mercoledì 31 ottobre 2012

Protestare fa male (ma anche no)

Manifesti? Botte e repressione. Protesti? Botte e repressione. Ultimamente va così per "l'uomo della strada", tasse, tagli ai servizi sociali, tagli su stipendi e pensioni e manganellate. Probabilmente l'ottica è: non cerchiamo le ragioni del dissenso, tacitiamolo. Il governo lo vuole e le forze dell'ordine seguono il diktat (immagino, senza troppo sforzo). Ma un "illuminato" una volta mi disse (in conversazione privata quindi non violo alcuna tutela della fonte non citandolo) che anche il bailamme, a un certo punto, deve finire.

Insomma, basta. Dicono. E manganellano. Per abituarci all'idea.

Manganellano gli studenti (minorenni) alle manifestazioni. Torino insegna.

Manganellano negli sgomberi dei rave party.

Manganellano gli sfrattati delle case popolari.

Manganellano ancora gli studenti. In via Verdi. Ma in altre vie cambia poco.

Manganellano in valle di Susa, ma per questo non vi metto neanche il link perché è ormai di dominio pubblico.

Sono solo alcuni casi. Perché ci sono i pastori sardi, gli operai, gli occupanti dei centri sociali e via dicendo.

Forse, e dico forse, vi sarete accorti che si è alzato "un poco" il livello della repressione da Genova in poi. Genova appare, oggi, un esperimento. Per vedere fino a che punto i cittadini e le cittadine possono accettare supinamente la repressione violenta. Tanto che le sentenze di Genova hanno restituito solo una piccola parte di giustizia.

Ci si chiede se la volontà è quella di spaventare i cittadini e le cittadine che, secondo quanto garantirebbe la Costituzione, hanno il diritto di scendere in piazza. Scendere in piazza fa male. Protestare fa male. Questo è il messaggio. E ci si chiede fino a che punto questa repressione violenta potrà accrescere se stessa. Non so voi, ma io sono seriamente preoccupata. Perché mi sembra di fare un salto indietro in decenni che a me parevano, fortunatamente, accantonati.

Le ragioni del dissenso paiono non interessare a nessuno se non le piccole (o meno piccole) comunità che le portano avanti. Credo che chi ci governa conti molto sul fatto che un coordinamento fattivo tra tutte queste realtà è molto difficile da attuare. Il governo cerca di difendere un sistema che non funziona più, che si è dimostrato largamente fallimentare soprattutto nella difesa delle fasce deboli. Sarebbe, invece, più saggio cambiare direzione in cui camminare. Cominciare a reprimere meno e a ridistribuire di più. Io penso.

Ellekappa per il movimento disabili (oggetto di pesanti tagli).

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