«Esorto i maschi a diventare uomini, per non restare indietro di un anello nella catena evolutiva. Un anello è tanto. Vuol dire che sei appena sceso dall'albero». Lidia Menapace. Saggista, femminista, partigiana. Le parole sono le sue. Abbiamo avuto l'onore di ospitarla come Dim (DoneInMovimento) a Bussoleno, ieri pomeriggio, all'interno della rassegna di eventi per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che ricorre oggi.
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Lidia Menapace e io. |
Per carattere e per mestiere, non sono persona che si fa mettere facilmente in soggezione. Ma di Lidia l'avevo. Perché lei è e rappresenta tutto quello che vorrei essere io. Le invidio anche l'età e, come iscritta Anpi, il suo contributo alla Resistenza. Anche grazie a donne come lei abbiamo una Costituzione tra le più avanzate al mondo. Sempre più calpestata ultimamente, purtroppo, ma comunque grande e importante riferimento di tanti.
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Dim e Lidia Menapace |
Lidia Menapace è No Tav. Si può dire senza crear scompensi. Ce l'ha spiegato con chiarezza ieri e l'ha scritto con altrettanta chiarezza sul suo libro. «Al grido di modernizzazione e progresso si sono fatti tutti avanti. Io invece sono sempre molto sospettosa quando si parla di modernità». Le ragioni della sua contrarietà al Tav in val di Susa si possono leggere in più capitoli. Non sto qui ad anticiparveli. Ma sull'accostamento tra Resistenza (quella partigiana) e lotta al Tav, su cui più volte la sezione Anpi di Bussoleno e il Movimento No Tav sono stati bacchettati (per così dire) anche dall'Anpi nazionale, Lidia ha un'idea precisa: «Ora e sempre Resistenza non può essere un motto privo di contenuti. Io vedo molte affinità, prime tra tutte l'attaccamento al territorio e una relazione sociale diffusa quotidiana non solenne».
Personalmente l'avrei ascoltata per ore raccontare della Resistenza, del '68 e di quest'attualità e di tutte le contraddizioni che tutti i periodi storici portano con sé. Perché ci sono tante cose apprezzabili di Lidia ma, secondo me, la più importante è che non ci sono argomenti tabù e con lei, alla fine, discussione significa sempre crescita personale e collettiva.
Abbiamo trascorso con Lidia un dopo-presentazione meraviglioso alla Credenza, parlando di politica e di donne, di Simone De Beauvoir e di Jean Paul Sartre, bevendo un bicchiere di vino e immaginando quale grande responsabilità abbiamo noi donne di oggi nella costruzione del futuro, guardando ad esempi come lei (Lidia, non la De Beauvoir). Non so riassumere, descrivere. Non mi capita sovente. Forse potrei raccontare ma non son certa. Quello che so è che Lidia ci ha lasciato tanta voglia di fare. Mi sembra estremamente positivo.

Io volevo chiudere ringraziando Lidia anche se, probabilmente, questo blog non leggerà mai. Perché leggerla, ma, sopra ogni cosa, conoscerla mi ha regalato nuove prospettive e anche nuove speranze.
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