lunedì 24 gennaio 2022

L'esercizio


In questi giorni fa decisamente freddo.
Sebbene abbiamo la fortuna di abitare in una casa esposta a sud e sull'indiritto della valle, fa freddo.
Vorrei dire che la primavera è dietro l'angolo, ma mi si farebbe notare che siamo giusto al giro di boa dei quattro mesi invernali.
Tuttavia, a me piace vedere il lato positivo delle cose e uno dei lati positivi del 24 gennaio è che le giornate si sono già visibilmente allungate rispetto a dicembre. Me ne accorgo soprattutto il mattino presto quando i ragazzi si svegliano per andare a scuola e il buio non è più così intenso.
Un altro lato positivo è che manca solo più una settimana alla fine di gennaio, che generalmente percepisco come uno dei due mesi dell'anno con novemilaseicentoquarantadue giorni. L'altro è ottobre.
Nella lista dei lati positivi di gennaio è che fa talmente freddo che non mi sento per nulla in colpa se non vado a camminare la mattina. Quando non fa tanto freddo la sportiva che è in me (fa una vitaccia, poverella) prova a darmi input che io tendo a ignorare ma non senza un latente senso di colpa. A gennaio, il senso di colpa è congelato. Come l'acqua nella ciotola del cane fuori dalla porta.
Gennaio, poi, ha quel sapore di anno nuovo e di propositi ancora intatti. Gli scogli che li infrangeranno non sono neanche all'orizzonte.
A gennaio si possono fotografare i ghiaccioli e i riflessi delle pozze gelate.
A gennaio nessuno si lamenta delle zanzare e del caldo che fa impazzire la gente.
A gennaio non ci sono le zanzare.
A gennaio i gatti ci vengono a dormire in braccio perché noi e le nostre copertine di pile diventiamo improvvisamente simpatici.
A gennaio anche il cane vorrebbe farlo, ma pesa quasi cinquanta chili quindi se ne resta sul suo cuscinone vicino al divano.
A gennaio mi si perdonano i piedi gelidi che, puntualmente, scaldo sui piedi caldi di una mezza mela borbottante.

Pensavo di trovare pochi lati positivi e invece ne ho trovati un sacco e avrei potuto continuare.
E' un bell'esercizio di vita, concentrarmi su ciò che è bello anziché il contrario.
Ve lo consiglio.

lunedì 17 gennaio 2022

La medusa di montagna

Sono tre anni che non metto gli sci ai piedi.

Avrei voluto farlo a dicembre, subito dopo l'unica seria nevicata di questo inverno strambo, ma non ho potuto e ho perso l'attimo. Tra l'altro, mezza mela sostiene che è inutile che io provi anche solo a risalirci sugli sci considerata la mia forma fisica, che ha raggiunto lo stadio "celenterato" dopo due anni di nulla totale e qualche breve camminata. Mezza mela scia da quando era bambino e dovrei fidarmi della sua esperienza, visto che dopo tre anni di inattività, lui non ha neanche la velleità di rimettere ai piedi gli sci. Andrebbe a finire che alla prima discesa i miei quadricipiti chiederebbero pietà. Nella migliore delle ipotesi.

Nonostante la realtà delle cose, ho detto a figlio maschio che mi sarebbe piaciuto andare a sciare con lui. Anche a lui manca lo sci. Ma lui è molto più in forma. Dalla sua, ha il fisico di un adolescente che non ha mai smesso di fare sport se non durante i tre mesi di lockdown totale del 2020. Insomma ha l'asso di briscola, il tre e diverse figure.

Forse, come forma di avvertimento dal cosmo, non è più nevicato. Qui da noi, intendo.

Di positivo c'è che la luna è cambiata e posso cominciare a seminare. Aglio, cipolle, rucola e valeriana, per il momento. Poi ci saranno le verdure primaverili e via, la mia malinconia per lo sci potrà aspettare il prossimo autunno. E, magari, una forma fisica migliore. E, magari magari, anche un inverno senza questa pandemia che ci ha sfracellato tutto lo sfracellabile.

Ho il terrore anche solo di immaginare quanto potrà costare, la prossima stagione, andare a sciare. Che già tre anni fa, in due e con l'attrezzatura, dovevi considerare che partisse la banconota da 100 euro, tra tutto. Ma sciare non è mai stato uno sport economico. A meno che si salga con le pelli, ma io non ho mai avuto né fisico né tentazione, sebbene riesca a comprenderne il fascino.

Complice l'inattività di mesi, tra i propositi per il 2022 c'è quello di sostituire il celenterato con qualche cosa di meno flaccido. Anche se, pare, ci sia una piccola specie di medusa dotata di una vita così lunga da ritenersi immortale. Che, tutto sommato, non è malaccio.



lunedì 10 gennaio 2022

Un filo sottilissimo

Tra dieci giorni la mia figlia maggiore compirà 18 anni.

Vi dirò che sto accusando un po' il colpo. Non l'ho accusato entrando nei primi "anta" e neppure nei secondi "anta", ma veder lei entrare nella maggiore età è come se, improvvisamente, lo specchio mi riflettesse l'immagine di una mummia.

Non so perché. Io non avevo quest'impressione di mia mamma al compire dei miei 18 anni. La vedevo come un'adulta stabile e strutturata ma non come una mummia. E non che fosse meno grande il gap generazionale. Anzi.

Mi sono interrogata spesso sul tipo di mondo che stiamo lasciando agli adulti di domani. E dev'essere questo, più di qualsiasi altra cosa che mi fa sentire antica. Io sono arrivata alla maggiore età e mi sembrava di poter fare tutto ciò che volessi. Non dal punto di vista economico ma mentale. Erano gli anni '80 e, per dirla alla Guccini, avevamo tutto per possibilità.

Sono trascorsi i decenni e quel mondo in cui mi accingevo ad entrare con il compimento della maggiore età si è disgregato. Subito, a vent'anni, non è che m'importasse molto, a dire il vero, ma a vent'anni ci si sente invincibili e non si pensa molto a quello che sarà. Forse è stato un mio errore o l'errore di una generazione che, tutto sommato, viveva bene senza avere grandi necessità ed è diventata "avida" ed individualista.

Vivere fuori dai grandi centri urbani mi ha, in qualche modo, salvato. Mi ha impedito di perdere il contatto con la natura, con il territorio e, soprattutto, con le persone. Ho cercato di cucire quel mondo in frantumi con un filo tessuto con i valori che i miei genitori mi avevano trasmesso. Tanto è bastato per ricostruire me stessa in un ambiente ostile e per non perdere completamente la bussola di ciò che è "giusto" e "sbagliato". Ma, non per ricostruire sulle macerie. 

Perché questo sto lasciando ai miei figli. Un mondo in macerie e un rocchetto di filo fatto di valori in cui credo. Un rocchetto di filo sottilissimo e delicato, tanto che mi sembra di doverlo seppellire per preservarlo dalla distruzione, come facevano i miei nonni in campagna con il sale e gli aghi e altre oggetti preziosi durante la guerra, per poi ritrovarli a conflitto terminato. Perché nessuno sa quanto duri una guerra ma, dopo, bisogna ricominciare con quello che è rimasto.

In questi giorni si sente parlare assai del calo della natalità ma, onestamente, bisogna essere un po' folli, un po' irresponsabili o decisamente ottimisti per pensare di far crescere in questo mondo le persone che più amerai nella vita. Io sono stata folle, irresponsabile oppure ottimista e ne sono felice ogni giorno della mia esistenza. Ma continuo a cucire faticosamente con quel rocchetto sperando che loro possano essere, quando lo vorranno, altrettanto folli, irresponsabili oppure ottimisti.



lunedì 3 gennaio 2022

La forza dell'oblio

Dovremmo imparare a puntare sulla forza dell'oblio.
L'unica in grado di farci navigare felici nel vasto oceano dei social network (ma non solo).

Prima di addentrarmi in una digressione sul boicottaggio, facciamo un esempio.

Sulla nostra bacheca Fb un giornale scrive un articolo contenente informazioni che riteniamo offensive o non corrispondenti al vero (dopo averle lette e comprese, per Toutatis!).
Cosa faccio?
La risposta esatta è NIENTE.
Non condivido l'articolo, commentando su quanto sia offensivo o scorretto. Non scrivo sotto l'articolo un commento con la mia opinione contraria. Non metto un dislike (supposto che si possa).
Quell'articolo resterà nell'oblio delle miliardi di informazioni in rete.
Ignorato.
Ogni condivisione, ogni commento, ogni reazione darà a quell'articolo solo maggiore visibilità.

La medesima cosa va fatta se un qualunque conoscente (o meno) pubblica una sua opinione sommaria, da noi non condivisa, con il solo scopo di fare "baccano" e non con quello di cercare veramente un confronto su un tema specifico.
Ci dà fastidio quell'opinione? Pazienza. Sappiamo sopportare carichi maggiori.

L'opinione espressa è realmente offensiva nei confronti di qualcuno? 
Non commento. Non diffamo. Non insulto. Non replico.
Se credo che sia offensiva al di là del tollerabile, segnalo.

Il boicottaggio, delle informazioni così come delle merci, è uno dei più potenti mezzi a nostra disposizione. L'unico problema è che ci vuole una consapevolezza collettiva. Se io lo faccio da sola ha certamente un valore ma se lo facciamo in mille, o meglio in centomila, quel valore è esponenziale.

Se voglio veicolare un messaggio non lo devo fare contestando l'opposto. E' sciocco e inutile.
Scrivo quell'informazione o quell'opinione con le mie parole o trovo qualcuno che l'abbia scritta come mi piace (senza mai insultare o svilire alcuno, come regola di base) e condivido quell'articolo o quel pensiero. Esso sarà veicolato nella sua purezza e il mondo virtuale sarà un pochino migliore.


Foto di  una pila di giornali presa a caso