giovedì 15 novembre 2012

La lotta al buio

Lo Stato ci guarda
non proprio con affetto
apparentemente placido ci osserva
ma in fondo, io sospetto
che lo Stato, questo Stato ha paura
altrimenti non si spiega come faccia
a vedere in questa valle in miniatura
questa orribile minaccia.

Mi perdonerà Daniele Silvestri se ho storpiato un poco la sua bellissima Cohiba per introdurre una mia riflessione. Da due giorni, la valle di Susa è nuovamente teatro di scontri tra Stato e cittadini (cosa che va a sommarsi alle proteste di lavoratori e studenti in tutta Italia). E' inverno e vien buio presto ma la lotta al buio non è certo il buio di questa lotta No Tav.

Traduerivi
Le trivelle (si badi, atte a effettuare solo alcuni carotaggi geognostici e non certo "buchi" tra Italia e Francia) sono arrivate martedì notte. Alle due e mezza. Scortate da centinaia e centinaia di agenti delle forze dell'ordine. Lo ripeto sovente ma credo che, chi non è venuto in valle di Susa almeno una volta, stenti a determinare l'entità del dispiegamento di uomini e mezzi tra carabinieri, polizia, cacciatori di Sardegna e chi più ne ha più ne metta che quotidianamente circolano su questo territorio. Le trivelle, scortatissime, sono state piazzate a Susa e più precisamente in località San Giuliano e Traduerivi.

Il movimento No Tav si è autoconvocato in meno di un giorno. Martedì pomeriggio, prima manifestazione. Cinquecento persone al presidio, un po' meno in corteo. Dietro lo striscione portato dalle donne del movimento, i cittadini della valle di Susa. Il corteo arriva a Traduerivi. Centinaia gli agenti in assetto antisommossa. Il corteo si sparge per le vigne, attraversa Traduerivi e il grosso degli agenti si muove, lo accoglie al prossimo sbocco. Nelle vigne è buio ma l'aria è pregna della luce blu dei lampeggianti, dei fari sparati verso il buio, dell'inverno surreale della valle di Susa. Scoppia qualche petardo ma tutto è tranquillo. I manifestanti rientrano. Un brutto episodio coinvolge un gruppo di ragazzi e un paio di agenti della stradale. Quando la tensione è alta, può succedere anche questo.

Corteo
Il traffico è bloccato, in parte dai manifestanti e in parte dalle forze dell'ordine. La coda di Tir arriva fino a Bussoleno. In tarda serata la protesta si sposta al Vernetto di Chianocco. Ancora blocchi. E poi barricate sull'autostrada a cui viene dato fuoco e protesta fino a tarda notte.

Ieri sera, i manifestanti ritornano a Susa ma questa volta vanno verso i jersey e il tentativo di buttarli giù (si tratta comunque di un centinaio di persone contrapposte a tanto "esercito") si risolve con un fitto lancio di lacrimogeni. Il gas penalizza poco chi è al centro dello scontro. Più che altro l'aria lo tira verso San Giuliano e avvolge i suoi residenti (che non sono molto contenti). E poi, ancora protesta fino a notte.

Questa la cronaca di due giorni che non sono ancora finiti, perché il movimento No Tav ha annunciato mobilitazioni fino a domenica, quando in Clarea si svolgerà la marcia indetta dalle DonneInMovimento.

Al di là della cronaca, mi chiedo come si possa pensare di portare avanti un'opera pubblica in questo modo, che la si condivida oppure no, tra manganellate, lacrimogeni e centinaia di milioni di euro per l'ordine pubblico in un momento di crisi pesantissima e di tagli su qualsivoglia settore sociale.

Io mi chiedo se qui, ora, la posta in gioco non sia più un treno che (palesemente) non ha ragione di essere (per portare velocemente cosa e chi, dove? tutto stagna da anni) ma la credibilità e la capacità dello Stato di imporre un'opera invisa. La posta in gioco potrebbe essere un esempio.

1 commento:

  1. La TAV è una priorità?
    E’ un’opera utile in questo momento di austerità dove la crisi lacrime e sangue entra nella carne viva delle famiglie ?

    il maltempo di questi giorni mette a nudo il rischio idrogeologico in tutto il paese.

    I governanti politici o tecnici che dir si voglia, tutte le volte aspettano le emergenze e rinunciano alle politiche di prevenzione.
    Il Paese ha un disperato bisogno di investimenti per la messa in sicurezza contro il dissesto idrogeologico.

    Fermare la TAV significa far risparmiare un fiume di soldi che potrà essere dislocato su altre vere priorità oltre al territorio, piccole opere utili, come la messa in sicurezza degli edifici pubblici, le scuole, gli ospedali, per non parlare delle energie rinnovabili.

    I movimenti NO TAV della Val di Susa hanno dimostrato, con studi concreti, il sicuro fallimento economico della realizzazione.
    Ho letto numerosi articoli di esperti, professori universitari, non ultima, la riflessione del sociologo Marco Revelli, del meteorologo Luca Mercalli che dichiara: "Osservatorio per la Torino-Lione ha lavorato anni e anni, peccato sia stato un osservatorio truccato.

    L’opposizione popolare come i dati scientifici contro dedotti vengono ignorati”.
    E’ davvero triste dover leggere su giornale di Torino(La Stampa) e sentire nel TG3 Regione, giornalisti pro Tav schierati contro il dissenso della popolazione Valsusina, e tacciare chiunque sia NO TAV come un’enclave di sovversivi, di sudditi impazziti: una patetica retroguardia di primitivi, ostili al progresso e di poca cultura… la battitura delle reti è la voce della disobbedienza civile

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