domenica 9 dicembre 2012

8 Dicembre

8 dicembre 2012. La giornata è serena e ventosa ma arriva dopo una bella nevicata e il panorama intorno è da favola. Per la valle di Susa, l'8 dicembre è un appuntamento importante per due ragioni: si celebrano il simbolico avvio della Resistenza valsusina al nazifascismo (1943) e l'altrettanto importante e simbolica giornata di lotta al Tav nota come "La liberazione di Venaus" (2005).

Il giuramento della Garda
8 dicembre. C'era la neve nel 1943. Alla Garda di San Giorio un prete, don Francesco Foglia (don Dinamite), celebrava una funzione e un gruppo di ragazzi e di giovani uomini giurava che avrebbe lottato fino alla morte contro la dittatura nazifascista.
La Resistenza era già cominciata l'8 settembre ma il giuramento della Garda fu un momento fondamentale anche per l'auto-legittimazione della lotta così come per l'organizzazione della stessa.
Garda 2012 - Foto di gruppo
Dalla Liberazione, ogni anno si ricorda quel momento. Se possibile, alla Garda, sul posto, dove ora sorge un parco della Memoria. Quando non è possibile, per via delle condizioni meteo, in piazza del paese.

Ieri mattina, in piazza, c'era ancora uno di quei ragazzi di allora: Ugo Berga, comandante partigiano della 106° Garibaldi, amico e maestro di tutti noi. Il sindaco di San Giorio, Danilo Bar, ha sottolineato come quello non dovesse restare solo un mero momento di celebrazione ma dovesse essere un nuovo impegno per la tutela del territorio, dei beni comuni, dell'uguaglianza e della democrazia. Piero Del Vecchio, oratore ufficiale, ha guardato alle bandiere No Tav e ha detto: «Anche quello è un modo per difendere i beni comuni».

In marcia verso le reti
Alla Garda, ieri, i più avevan già su gli scarponi e lo zaino. Nel pomeriggio era prevista la manifestazione in Clarea. 8 dicembre 2005. C'era la neve anche allora. C'erano 60mila persone (io contavo due perché ero incinta di 7 mesi e mezzo). C'era la polizia a difendere un cantiere indifendibile. C'erano reti che non potevano reggere alla forza di un'intera valle.

Due contro mille
8 dicembre 2012. Un migliaio di persone, colorate e rumorose partono da Giaglione. Fa freddo. Tira vento. Gli scarponi fanno scricchiolare la neve. Sulla mulattiera (che prima del cantiere della Maddalena si percorreva solo per andare in vigna o fare la ferrata) si chiacchiera, si suona, si canta. Ancora una volta sono stati messi i jersey di ferro e cemento a sbarrare la strada, per non far raggiungere il cantiere ai manifestanti. Non stanno su molto. Sono due contro mille.

Il blocco
Al ponte, ci sono le forze dell'ordine schierate. Alberto Perino, Mario Fontana e gli avvocati del Legal team parlamentano con la Digos e il comandante dei carabinieri per riuscire a passare, per arrivare alle reti. Loro sono inamovibili. Dicono che la manifestazione non era autorizzata, che non si può passare. Lo stallo non si supera. Alcuni costruiscono un ponte-diga di legno e arrivano sull'altra sponda del rio lo stesso. Poi tornano indietro. Le reti sono lì a meno di cento metri. Volendo, si passerebbe. Ma forzare la mano avrebbe portato inevitabilmente allo scontro e si preferisce soprassedere.

Il ponte-diga
E' inverno e vien buio presto. Pian piano, le persone ritornano indietro. Essere là era un modo per ribadire ancora una volta il proprio no alla Torino-Lione. Il dispiegamento delle forze dell'ordine è sempre imponente e la domanda che ci si fa è sempre la stessa: ma in questo periodo di crisi val proprio la pena di buttare i soldi così, tra ordine pubblico e opere invise, invece di pensare alla scuola, alla sanità, alla ricerca e al futuro?

La neve illumina il sentiero buio. Non tutti tornano. Alcuni provano un gesto dimostrativo più forte: cercare di tagliare le reti. Gli scarponi dei più non hanno ancora raggiunto Giaglione quando si sentono i botti delle bombe-carta e dei lacrimogeni. Tutti si affrettano verso casa, dove potranno avere notizie più fresche. Le foto e i filmati caricati su internet sono decine. I racconti, altrettanti.

Ma che bella la valle di Susa quando è sereno dopo una nevicata. Mi piange il cuore se penso che la si vuole trasformare in una colata di cemento.


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