domenica 8 dicembre 2019

#24 Memoria e scarponi

Non avevo voglia di andare alla marcia No Tav oggi.
Non che non ne condivida le ragioni. Anzi. Le sostengo appieno.
Tuttavia, mi sembrava che, con o senza di me, non sarebbe cambiato molto.
Da una parte c'era la voglia di stare a casa. Dall'altra, il grande senso di colpa per non essere dove ha un senso essere in un momento storico in cui ha veramente senso esserci. Nella mia testa, la bilancia del droghiere a cercar di capire cosa pesasse di più.

Stamattina ci siamo alzati molto presto per dare una mano ad un'amica, prima, e per essere alla Garda di San Giorio, poi. All'ora di pranzo la bilancia era ancora molto indecisa, dondolando qua e là a seconda dei momenti. I compagni che "eddai ma davvero non vieni?", la mia mezza mela che "tanto oggi non faccio più niente a casa", la giornata di sole... la bilancia mentale alla fine ha deciso e sono andata.
E sono contenta.
Non sarebbe cambiato nulla, a livello generale, se avessi passato il pomeriggio sotto la coperta di pile. 
La manifestazione sarebbe stata bellissima lo stesso. 
Solo che io non ci sarei stata. 
E me ne sarei pentita.

Nel 2005, l'8 dicembre, io ero molto incinta del mio figlio maschio. Di sette mesi. Ai Passeggeri, durante gli scontri, io e la mia pancia eravamo arrampicati sulla collinetta di fronte al blocco a fare foto per il giornale e ad aspettare di poter passare senza essere manganellati.
Oggi, cercavo di salire su un muretto alto un metro e qualcuno me l'ha anche ricordato che, incinta di sette mesi e mezzo, sembravo un capretto abbarbicata qua e là. Quattordici anni. Adesso sono molto meno agile.

Fatto sta che è stata una bella giornata.
Allora ma anche oggi.
Fatta di Resistenza, resistenza e resilienza. 
Perché, alla fine, è inutile che me la stia a raccontare. Io non sono fatta di coperte di pile e divano. O meglio, invecchiando a volte capita e me la godo. Ma più spesso, sono fatta di memoria e scarponi.


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