Endomondo aveva sbagliato. O meglio mi aveva cancellato 600m di corsa inducendomi a pensare che io corressi, sì piano, ma anche poco.
Invece l'allenamento di stasera, che ha trasformato l'acido lattico in un doppio acido lattico on the rocks, mi ha rinfrancato. Corro sì piano, ma almeno per un numero di chilometri abbastanza congruo con un inizio di allenamento.
Ora devo solo non perdere il giro.
Sembra facile ma la pigrizia ha spesso il sopravvento su di me.
In fondo sono una persona pigra.
Faccio milioni di cose solo per dimenticare che sono pigra.
Mi piace arrivare fisicamente stanca a fine giornata.
Riesco anche a non cristonare (piemontesizzazione del verbo "tirar giù tutti i santi", ndr) ascoltando il tiggì della sera.
Mi piace andare a dormire, a una certa, e metterci dieci secondi ad addormentarmi. Giusto il tempo di far prendere temperatura al piumone.
Stasera c'è la Juve che gioca.
Naturalmente il mio vecchio cuore granata tiferà per l'Atletico Madrid.
La mia mezza mela, juventino, dice che sono una brutta persona perché dovrei tifare le squadre italiane. Ma soprassiedo sui commenti quando a perdere è, per esempio, l'Inter.
Ma stasera non c'è neanche il mio dolce figlio maschio, che è l'unico uomo al mondo per cui mi trattengo nell'esultare quando la compagine bianconera perde.
Io amo il gioco del calcio. Mi piace vedere belle partite (anche quando a giocare bene è la Juve, a dirla tutta). Mi piace giocarlo anche se ho i piedi come tombini. Se non ci fossero dietro tutti quegli interessi economici a stroppiarlo sarebbe un gioco meraviglioso e teso a insegnare la cooperazione e il sacrificio. Ecco, il gioco del calcio sarebbe meraviglioso se fosse come lo racconta De Gregori ne La leva calcistica del '68.
"Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore,
non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore.
Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall'altruismo, dalla fantasia".
Il mondo non è bello come potrebbe essere. Peccato.
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