Domenica di fine settembre. Temperatura tardo-estiva.
Una brutta notizia l'ha funestata.
Un'amica ci ha lasciati troppo presto.
Sono andata a trovarla.
Per fortuna, eravamo solo io e lei.
Non credo di potercela fare stasera a parlare del mio rapporto con la morte. Quello che voglio dire è che, nel corso degli anni, ho smesso di ricordare le persone come le ho viste quell'ultima volta.
Ora riesco (a vent'anni non ce la facevo) a ricordare i sorrisi e le espressioni, le battute e tutto quello che fa di noi esseri viventi speciali e assolutamente unici.
Ora, per me, è diventato un momento irrinunciabile quell'ultimo saluto a chi in qualche modo ha fatto parte della mia vita. Ed è una cosa che faccio per me e la ragione, ve l'assicuro, non la so neppure.
Io posso essere considerata una persona cinica. Estremamente pragmatica. Utilizzo metodi a me comprensibili per elaborare ciò che succede. Metodi che gran parte delle persone, intorno a me, interpreta come indifferenza.
Forse, il problema è che io non so spiegare perché e come io sia tutt'altro che indifferente. Forse, non ho ancora gli strumenti. Forse, non li ho mai cercati perché tutto sommato non mi importa nulla se le persone mi credano indifferente. Sebbene, neppure a quello io sia indifferente.
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