Abbiamo passato il fine settimana a svuotare il capannone.
Io, la mia mezza mela e la mia amica-socia-sorella. E, oggi, anche un paio di amici volenterosi.
Non vi nascondo che è stata una doppia fatica, fisica e mentale.
Fisica, perché ormai c'è solo più roba pesante e grande.
Fisica, perché ormai c'è solo più roba pesante e grande.
Mentale, perché è come arrivare a dieci pagine dalla fine di un paragrafo importante della vita. A volte vorrei leggerle in un attimo e, a volte, vorrei che non ci fossero solo più dieci pagine.
Sono stanca. Mancano solo sei giorni. Ho il computer appoggiato per terra, sacchi di immondizia in ogni angolo e un cumulo di ricordi che sto portando via con la scopa di saggina.
Il capannone non mi mancherà. Quaranta gradi d'estate quando fuori ce ne sono trenta e tre gradi d'inverno quando fuori ce ne sono dieci. Una struttura impossibile da scaldare o da condizionare. Scale ostiche da fare venti volte al giorno. No, quel prefabbricato (che tra l'altro affittiamo per una mezza follia, soprattutto in questo periodo) non mi mancherà.
Non mi mancheranno le "liti" con i macchinari, i clienti pretenziosi e poco paganti, dover spostare sempre rotoli di carta pesanti o pezze di tessuto altrettanto pesanti. Non mi mancherà nemmeno la pretesa dello Stato (nelle sue diverse manifestazioni) di incassare soldi anche quando noi non ne facevamo affatto, neanche per sopravvivere.
Non mi mancheranno molte cose.
Molte altre si.
Ma adesso mancano solo più dieci pagine alla fine del paragrafo.
E non rimpiango affatto di aver aperto quel libro.
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