mercoledì 11 dicembre 2019

#21 Raccontare storie

Ho deciso cosa fare di questo blog a partire da gennaio.
Ma dovrete darmi una mano.
Voglio raccontare storie vere, di gente vera.
Tutelandone l'anonimato, s'intente.
Il mio numero di telefono non è un segreto di stato e, dunque, potrete darlo a chi ha voglia di raccontare una storia che valga la pena di essere raccontata. Che possa lasciare un insegnamento agli altri.

Ora vi spiego come è nata questa idea e voi mi dite.
Oggi è stato il mio ultimo giorno di lavoro temporaneo. Lo sapevo da quando mi hanno assunta quindi non è stato uno shock. Sai che sei a termine e vivi la questione a termine.
Ma, mentre passavano queste ultime ore al lavoro, mi chiedevo con quale stato d'animo le avrebbe passate una persona che per vent'anni ha lavorato in un posto e da qualche mese sa che quello sarebbe stato il suo ultimo giorno di lavoro. Poi, la disoccupazione. Non il pre-pensionamento, la cassa integrazione o chissà che altro.
Mi chiedevo cosa pensasse. Con che stato d'animo avrebbe affrontato quelle ultime ore. Con quanta voglia avrebbe voluto continuare a fare "produzione". E non solo quel giorno, ma anche i giorni prima da quando è diventato (o diventata) una "risorsa superflua".
Vorrei parlare con le persone. E scrivere le loro storie.
Vi pare sciocco?

Questione blog a parte, questa sera ho mangiato le lumache alla parigina.
Non le mangiavo da quando le cucinava mio padre, negli anni '80.
Quando le ho assaggiate, mi sono sentita come Ego che mangia la ratatouille cucinata da Rémy e torna bambino (i personaggi sono quelli dal cartone animato Ratatouille, nda)
Mi sono ricordata di quando papà bolliva le lumache, di quando pulivamo i gusci e di quando le mangiavamo e mi chiedo come faccia mia madre a dire che ero schizzinosa ma mangiavo le lumache e lei, ancora oggi, se non ha milanese e patate fritte davanti ordina un gelato.
Le lumache alla parigina. Che botta di memoria.
Non vi immaginate neanche.

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