Comincio ad odiarla questa primavera matta dall'antipatico retrogusto invernale.
E' di nuovo uscito il vento. Freddo. Dieci gradi fuori. Dentro, i pavimenti che non si asciugano mai e le lavatici che aspettano una giornata decente.
Lo so. Quando finalmente si deciderà a far bello, passeremo direttamente ai 30 gradi senza soluzione di continuità.
Il nuovo basilico, che ha sostituito quello morto due settimane fa mi guarda con la stessa espressione di odio del suo predecessore.
Sembra che tutto il resto dell'aiuola lo prenda anche un po' in giro con il suo verdeggiare.
Stasera, considerata la temperatura, ho cucinato una vellutata di cavolfiore. Una cosa primaverile, via. Domani penso opterò per la polenta concia se continua così o, magari, per la zuppa di grissini novembrina.
Non sono mai stata metereopatica come quest'anno. Sarà la stanchezza generale o il fatto che, uscendo il mattino, devo portarmi il contenuto di un armadio quattro stagioni addosso.
E poi, il vento. Sembra non darmi tregua. Pensare che quando spira solo ogni tanto lo trovo anche simpatico. Ma anche gli ospiti più graditi dopo un po' stancano. Non si dovrebbe mai abusare dell'ospitalità.
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