Il bilancio dei cento giorni è andato fuori moda con la decadenza del Pd ma, a differenza di quanto io faccia nello stesso partito, ripongo grandi speranze nel restante anno in corso.
Cento giorni e cento post. Sono sicura che già in questo breve tempo mi sarò ripetuta. Ma i diari consentono le ripetizioni. Non sono mica temi o trattati.
Alcune cose sono cambiate.
Per esempio, piove. Ha smesso di tirare vento in continuazione e, adesso che ci eravamo abituati alle temperature miti, è tornato il clima della stagione. Piove anche bene, senza esagerare, facendo bene alla terra.
Cercavo un altro esempio ma non mi viene.
Direi che la maggior parte delle cose sono rimaste assolutamente identiche a se stesse.
Tra le quali vorrei citare il mio immutato disgusto per questo governo. Ma a questo proposito, mi sono resa conto che il mio è un immutato disgusto per gli ultimi cinque governi almeno. Probabilmente potrei risalire anche più indietro ma il mio cervello si rifiuta di ricordarli tutti.
Sono anche molto preoccupata di dover andare a votare a maggio. Oltre che per le comunali, si vota per la Regione e le alternative, per come la vedo io, sono tutte irricevibili.
- Come vuoi morire? Annegata? Arsa viva? Impiccata o fucilata?
- Sa, veramente io non vorrei morire
- Mi spiace, non è un'opzione contemplata
- Che culo.
Sulle comunali soprassiederei perché ne ho parlato giusto ieri l'altro.
Cento giorni. Non sono pochi. Quasi un terzo dell'anno.
Il tempo di capire cosa succede e, vedrete, sarà estate.
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