Quando scrivevo per professione, il momento più difficile era quando dovevo cominciare un articolo.
Il momento in cui il foglio di Word è bianco e devi iniziare a raccontare ciò che è successo.
Non era l'argomento a rendere difficile la cosa.
Cronaca, politica o colore, facevano poca differenza.
Il foglio bianco chiama un incipit che invogli a leggere. Ma non è mica facile. Ci si stufa presto di leggere qualcosa che non abbia un avvio simpatico, rombante, in grado di attirare l'attenzione.
Leggere è passato di moda.
Sei, otto righe sono il massimo che il lettore conceda a chi scrive prima di decidere se proseguire.
A meno che non sia un lettore affezionato alla firma, ma su un giornale, questo, non capita quasi mai.
Comunque il foglio vuoto mi ha sempre dato un po' d'ansia.
A volte succede ancora ma il foglio bianco adesso è una sfida.
Mi piace di più.
Questo foglio bianco sta diventando familiare. Forse, questa scommessa che ho fatto con me stessa di riuscire a scrivere per 365 giorni di fila è stata una delle più belle di quest'anno.
Mi chiedo spesso se serva a qualcuno oltre che a me, anche solo come sprone a fare una cosa tutti i giorni, anche quando il foglio bianco ci guarda e noi, a dirla tutta, non sappiamo bene cosa dirgli.
PS La mia mezza mela mi aveva suggerito di parlare dei campi felici perché piove. Perché ho risposto che la felicità di qualcuno fa l'infelicità di qualcun altro. Ma non sono riuscita a costruirci un pensiero.
Nessun commento:
Posta un commento