Giunto a casa il cucciolo di gatta, tutto era quieto e sembrava presagire che il gatto più anziano l'avrebbe accettata in quanto cucciola.
Per un paio di settimane l'ha ignorata, andandosene se lei diventava più invadente.
Poi ha avviato una procedura d'infrazione.
Quando ha capito che la gatta, datole un'unghia si sarebbe presa la zampa (e pure il suo posto sul letto) ha deciso di farle vedere che un gatto maschio adulto (ancorché castrato) riesce a rimettere a posto una gattina di tre mesi appena, il cui interesse principale è giocare con tutto ciò che la circonda.
La procedura d'infrazione è stata la giornata di educazione del cucciolo.
Azione: microgatta è fastidiosa.
Reazione: zampate poderose con gatta messa sottosopra in quattro secondi (senza spargimento di sangue) più volte al giorno.
La realtà del rapporto tra i miei felini ben si adeguerebbe a metafora di qualcosa di molto più grande di loro.
Oltretutto, la gatta (non potendo fare la gradassa con il felino più vecchio e forte) cerca di farlo con noi. Perché noi la tolleriamo in quanto cucciola e, dunque, buffa e individuo che dovrebbe essere in grado di apprendere. La tolleriamo perché non siamo felini e pensiamo che, nel momento in cui esagererà, sapremo rimetterla al suo posto.
Ma questo non succederà perché, nel frattempo, lei avrà capito con precisione cosa potrà fare con l'uno o l'altro dei componenti della famiglia. E se ne approfitterà. Come solo un felino sa fare.
Perché saprà guardarci con gli occhioni del Gatto con gli stivali.
L'immagine che sa nascondere il carattere.
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