Almeno per me.
Ogni giorno guardo le giornate allungarsi di qualche minuto, la temperatura che pian piano si alza di uno o due gradi la mattina e che mi permette di stare senza giacca al sole il pomeriggio e comincio a cercare il profumo di primavera nell'aria.
Lo so che è presto per annusare la primavera ma è più forte di me.
Quando smetto di usare la giacca anche per uscire a buttare la spazzatura davanti a casa per me è già primavera. I 16 gradi di pomeriggio al sole sono primavera. L'acqua nella ciotola del cane che non ghiaccia più è primavera.
Sono un'inguaribile ottimista.
E la primavera, se ancora esistesse, è la mia stagione preferita.
Invece, da qualche anno a questa parte passiamo nell'arco di due settimane dal maglione alla canottiera.
Mi ricordo che quando ero bambina c'era un lungo periodo dell'anno in cui si indossavano i golfini di cotone, le maglie della mezza stagione, i giubbottini di jeans. Adesso passo dagli scarponi alle infradito e viceversa senza soluzione di continuità. Spesso, nell'arco della stessa giornata.
C'erano i fiori che spuntavano al momento giusto e solo qualche tardiva nevicata, magari, li imbiancava. Ma era neve da niente, bagnata e subito sciolta. Oggi, dopo quattro giorni di sole spuntano le primule e poi la settimana dopo gela tutto. Della neve, poi, quest'anno non abbiamo visto che l'ombra.
Rivoglio la primavera. Rivoglio i golfini di cotone, le primule e le violette che sbucano dalla neve, il sole tiepido e piacevole. Rivoglio la primavera senza che si passi dal gelo all'ustione o si attraversi la stagione delle piogge.
Rivoglio la primavera di quando ero bambina.
Sono disposta a sacrificare anche un mese d'estate.
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