Sto migliorando.
Oggi è stata la mia giornata della lentezza.
Alle 8,15 ero in spiaggia.
Sarebbe stato persino quasi delizioso e silenzioso se non fosse per due piemontesi (il dialetto tradisce) che si comunicavano cose ad altissima voce a distanza di due ombrelloni.
Oltretutto cose pochissimo interessanti.
L'uno, tra le varie amenità, si lamentava che non aveva potuto dare una mano a casa alla moglie perché lei gli aveva intimato di andare in spiaggia. E giuro che dopo dieci minuti io ho provato tanta di quella solidarietà per quella donna che quando è apparsa in spiaggia volevo andare a congratularmi per la sua pazienza.
E qui, aprirei una parentesi sull'ombrellone.
Vista la totale incapacità delle persone, in generale, a gestire l'ombrellone, io lo vieterei nelle spiagge pubbliche.
Regola numero A dell'ombrellone dovrebbe essere che esso serva a fare ombra a chi lo porta e non a tutti gli altri intorno, che se avessero voluto l'ombra se lo sarebbero portato pure loro.
Regola numero B dell'ombrellone è che a meno di dieci metri dal mare rompe le balle a prescindere. Se vuoi portarti tutta casa, venti chili di giochi per bambini, due lettini e tre asciugamani puoi anche stare dietro. Tanto come minimo hai pure la piscinetta gonfiabile. Il mare risulta solo una cornice.
Questo mi ricorda un giorno di anni fa in cui io e i miei figli tornavamo dal mare e, a sei metri dal bagnasciuga, c'era una famiglia con un pupo di circa un anno che sguazzava in sei centimetri di acqua putrida in una piscinetta di plastica di un metro di diametro.
Mio figlio mi guarda. "Ma io ce l'avevo la piscinetta?"
Io lo guardo e rispondo senza neanche pensare "Ma sei scemo? Siamo al mare!"-
La mia figlia femmina ride ancora adesso, ogni volta che ci capita di ricordarlo.
Comunque, il mare del mattino e i cruciverba hanno fatto il loro dovere.
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