lunedì 30 settembre 2019

#93 L'iperbole

Beh, ventinove gradi alle 12,30 del 30 settembre possono apparire un po' strani.
La roba stesa asciuga. Il riscaldamento non va acceso. Il cambio di stagione giace.
Ghiacciaio più o ghiacciaio meno.
La bellezza delle progressioni iperboliche è che all'inizio sembrano lente, persino piacevoli.
Poi, però prendono un andamento un po' accelerato.
Noi siamo lì, mi pare, con il clima. Quando l'iperbole smette di essere una dolce salita e comincia a guardare in verticale.
Siamo alle pendici del Rocciamelone matematico. Abbiamo affrontato i primi cinquecento metri con calma e ora la cima ci guarda dall'alto e ci obbliga a camminare in maniera differente.
Io non ho mille anni. Ricordo che solo vent'anni fa era tutto molto diverso.
Era rarissimo che in una giornata di fine settembre si potesse indossare una canottiera.
Magari ho la memoria corta ma non me ne ricordo neanche una.

L'iperbole è una figura matematica semplice ma interessante.
Spiega anche perché le persone siano disposte a sopportare una determinata dose di rotture di palle solo fino a un certo punto e poi sbottino.
E' vero che dipende sempre dall'equazione. Ma data la stessa, coerente con i dati, non si scappa.
Anche nella lingua italiana l'iperbole è un'esagerazione, un'amplificazione (per eccesso o per difetto). Una figura retorica per spiegare un'accelerazione improvvisa.
Non credo sia un caso.
Comunque la roba stesa asciuga. E il riscaldamento non dev'essere acceso. Nell'immediato, l'iperbole non sembra tanto cattiva.
Solo perché non abbiamo ancora fatto ulteriori passi avanti sull'asse di riferimento.

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