanche.


domenica 20 gennaio 2019

#346 Distratta dai passi

Ogni tanto ci succede di riuscire a trascorrere una domenica tranquilla. 
Talmente bella e candida che si potrebbe definire perfetta.
Una bella camminata senza pretese fino a Pavaglione. Un ottimo e abbondante pranzo da Luca all'Osto ed Pavajon. Un'altra camminata di rientro ammorbidita dal vino e dal buonumore, cantando tutte le canzoni italiane trash degli anni '80.
Ogni tanto succede di tornare a casa, con le gambe stanche e l'animo allegro.
Arrivare a casa e godere di una bella doccia calda.
Improvvisamente, sentirsi una persona nuova.
Camminare fa bene. Al fisico, sì, ma soprattutto alla mente che distratta dai passi e dall'impegno fisico non corre ai problemi quotidiani. 
A me e alla mia mezza mela piace camminare.
E' bello condividere una passione.
Spero che il 2019 mi regali più tempo per la montagna rispetto all'anno scorso. Mi piacerebbe fare un paio di cime su cui non sono ancora salita ma per il momento non ho ancora le gambe. Sarebbe bello arrivare a potercela fare prima dell'estate.
Due anni fa sono salita sullo Chaberton senza neanche sentire la fatica. Ecco, quest'anno mi piacerebbe tornare ad avere quel livello di allenamento. Diciamo che mi ci metterò d'impegno.

Una parte di valle di Susa, dalla strada per Pavaglione.

sabato 19 gennaio 2019

#347 Il piano B

Stamattina mi sono svegliata molto prima di quanto avrei voluto.
Giusto perché quando non ho impegni me ne prendo per non rischiare di oziare.
Si chiama masochismo.
Comunque, mi sembra passato un minuto dalla sveglia e sono già le 22.
E non ho fatto nulla, a parte le ore dedicate al tesseramento dell'Anpi, di tutte le duemilacinquecento cose che avevo in programma di fare.
Perché la regola numero uno, in generale, è non credere mai a una mezza mela appassionato di bricolage che ti dice: "Vado da Bricoman, sono qui tra un'ora e mezza" oppure "Tranquilla, ci metto un quarto d'ora a fare quel lavoro e poi andiamo".
Mai.
L'appassionato di bricolage ha un concetto di tempo diverso da quello del resto del mondo. Lui pensa davvero di metterci un quarto d'ora ma poi c'è sempre una vite che non avvita, un trapano che non trapana, una lama che manca o un attrezzo che non attrezza. E passano le ore.
Quindi la regola numero due è avere sempre un piano B per occupare le ore di attesa e non farsi fuorviare.
Oggi sono stata fortunata perché ho trascorso quel tempo con due amiche e ho fatto chiacchierate interessanti.
Ma non avevo previsto un piano B.
Bisogna sempre arrivare preparate.
Leroy merlin è sempre dietro l'angolo.

venerdì 18 gennaio 2019

#348 Ridendo e scherzando

Ridendo e scherzando sono già passati 18 giorni di questo 2019.
Le premesse non sono propriamente incoraggianti anche se finalmente credo di aver fatto pace con la fatturazione elettronica. Lei non ha ancora fatto pace con se stessa, però, visto che ci mette giorni a elaborare le fatture, mentre prima era tutto più immediato.
Io le ragioni di questa scelta non le capisco.
Ma io non sono un'economista.
Tutto questo mi fa venire in mente due cose:
- mio papà che, ogni tanto, mi diceva che alcuni meccanismi prima di essere partoriti passavano all'Ufficio complicazioni affari semplici
- Asterix e Obelix nella puntata del cartone animato dove dovevano, tra le dodici fatiche, uscire indenni da un palazzo in cui si produceva soltanto burocrazia.

Tuttavia resto ottimista.
In generale.
Fatta esclusione per la fatturazione elettronica.
Per quello un po' di pessimismo rimane.

Comunque stasera ho una cena. E sono la cuoca oltre che la padrona di casa.
Pertanto, amiche e amici, vi auguro uno splendido inizio di fine settimana e vado a cucinare.

Chiudo con un appello, chi di voi ha spazio per un asinello?
Vi giro un link. Magari qualcuno si riesce a portare a star meglio...
Asinelli cercano casa

giovedì 17 gennaio 2019

#349 #tenyearschallenge

Dieci anni fa Alice stava per compiere 5 anni, Alessio 3.
Tra pochi giorni, infatti, diventerò ufficialmente genitrice di due teeangers.
Non so a voi ma, alla fine, questi dieci anni sono volati.
Scrivevo per Luna Nuova.
Oggi, io e Chiara cerchiamo di tenere a galla, con mille difficoltà, una piccola azienda artigianale che produce abbigliamento sportivo.
Dieci anni fa era l'ultimo anno dei 30. Oggi è il mio ultimo anno nei 40.
Abitavo in una casa diversa, con una persona diversa.
Insomma, è cambiato tutto.
Se facessi la twentyyearschallenge sarebbe ancora tutto più amplificato.
Vent'anni fa ero una palla impazzita, incapace di fermarsi. Due mestieri, quattro ore di sonno per notte, la moto e nessuno che riuscisse a fermarmi.
Dieci anni prima, beh, c'era ancora mio papà e io ero ancora a casa dei miei, tentando di affrontare una facoltà universitaria che non mi piaceva, che non avevo scelto e di cui mi importava poco. Dovevo ancora conoscere quello che fu, ai tempi, il mio primo amore (che però non durò molto, a causa mia).
Poi, le foto potranno anche rendere l'idea di come uno invecchia o diventa grande. Ma è tutto il resto che fa la vera nostra storia.
Quello che è rimasto uguale in 30 anni? Sono sempre stata del Toro, di sinistra, amante della lettura, delle moto e del cibo, incapace di stare ferma ma soprattutto incapace di vivere senza tutte le mie amicizie, vecchie e nuove.
Se io sono la persona che sono, all'80 per cento lo devo alle stupende persone che popolano la mia vita.
E voi? Come eravate 10, 20 o 30 anni fa?

#tenyearschiallenge
#20yearschallenge

#30yearschallenge


mercoledì 16 gennaio 2019

#350 Ma alla fine cos'è un diario...?

Vorrei dire tante cose questa sera.
Ma non mi riesce di dire nulla.
Tenere un diario quotidiano senza farlo diventare un semplice commento personale di ciò che accade nel mondo non è semplice.
Dovrei cominciare a raccontare di me, di cosa mi accade, di quello che penso e di quello che provo. Dei miei problemi e delle mie vittorie. L'idea iniziale era quella ma mi sono resa conto che è molto più difficile di quello che pensassi.
E' una battaglia con me stessa che per il momento sto perdendo.
Mi sono imposta di scrivere ogni giorno una pagina perché è un impegno costante e complesso per me. Mi sono imposta un traguardo.
Ho scelto proprio questo anno perché, in un modo o nell'altro, ci saranno grandi cambiamenti nella mia vita. Ve ne parlerò a tempo debito, quando saranno più definiti. Queste pagine le ho immaginate come in collegamento tra il passato e il presente.
Eppure, quando mi siedo alla tastiera, non riesco a vedere il foglio bianco come un quaderno su cui scrivere e poi infilare in un cassetto. Sicuramente perché scrivere sapendo di essere letti non lascia spazio a quella schiettezza che si affiderebbe a un foglio di carta sul comodino.
Non che si vogliano nascondere le cose. Non c'è nulla da nascondere ma ci sono nomi, volti, amori, odi e rancori che, per me, è molto difficile condividere con il mondo pur affidandoli a metafore e pur sapendo di non avere milioni di lettori. E, forse, è ancor più difficile condividere le vittorie e i sassolini che mi levo dalle scarpe, per paura di apparire semplicemente vanitosa. Anche se vanitosa non è l'aggettivo esatto. Ma in questo momento non mi viene il sinonimo calzante.
Insomma ci provo.
Magari qualcuno avrà la voglia e la pazienza di passare questo 2019 con una parte di me in continua evoluzione. Chissà dove mi porterà e dove porterà tutti voi, quest'anno dispari. Sarà che sono curiosa di natura ma mi piacerebbe davvero che me lo diceste alla fine di questa lunga esperienza virtuale.

martedì 15 gennaio 2019

#351 Fango demineralizzato

Il martedì è il giorno peggiore della settimana, per quel che mi riguarda.
In generale, se deve succedere qualcosa di negativo succede di martedì.
Rotture immani di ovaie o di attrezzature? Martedì.
Insopportabili discussioni o più che ridicole discussioni? Martedì.

Invece, oggi, è stato un martedì insolito.
Motivi per gioire:
- Sono riuscita a emettere (e far ricevere!) le prime fatture elettroniche dall'inizio dell'anno.
- E' passato a trovarmi in ditta un amico con cui ho avuto una conversazione confortante
- Sono arrivata a casa e sono riuscita a infornare il pane che avevo impastato e preformato ieri e a cucinare le melanzane alla parmigiana e il riso al salmone.

Mentre l'Italia si felicitava ancora per l'arresto di Battisti e ringraziava il grande capitano (che poi potevate ringraziare me, tanto abbiamo avuto il medesimo ruolo nella vicenda) io andavo a fare la spesa in uno dei tanti discount che popolano la media valle di Susa. 
Ho speso 10,52 euro. In un hard discount. Per 4 articoli.
Non che vi freghi qualcosa.
Ma ho comprato una mozzarella per pizza scrausa (di bassa qualità, ndr, per citazione di mia figlia), quattro foglie di basilico, due etti di salsiccia e un filetto neanche troppo microscopico di salmone congelato. 10,52 euro.
Poi, però, penso a quelli che devono produrre due etti di salsiccia impacchettata in un contenitore di poliuretano espanso, coperto dalla plastica e ben ordinata in esso per fare in modo che alla grande distribuzione di un hard discount costi 3,99 euro. Iva compresa.
Ovvio che non può aver allevato il maiale e macellato. Ovvio che non avrà potuto comprare la pasta di salsiccia dal macellaio sotto casa. Ne avrà prese settemila tonnellate da un macello qualsiasi già insaccate e le avrà impacchettate presumibilmente pagandole 0,50 al chilo e vendendole a 0,60 euro. A stima.
Poi ci sono da pagare il rappresentante, il corriere o la ditta di grandi trasporti, il magazziniere e il cassiere, quando la linea è diretta. 
Chi va a fare la spesa vorrebbe tutto (qualità, bio e pugnette a costo zero) ma non è possibile. Perché le persone tendono a lavorare per vivere e non per il piacere di impegnare la loro giornata mentre aspettano di tornare nel loro loft a farsi un idromassaggio. Mica per volare a Bora Bora o comperare una Bentley. Tendenzialmente per vivere.
Io lo so perché questa cosa la vivo ogni giorno che dio manda in terra.
Il mio pane
La differenza è che se vado all'hard discount a comperare la carne di maiale non mi aspetto che sia stata allevata a ghiande e porcini delle grotte australiane, tra carezze e fango demineralizzato.
So che se voglio il coniglio buono vado da Daniele e lui me lo vende ma, giustamente, mi fa pagare il suo lavoro. Se voglio una verza che duri quattro giorni devo acquistarla direttamente. Oltretutto sottopagando chi ha prodotto.
Allora, ditemi, il problema è ancora Battisti? E' ancora il povero disgraziato che dorme nella prestigiosa via Roma a Torino?

La parmigiana


lunedì 14 gennaio 2019

#352 Meno male

Diciamocelo. La notizia del giorno è la cattura di Battisti.
Non il cantante e nemmeno il patriota, quello a cui intitolano le vie.
Il terrorista, per intenderci.
E' stato uno show fantastico.
In diretta, grazie al live di Local team, ho assistito al suo arrivo in aereo e, cercando di non vomitare, ho anche letto i commenti che si susseguivano in diretta. Roba che non so se invitarvi a leggere per vedere quanto in basso può arrivare un leone da tastiera o dirvi di lasciare perdere per vivere le prossime ore senza i conati. Roba da querele e denunce per istigazione alla violenza. Roba da forcaioli puri.
Non mi sono mai sentita dare della zecca (in quanto anima profondamente di sinistra) così tante volte in soli 15 minuti.
Comunque è stato un show fantastico. Un uomo di 60 anni accolto da enne poliziotti e due ministri in parata come se l'avessero trovato loro, di persona personalmente, anziché i servizi e l'Interpol o il team in divisa di riferimento.
Bello show. Grandi.
Ora che Battisti è in galera e i migranti non possono più sbarcare abbiamo risolto i grandi problemi economici e sociali degli italiani. Meno male. Ero un po' preoccupata per il mio futuro e per quello dei miei figli.

domenica 13 gennaio 2019

#353 La causa, la Ferragni e un mozzo.

Io lo so.
Non ce la fate.
Dovete commentare per forza.
Dovete riportarle quelle foto con sotto ottocentoventi righe di commento, anche sensato per carità, che non leggerà nessuno.
Faccio un esempio. La Ferragni. 
Voi direte: "Che c'entra la Ferragni?".
Niente. 
Ma è un esempio. Una metafora. 
La pubblicità all'acqua stra-costosa della Ferragni, quella da boh euro al litro, gliel'avete fatta voi. Mica se l'è pagata lei comprando spazi pubblicitari sui canali tivù. Gliel'avete fatta voi con i vostri post indignati o meno, con i vostri re-post su Insta o Fb o checcazzodisocialnetwork. E a lei di vendere l'acqua credete le freghi qualcosa? Non ne avesse mai venduto mezzo litro lei il suo scopo l'ha raggiunto. Lei vende un'immagine. Principalmente ai pecoroni, ma la vende.  E la vende bene. Perché ci siete voi che postate commenti indignati o anche no, perché l'immagine di quel mezzo litro d'acqua non sapete ignorarlo, nel bene o nel male.
Ora torniamo a noi e lasciamo la Ferragni nel suo brodo o nella sua acqua. Perché il punto non è lei. 
Siete voi.
Lavorare nell'informazione per un periodo di tempo (anche breve) insegna che se i media (o soprattutto i social) non parlano di qualcosa, quella cosa non esiste. Non è un problema. Non è un pericolo. Non è niente. Non esiste. 
E' la versione comunicativa del boicottaggio. Ma funziona da dio a differenza del boicottaggio.
Se qualcuno o qualcosa può creare un problema per "l'ordine costituito" (per dirla alla Faber) basta non parlarne. Ci saranno 10,100, forse 1000 persone che si sbracceranno per farsi vedere ma non basterà.
Vi ricorda qualcosa?
E invece niente. Noi ci facciamo del male. Foto e meme e commenti che non servono a niente. NON SERVONO A NIENTE. La gente ricorda solo le foto. La gente non legge. Soprattutto se avete scritto trenta, sessanta o novanta righe in tecnichese. La gente non ha tempo di coniugare un congiuntivo, figuratevi di comprendere un'analisi costi-benefici. La gente ha una soglia di attenzione di otto righe. Studiato eh! Non lo dico mica io. Per questo Twitter fa furore.
Provateci una volta. Provate a ignorare quelli che volete tacitare. E' un'arma bianca meravigliosa. 
Vi fanno arrabbiare? Sfogatevi facendo dodici km di corsa. Sono più utili a voi e anche alla causa.
E sono sicura che se questo post avrà più lettori del solito è perché nel titolo ho citato la Ferragni. Se avessi citato Engels mi avrebbero letta in due. Se avessi aggiunto la foto di una bella figa mezza nuda... ma questo è un altro discorso. Lo lascio per un'altra sera. Stasera metto la foto di un mozzo. C'entra niente ma un post senza foto, anche questo è acclarato, lo legge nessuno. Almeno servirà per insegnare cos'è un mozzo.

Mozzo. Foto presa in prestito a Wiki-p.


sabato 12 gennaio 2019

#354 Ancora vento

Tardi. 
Non troppo perché non è ancora mezzanotte. 
Ma tardi.
C'era il rischio di non farcela a scrivere il post di oggi.  
E invece eccomi qui. 
Oggi ho staccato la spina. Giornata trascorsa con gli amici. Una bella giornata terminata con una mega pizzata in tavernetta come negli anni '80.
Un po' più grandi. Con figli, alcuni, e tre decenni in più. Ma la pizza, la birra, le cazzate sparate e le risate non sono invecchiate. 
Le pizze ce le siamo fatte portare. E ho avuto il dubbio che magari lo prendessero come uno scherzo il nostro ordine telefonico di 18 pizze. Invece sono arrivati con le scatole chiuse in apposite borse termiche.
Domani è domenica e invece di poltrire come vorrei ho mille impegni compresa un'assemblea. 
Spira di nuovo forte il fohn. Che sia un segno?
23:30 e 12 gradi. 12 gennaio. 
La scorsa domenica eravamo fuori in t-shirt e c'erano 19 gradi. Credo fosse il 2013 quando a gennaio mi sono fiorite le rose in cortile.
Comunque quando spira il vento forte non sono mai tranquilla. A volte ho paura a guardare le montagne. Secche e accaldate sono fragili. Giganti meravigliosi e fragili che noi non siamo in grado di proteggere. 



venerdì 11 gennaio 2019

#355 Provate pure a credervi assolti siete lo stesso coinvolti

"E se vi siete detti
Non sta succedendo niente
Le fabbriche riapriranno
Arresteranno qualche studente 
Convinti che fosse un gioco 
A cui avremmo giocato poco 
Provate pure a credevi assolti 
Siete lo stesso coinvolti"

Oggi sono vent'anni dalla scomparsa di Fabrizio De André. Molti, giustamente, lo hanno ricordato. La radio che ascolto quotidianamente ha passato un sacco di brani e ha lasciato spazio a coloro che volessero dire qualcosa.Generazioni di italiani sono cresciuti con i testi di Faber.

Nata nel marzo 1970, io gli anni '70 li ho vissuti con gli occhi di bambina, in una famiglia di quella che allora era la classe media. Papà impiegato all'Enel e mamma commessa in una gioielleria. Tutto quel fermento politico e civile di cui ho saputo due decenni dopo non ho vissuto nulla. Protetta dalla periferia della seconda cintura di Torino e da una famiglia che, nata in povertà, cercava di darmi tutto quello che a loro era mancato.
Poi sono arrivati gli anni '80, quando a noi adolescenti pareva che il mondo si dispiegasse ai nostri piedi. Milioni di possibilità. Nessun limite immaginavamo alla crescita personale: gli studi, le pari opportunità, un lavoro appagante e/o una famiglia e una casa.
Papà mi regalò una chitarra classica e un canzoniere.
Mi ci consumai i polpastrelli, senza maestri. Giusto quelle pagine con i puntini sulle sei righe per capire come fare gli accordi. Massacrai le orecchie dei miei e di mio fratello con "Il cielo in una stanza" perché era in giro di do e da qualche parte toccava cominciare.
Con tutto il rispetto, Gino Paoli non mi era mai piaciuto. Ma non riuscivo a suonare altro. Poi arrivarono anche gli altri accordi. Faticosi e dolorosi ma finalmente Guccini, De André, Bennato. Erano solo canzonette.
Mi innamorai di "Giugno '73". Ero adolescente. Cupa, triste e malinconica senza apparenti ragioni.
De André, il vero Faber, l'ho scoperto, davvero, molti anni dopo. Se l'ho davvero capito non so dirlo ma quando sento "Canzone del maggio" o "Il testamento di Tito" è come se le sentissi sempre per la prima volta. La stessa emozione. Lo stesso coinvolgimento.
Era un poeta. Raccontava gli ultimi e i dannati. Raccontava il dolore, la rabbia. Raccontava quello che avrei voluto dire io, ma molto meglio.
Io, un ringraziamento glielo devo.

Foto presa dal web. Vorrei citare l'autore ma non c'era scritto.



giovedì 10 gennaio 2019

#356 Opinioni e... ragioni?

Premesso che su Facebook ciascuno di noi tende ad avere "amici" (non potendoli chiamare follower come su Instagram) che la pensano più o meno nella nostra stessa maniera, capita di vedere postato sul proprio muro un'opinione che non si condivide.
In linea generale, così come nella vita, mi capita di dire la mia. Spesso una seria discussione arricchisce entrambi i dialoganti. Per lo meno, io l'ho sempre pensata così, anche quando il mio interlocutore era decisamente su un fronte opposto. Perché? Perché, secondo me, si deve essere in grado di motivare la propria opinione distinguendosi come essere pensante e non come cieco seguace.
Ogni volta che qualcuno che non la pensa come me mi fa sorgere un dubbio, io mi informo e cerco di capire se sono io a sbagliare oppure invece, semplicemente, non ero in grado di motivare con sufficiente approfondimento le mie ragioni.
Tutto questo non avviene con la serenità che si potrebbe immaginare leggendo queste righe ma passando attraverso la rabbia, la frustrazione, la messa in discussione di me stessa e, infine, quando possibile, la consapevolezza.
Ieri l'altro mi è successo di scrivere la mia modestissima opinione sotto un post che compariva sul mio muro. In realtà non era neanche un "attacco" ma solo una domanda, per cercare di capire dove costei volesse andare a parare. Mi è stato risposto che io non avrei nemmeno dovuto scriverle ma continuare a fare la mia vita come lei si faceva la sua.
Oddio, non che ci sia qualcosa di male, ma se posti qualcosa su un social network essendo "social" e "network" credo tu debba mettere in conto che qualcuno possa commentare. E, in ogni caso, bisogna mettere sempre in conto che altri non la pensino come te e che sappiano (addirittura!) motivarne le ragioni.
Ora, a me piace Fb. Lo trovo uno svago divertente oltre che un modo per restare in contatto con persone che non vedo quanto vorrei.
Ma chiedo troppo se mi piacerebbe che chiunque posti qualcosa non funga solo da megafono (per l'uno o l'altro) ma elabori i concetti e capisca il contenuto quel tanto che basti per discutere attraverso ragionamenti suoi propri? Che dite?

Immagine presa dalla rete che mi è parsa pertinente

mercoledì 9 gennaio 2019

#357 Trecentocinquantasette ovvero cosa ho imparato

Dodici ore fuori casa, tra lavoro, recupero delle tessere dell'Anpi a Torino, spesa e recupero figlio all'allenamento.
Considerando la gita nel capoluogo per il recupero delle tessere ho imparato:
- Il biglietto della metropolitana costa 1,70 e vale una corsa, come sulle giostre. Ero rimasta che valesse 90 minuti ma vado così spesso a Torino che potrebbero sostituire Palazzo Madama con la statua di un passerotto e io me ne accorgerei dopo due anni.
- Il casello di Bruere è aumentato di 10 centesimi. In effetti 1,40 euro non era cifra tonda. 1,50 è molto meglio. Lo fanno per noi, per non avere monetine da 10 cent sparse per la borsa che poi tanto vanno solo perse in lavatrice.
- La tangenziale di Torino non sarà il raccordo anulare di Roma ma ci fai coda più o meno sempre, a meno che non siano le 5 del mattino o l'una di notte.
- La patente la conseguono tutti. Anche persone evidentemente inabili alla guida e incapaci di utilizzare gli strumenti dell'auto (volante, frecce, freni) e di leggere la segnaletica (corsie, cartelli) nella maniera corretta. Una grande percentuale di queste persone si danno appuntamento in tangenziale appena io ci metto una ruota.
- La corsa in metropolitana e la passeggiata in città sono molto più piacevoli se le fai con la tua musica preferita sparata nelle orecchie. E' bellissimo vedere la gente parlare e non sapere di cosa e non sentire il rumore del traffico. Persino la metro assomiglia vagamente alla metro di Londra se non senti le persone parlare.
- Ho le orecchie piccole. Nessun auricolare mi va bene. Mi comprerò le cuffie anni '80, che erano così comode.

Le cuffie anni '80


martedì 8 gennaio 2019

#358 Siete fortunati voi

Non so.
Vorrei fare un discorso che avesse un po' di senso. 
Ma mi siedo davanti alla tastiera e rigurgito rabbia. Io detesto essere rabbiosa. A me piacerebbe essere la perfetta figlia dei fiori: pace, amore, montagna, fantasia e andamento lento.
Invece la realtà mi riporta sempre in un angusto spazio.
Vivo trascinata dalla vita, per la maggior parte del tempo. Vorrei viverla io e, invece, troppo spesso mi vive lei.
Siete fortunati voi, adesso che Salvini ha bloccato gli sbarchi, senza clandestini state meglio e vivete nella terra promessa. Sono andata a leggere sul sito del ministero degli interni. Vi riporto anche un istogramma a sostegno della tesi del governo. Sbarchi da inizio anno, zero.
Io e Chiara stamattina siamo andate in ufficio, per la seconda mattina dopo una pausa (che è sempre il momento peggiore) e tutto era esattamente uguale all'anno scorso. Ah no, peggio. C'è anche questa puttanata globale della fatturazione elettronica a sommarsi alle tasse (per servizi discutibili), ai contributi (per una pensione che non credo prenderemo mai), ai conti da pagare e al telefono che non suona quanto vorremmo.
Anche il gasolio costa uguale a quando sbarcavano i clandestini. Ah no, forse di più. Il pranzo fuori ci costa uguale. I rompicoglioni sono frequenti nella stessa maniera. Le difficoltà nel far quadrare i conti? Identiche. Le difficoltà dell'essere donne con figli che lavorano? Uguali.
Da non credere.
Siete fortunati voi.
Meno male che lasciamo le persone a morire in mezzo al mare.
Meno male che facciamo queste prove di forza con l'Europa, padrona e ladrona quando non ci finanzia grandi opere e progetti o ci para il culo dal crac interno e allora zitti.
Meno male.
Perché state meglio. E questo è bello, no? State più sicuri nelle vostre casette in cui la cosa più preziosa da rubare è un Iphone X preso a rate. State più sicuri per le strade dove non ci sono più poveracci a chiedere l'elemosina. Ah ci sono? E neanche solo extracomunitari? Ma pensa... da non credere.
Siete fortunati voi.
Fonte sito del ministero degli interni

lunedì 7 gennaio 2019

#359 Di quanto mi fa incazzare tutto questo salvinismo dilagante

Perdonate il francesismo nel titolo.
Cercherò di limitare le parolacce a "salvinismo".
Ci sono ancora in mare 49 poveri disgraziati che nessun Paese (potrò ancora usare la maiuscola?) vuole accogliere per qualche prova di forza che io non comprendo. Ci sono percentuali abnormi di italiani che non sanno neanche di cosa parli il decreto sicurezza ma, vivaddio, per cui questo decreto sicurezza appare la salvezza della nazione. Ci sono governanti che, di fronte alle decine di emergenze, si scattano selfie sulle piste da sci o a colazione, quando non abbracciati a delinquenti. Ci sono aggressioni fasciste a giornalisti che tentano di svolgere il proprio mestiere. C'è una politica completamente incapace di risolvere qualsiasi problema del Paese e, dunque, concentrata a fare populismo sempre più becero per trascinarsi dietro masse non senzienti che, però, hanno il diritto di voto. Ci sono mass media ormai ridotti a mera cassa di risonanza di inutili battibecchi e di pseudo sondaggi sulle future europee, che pare essere il traguardo del momento a cui tutto si china.
L'esemplificazione della piccolezza del tutto è la multa al vicesindaco di Trieste che ha buttato via la coperta a un clochard. Perché l'ha buttata nel cassonetto sbagliato, capite? Io un vicesindaco così l'avrei dimesso all'istante e portato alla pubblica gogna come esempio di rifiuto umano. Invece gli comminano una multa di 450 euro perché ha sbagliato cassonetto.
Poi la stessa gente si rivolta perché non si appende il crocifisso nelle scuole! Ma quante volte lo vogliamo crocifiggere questo povero Cristo?
Ma in che razza di nazione vivo?
E pensare che stamattina, al rientro in ufficio, le mie prime espressioni di giubilo nei confronti dei santi del calendario le avevo rivolte alla fatturazione elettronica.

domenica 6 gennaio 2019

#360 Le ragioni dei comportamenti


Oggi siamo andati a fare una passeggiata con il cane, lungo la Dora tra Foresto e Susa. Temperatura primaverile e qualche dente di leone già fiorito.
Camminando tra le bottiglie di plastica, lavandini e le altre schifezze che rendono così piacevole la camminata in pianura (causa lieve distorsione alla caviglia per un po' mi sono vietate le salite e le discese), a un certo punto ci imbattiamo in un sacco nero da condominio pieno. Siccome la curiosità è femmina, lo apro per vedere cosa contiene: foglie e rametti tagliati da una pianta di alloro.
Dico: "Ma quale incredibile idiota può riempire un sacco di foglie e avventurarsi fin sulla Dora per buttare il sacco sul sentiero?". La mia mezza mela mi risponde che magari non ci sono solo foglie dentro (non che questo renda l'idiota meno idiota, in ogni caso).
Dunque, lo svuotiamo e facciamo tornare tutte le foglie al loro ciclo naturale di deperimento nella terra, verificando che effettivamente il sacco è stato riempito solo di foglie e rametti. Prendo il sacco di plastica per portarlo in un cassonetto e ci incamminiamo nuovamente.
Dopo un metro c'è un altro sacco di plastica. Raccolgo pure quello. Alla fine torniamo con un sacco pieno: plastica, lattine, confezioni varie. Ciò nonostante avremmo potuto riempirne cento, di sacchi.
Ora, qualcuno mi deve spiegare per quale ragione ci sono degli idioti globali che, invece di farsi venire a prendere comodamente gli ingombranti a casa, decidono di caricarli sull'auto, andare per mulattiere e scaricarli sulle sponde della Dora. O magari riempire un sacco enorme di plastica nera di foglie e fargli fare la medesima fine.
Vorrei conoscerne uno di questi personaggi, per farmi spiegare il perché senza preconcetti di sorta. Se fosse pigrizia non la sposterebbero neanche da dove sta, se la farebbero venire a prendere, l'immondizia, o no? E allora perché?
Conoscere la vera ragione di questo comportamento mi aiuterebbe e aiuterebbe anche a trovare la soluzione al problema, io credo. O forse no, ma a me piacerebbe conoscerla.

Immondizia


sabato 5 gennaio 2019

#361 La summa di sfighe

Al di là della simpatia che si possa provare per la Befana, dare a una donna della befana non credo sia una cosa simpatica. Eppure me l'immagino già la parata di "Auguri Befana" che arriveranno a tutte le donne tra stasera e domani assieme ai vari "Stancata questa notte?", "L'hai nascosta la scopa?". In ogni caso, anche fosse simpatica non è per nulla originale, sappiatelo.
Immaginate se ci fosse una festa di origine pagana dedicata a un uomo vecchio, gobbo, basso, con un enorme porro sulla faccia e calvo (ma buono e portatore di caramelle ai bambini) e in quel giorno a tutti gli uomini fossero fatti gli auguri.
Volevo dirlo. Perché appena terminati gli scialbi auguri di Natale copia-incolla di chi, per la gran parte dell'anno, non sa neppure se sono viva o morta, quelli che odio di più sono quelli copia-incolla per la Befana. Che peraltro, spesso, inoltrano anche le donne credendo, forse, di suscitare un sorriso e benevolenza.
La Befana è un po' come l'orso di Mompantero, nata per essere la personificazione dell'inverno che pian piano se ne andrà. Per questo è "brutta". Perché d'inverno non semini i campi e le bestie le devi nutrire invece di portarle al pascolo. La primavera è invece una bella fanciulla che arriva tra gli aromi dei fiori, scalza, con una ricca cornucopia e con una tunica leggiadra e semitrasparente che le avvolge il corpo.
Allora se dovete per forza associare tutte le donne alla Befana, sarebbe giusto associarle anche alla Primavera il 21 marzo e fare gli auguri a tutte nel primo equinozio dell'anno. Sarebbe un augurio più gradito. E anche più originale.
La Befana oltretutto non è neppure una strega, che se le rompi la scopa ti trasforma in ratto. Allora sì che avrebbe senso, perché in ogni donna c'è una piccola strega che vorrebbe poter trasformare in ratti i violenti e gli insolenti.
La Befana è solo una vecchina condannata per l'eternità ad essere quello che non è: un Babbo Natale mancato e ritardatario. Che oltretutto si porta via pure tutte le feste. Una summa di sfighe personificata.
Non so come la pensino le altre donne, ma se proprio devo essere associata a una Befana esigo che abbia anche il potere di trasformare chi vuole in ratti.



Risultati immagini per befana
Immagine tratta per simpatia del disegno dal sito ottopagine.it


venerdì 4 gennaio 2019

#362 Spiacente, la connessione è inesistente

Oggi è stata una giornata così ricca di emozioni che la cosa più rilevante di cui parlare potrebbe essere l'aver cucinato con successo, per la prima volta nella mia vita, un uovo in camicia.
Mi rendo conto che questo non sia propriamente argomento per un diario a meno che io non fossi Cracco e l'uovo in camicia non l'avessi fatto pagare 30 euro arricchendolo con foglioline di menta dell'India e lenticchie dell'Honduras colte esclusivamente quando il mattino c'è rugiada e arrivate direttamente al ristorante entro le prime tre ore a mezzo sherpa dedicato. Ah già l'uovo. La gallina deve essere stata allevata in una fattoria dedicata e nutrita con caviale beluga.
Non avendo nulla di rilevante da scrivere, se il diario fosse stato cartaceo avrebbe avuto la sua pagina vuota. Oppure, dovendo per forza scrivere qualcosa sarebbe stata una mera lista di cose fatte: spesa, pulizie, preparazione dei pasti.
Invece, mentre scrivo, l'ennesimo down di internet mi ricorda che questo diario è tutto tranne che cartaceo. Mi ricorda che io non ho nemmeno una sola copia di tutto ciò che scrivo. E' tutto là, nella nuvola, nel cloud, nel grande mare del world wide web. Cioè, se un giorno non ci fosse più corrente o un collegamento, io non potrei mai più rileggere quello che ho scritto. E mi mancherebbe.
E' pur vero che un diario cartaceo potrebbe prendere fuoco o essere smarrito ma almeno te lo puoi portare in montagna tra i camosci. Per dire.
Così come ogni tanto vale la pena di stampare su carta alcune delle mille foto che facciamo con la digitale o con il telefono, forse ha senso anche selezionare i testi che scriviamo. Per poterceli portare in montagna tra i camosci, se un giorno ci andrà di farlo.

Thanks to Elena for the pic

giovedì 3 gennaio 2019

#363 Invece, ho comprato una piastra di alluminio

Oggi voglio raccontarvi una cosa che mi è successa appena prima di Natale ma che, secondo me, vale la pena sapere.
A me piace cucinare ma questo non è assolutamente rilevante se non per il fatto che mi piace possedere attrezzi che mi facciano risparmiare tempo in cucina e che, ricercando sempre ricette e quant'altro, sono bersaglio di pubblicità mirate (in particolare sui social) di oggetti che riguardano la cucina.
Lo siamo tutti. Se cercate sempre abbigliamento sarete bombardati da pubblicità di vestiti, se cercate modi per dimagrire sarete bombardati da diete e simili. Idem per il fai-da-te, lo sport, eccetera. Insomma, è una cosa stra-nota.
Un giorno su un noto social network mi appare la pubblicità di una piastra che, senza necessitare di corrente elettrica o pile o altro, scongela i surgelati otto volte più velocemente di quanto si scongelerebbero su un'altro supporto qualunque, a temperatura ambiente.
Fico. Penso. Non dovrei più ricordarmi di tirare fuori dal freezer carne o verdura il mattino. Io non amo scongelare gli alimenti nel microonde.
Vado, dunque, a vedere quanto costa. Sorrido e mi dico che tutto sommato posso anche mettere fuori dal freezer la roba il mattino.
Poi apro una nota applicazione di vendita online di ogni sorta di oggetti. Cerco la medesima piastra e ne trovo una pletora, ovviamente a prezzi ridicoli. Non avendo alcuna fretta di possederla decido che posso attendere i tempi di consegna dell'applicazione.
La piastra mi arriva tre giorni prima di Natale.
Quando mi arriva, in ditta, la mostro a Chiara e a un nostro cliente e amico che era passato a farci gli auguri di Natale. Ci chiediamo di che materiale possa essere fatta e leggiamo che si tratta di alluminio. Lui la guarda e mi dice: "Chissà con quale principio funziona?" e butta lì una sua teoria relativa proprio a quel materiale.
Poi torno a casa e verifico che quello che viene pubblicizzato sia vero mettendo i due cubetti di ghiaccio come negli spot. Ed è assolutamente vero.
Quando la mia mezza mela torna a casa gli mostro fiera la piastra e gli racconto ciò che era successo nel pomeriggio con il nostro amico-cliente.
Lui si ferma, mi guarda e mi dice: "Ma certo, che scemi". Tira fuori dai cassetti altri oggetti in alluminio (un paio di teglie, una pentola) e mi fa vedere come il medesimo scongelamento si verifichi anche lì.
Ecco. Il segreto era l'alluminio.
Avendo studiato un po' più la fisica avrei anche saputo il perché.
Invece ho comprato una piastra di alluminio.



mercoledì 2 gennaio 2019

#364 Il prezzo del tempo

Oggi giornata in totale relax.
"Cosa scrivi oggi che non abbiamo fatto nulla?" mi chiede la mia mezza mela.
Non è che per scrivere un diario uno debba sempre far ricorso a qualcosa successo nella giornata, o no? Ci sono i ricordi, gli spunti, le riflessioni.
Però, oggi, qualcosa è successo, che ci ha fatto discutere, alla fine. Hanno aumentato il pedaggio della Torino-Bardonecchia. A fronte di una diminuzione dei passaggi del 17% (fonte Tg3), la Sitaf ha approfittato della possibilità di farlo e ha buttato lì un aumento del 6 e rotti percento.

Io non voglio stare a fare la lista degli aumenti degli ultimi mesi. Non sarei in grado, così come non sarei in grado di fare una lista (seppur sommaria) delle spese che, ogni mese, la gran parte di noi deve affrontare.
Essere benestanti, oggi, significa non dover stare neanche attenti a questi balzelli. Significa andare a fare la spesa in un supermercato qualsiasi e non dover fare attenzione a quale confezione di pangrattato si compra o poter mangiare pesce quando si ha voglia di farlo e non quando l'hanno messo in offerta perché sennò viene buttato. Significa non avere tre liste della spesa in tre supermercati diversi (qui tra l'altro abbondano e si fanno la guerra a colpi di 10 cent) per risparmiare in tutto una manciata di euro.
A questo punto mi è uscito un testo lungo, noioso e inutile (polpettone, ndr) sull'impoverimento generale e sulla cultura dello spreco a livello personale e collettivo. L'ho cancellato e ho ripreso da qui. Alla fine non devo tirare sempre fuori la morale delle cose. E non devo educare nessuno, se non i miei figli.

Ora, io la Torino-Bardonecchia non la prendo mai. Neanche per andare in alta valle, le poche volte che mi ci devo recare. La sconsiglio a tutti coloro che mi chiedono come raggiungere le nostre località a meno che non abbia un'urgenza che io non posso immaginare. La mia mezza mela, invece, la percorre ogni giorno lavorativo a mezzo abbonamento e telepass perché risparmia ogni giorno più di un'ora di tempo di vita.
Un tempo di vita che hanno deciso, da oggi, gli costi circa quattro euro in più al mese. Circa 48 euro l'anno.

Risultati immagini per a32
Foto presa da Wikipedia perché le mille mila che avrò fatto io all'A32 sono su un'altro Pc

martedì 1 gennaio 2019

#365 Carboncino di sughero di Morellino di Scansano su cartoncino preso a caso

Tra i buoni propositi per il 2019 mi sono detta che avrei dovuto scrivere di più su questo blog. 
Siccome sono fondamentalmente pigra (e non ho i follower della Ferragni, per cui se non scrivo non se ne accorge quasi nessuno), l'unico modo che ho trovato per costringermi a scrivere è stato fare una scommessa con me stessa: vediamo se riesco a produrre una pagina al giorno per tutto l'anno, per un totale di 365 pagine? L'ora non è importante ma l'importante è che io non salti un giorno. Tipo anticoncezionale, mi sono spiegata?
Valchirie diventerà, così, per un anno, un diario vero e proprio. Dove mi porterà questo diario non lo so. Oggi (sono una che programma poco i pensieri), mi chiedevo quale delle cose che mi sono accadute oggi sarebbe stata quella più rilevante di cui parlare. Ma un diario non funziona in questo modo. A un diario affidi i pensieri che riassumono la giornata e che, magari, con la stessa c'entrano pure poco.
E io di politica non ho voglia di parlare, pure se ce ne sarebbero assai di cose che vorrei dire. Non ho voglia di parlare di massimi sistemi o di come sia stata contenta di rientrare in valle oggi pomeriggio e di trovare il Carrefour H24 7/7 chiuso per le sacrosante festività del caso.
Ho voglia di dedicare un pensiero agli amici aquilani che, di nuovo, stasera hanno sentito tremare la terra e se c'è un modo orribile di cominciare un anno nuovo è con la paura del terremoto.
Mentre guardavo il tiggì, stasera, e mi rendevo conto che l'anno nuovo è nuovo solo di nome e che, da quando io e Chiara torneremo al lavoro, ci toccherà pure la fatturazione elettronica non bastasse lavorare in proprio come sfiga massima, ho dato fuoco al tappo di sughero della nostra ottima bottiglia di vino di capodanno e ho disegnato il nulla.
E ho pensato che non è un'idea sciocca allenare la costanza (virtù che spesso mi manca) con un impegno seppur futile come questo. Serve, la costanza. A me sopratutto ma non è detto che sia l'unica. Che dite?
Buon principio.


Carboncino di sughero di Morellino di Scansano su cartoncino preso a caso.