San Valentino, da quando esistono i social, è sempre motivo di riflessione.
Oggi, vince su tutto il presunto aforisma che allego come immagine.
"Se una persona può fare a meno di te, tu puoi fare lo stesso".
Ovvero puoi fare a meno di te stesso?
Un'istigazione al suicidio?
Un invito all'annullamento della propria personalità?
Volendo capirne il senso, non è difficile,
Ma tutto questo astio e questo rancore non meritavano una frase che non desse adito a multiple interpretazioni?
"Se una persona può fare a meno di te, tu puoi fare a meno di lei".
Non voglio neanche indagare sull'utilità o meno del suggerimento. In generale, tutti sono utili (anche in senso emotivo) ma nessuno è indispensabile. Un cuore si spezza ma non si ferma. E via, con altri mille luoghi comuni che si potrebbero aggiungere alla lista.
Non c'è una ricetta applicabile a ciascuno di noi e, se ci fosse, dubito che si potrebbe riassumere in tre righe.
Così, a San Valentino, c'è chi non posta nulla. C'è chi posta la foto con la propria mezza mela, corredata da cuoricini o meno, chi mette la foto con il gatto e chi si riconosce in tre righe di un'aforisma che vuol dire tutto e niente. C'è chi ricorda il santo martire, chi Pantani (non dimentichiamo il pirata), chi qualcuno di caro che non c'è più, chi la notizia del giorno e via dicendo.
Dimmi cosa posti e ti dirò chi sei.
Zuckerberg ci ha costruito un impero.
A me, invece, piace semplicemente fare attenzione a tutto questo. Forse, avrei dovuto studiare sociologia.
Magari la prossima vita.
No, da quella dopo in poi.
La prossima voglio studiare da avvocato.
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