E' vero, io patisco il caldo.
Ma sei gradi centigradi il mattino, l'8 maggio, mi sembrano un po' pochini. E' anche vero che abbiamo raggiunto la radiosa temperatura dei 16 gradi centigradi a mezzogiorno. Ma continua ad essere un po' pochino.
Non voglio lamentarmi perché preferisco i 16 gradi ai 40. Ma mi chiedo se prima o poi sarà primavera o se passeremo subito alle canotte e infradito nel giro di una settimana con conseguenti problematiche sulla salute generale e sull'umore.
L'unica cosa di cui sono contenta è di essere in terribile ritardo con l'orto.
Se avessi messo giù i piantini, sarebbe già morto tutto.
Poi, piove. E anche della pioggia non dovrei lamentarmi perché questo inverno è piovuto proprio poco. Ma la pioggia mi mette un sonno terribile. La pioggia e il freddo chiamano la copertina di pile e la cioccolata calda. Non il momento dell'anno in cui si lavora di più.
Stasera ho fatto le frittelle di fiori d'acacia. Io e la mia amica-socia-sorella ci siamo fermate sotto la pioggia a raccoglierli tornando a casa. Ho pensato a quelle povere api che dovrebbero fare incetta di nettare per vivere e produrre il miele di cui è ghiotta mia figlia. Chiuse dentro le loro arnie ad aspettare che lo strascico di questo inverno finisca.
Io amo le api. Sono delle creature meravigliose.
Non meriterebbero giornate fredde di pioggia mentre le acacie sono nel pieno della loro profumatissima fioritura.
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