sabato 29 settembre 2012

Lotta e fango

Pioggia. Fango. Scarponi, che marciano a centinaia, incuranti del brutto tempo. Fieri. Sono fieri quegli scarponi perché trasportano un'idea che nessuno può dire sbagliata: l'amore per la propria terra. Pioveva oggi, che dio la mandava. La valle di Susa è tornata a marciare da Giaglione a Chiomonte, fino a quelle reti  alte e ostili che non appartengono a nessun altro cantiere. Reti nel cemento, attorniate di filo spinato.

Il cantiere Tav della Maddalena
Sembra una valle come le altre la Clarea (o quasi, perché abbruttita già dall'autostrada) finché non arrivi lì. Poi, sembra di essere catapultati chissà dove, su chissà quale fronte. E' difficile crederlo finché non lo vedi.

Gli scarponi attraversano le borgate, si immergono nel fango, camminano sulla mulattiera. Le reti sono lì, guardate a vista da centinaia di agenti. I cori. «La Valsusa non vi vuole». Gli interventi. Luca che torna accanto al traliccio da cui è caduto a febbraio e lui è una roccia, che solo si può immaginare l'emozione di affrontare il proprio demone. Lui parla e sembra che non l'abbia mai fatto quel volo, che non sia mai stato folgorato, che non sia mai uscito vivo da una situazione che grida al miracolo ed è più facile per chi crede in dio.

Il taglio simbolico delle reti
Luca parla e poi con le tronchesi si avvicina alle reti, ne fa saltare qualche piccolo punto. E' simbolico. Intorno non ci sono altre tronchesi. Lui sorride. Sorrido anche io. Non so come riesca ad essere sempre così incredibilmente se stesso. C'è solo gente, la valle di Susa, le persone che il mattino trovi dal panettiere a comprare le rosette.
Non viene concesso neanche il gesto. Arriva il camion dell'idrante dentro e punta verso i cancelli, verso quelle reti battute dai manifestanti con pietre e bastoni. Il carcerolazo. Si dica che è reato. Fastidio lo dà ma non è reato. Parte l'idrante ma la gente è già bagnata fradicia dalla pioggia. Non fosse che è una giornata autunnale e fa buio subito, un po' ci sarebbe da arrabbiarsi. Perché era solo un gesto. Non portava con sé nessun altra intenzione.

La valle di Susa è come quegli scarponi. E' fiera. Io sono foresta ma ho amato questo posto dal giorno che vi ho messo piede. A un amico una volta dicevo che non conosco la ragione per la quale chi abita qui o chi ci viene a stare si attacca così alla terra. Lui mi rispose: «E' bella. Se abitassi nei palazzoni di borgo Dora non ti verrebbe da amare la tua terra». Forse è solo questo. Forse no. Forse le semplificazioni non colgono le sfaccettature.

Si torna. L'idrante rientra. La pioggia riprende a buttare che dio la manda. Intorno comincia l'autunno con la policromia che solo una vigna sa descrivere appieno. Qualcuno chiude l'ombrello e si lascia piovere addosso. Qualcuno torna portandosi a casa dieci centimetri di filo spinato israeliano. Per ricordo.

Lotta e fango in valle di Susa

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