domenica 6 aprile 2014

Da qualche parte arriveremo /4

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Cambiamento

Terza superiore. Ora di matematica. Fuori è primavera. Siamo tutti distratti dal tepore, dagli alberi che mettono le foglie e i primi boccioli, dai raggi del sole che danno al cortile una luce diversa. Le trigonometriche non hanno speranza.
La bidella entra in classe e mi dice che la preside vuole vedermi. Non è mai successo. Sono nella grande massa degli invisibili, io. Quelli che non danno problemi ma che neppure eccellono. Sono abituata a fare quello che devo affinché le persone s'accorgano di me il meno possibile.

La presidenza è una stanza spoglia. Una scrivania e una pianta in vaso e poco altro.
"Ida, mi dispiace, tua madre ha avuto un incidente".
Non sa nulla la preside, se non dove è stata ricoverata la mamma. Sembra veramente addolorata. 
Esco da scuola e raggiungo in autobus il gigantesco casermone con i muri interni verde vomito.
Devo insistere un po' perchè mi facciano vedere la mamma.
L'hanno sistemata in una stanza singola. Ha la clavicola destra rotta, la faccia piena di lividi, la milza spappolata e l'avambraccio sinistro fasciato.
"Sono caduta dalle scale".
Certo.
Non riesce a trattenere una lacrima.
La bacio ed esco.

Ho cercato l'indirizzo mille volte. Faccio un'ora di mezzi per arrivare in città. Al centro anti-violenza mi ascoltano. Non riesco a piangere ma loro dicono che non ha importanza. Mi ascoltano per tutto il pomeriggio. Vogliono che la mamma vada a fare la denuncia. Ma io so che non succederà mai.
Quando torno in ospedale c'è un mazzo di rose rosse sul comodino. Sono di papà. Sembrano una minaccia.
Dobbiamo andare via.
"Hai ragione Ida, quando esco andiamo da qualche parte e ricominciamo. Vai a casa e metti qualcosa in valigia e poi porta la valigia da nonna".
Non le credo ma sbaglio. Il suo vaso si è colmato.


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Torino

Torino. San Salvario. Sembra pieno di gente approdata in città perché fuggita da ogni dove.
Non conosciamo nessuno e per una volta mi sento sicura.
Mamma trova presto lavoro in un ristorante. Poi abbiamo qualche soldo da parte che, non so come, mamma è riuscita a nascondere. Abbiamo lasciato tutto a casa, come mi hanno consigliato. Telefonini, agende, appunti, ricordi. Tutto. 
Non abbiamo detto neanche alla nonna dove siamo andate. Lei ha pianto ma ha capito. Mamma le ha promesso che prima o poi sarebbe stato diverso.

Così, in qualche modo, ho preso il diploma e trovato lavoro in un negozio.
Enrico viene spesso a casa nostra e mangia con noi. Alla mamma piace. Educato e gentile, ci porta sempre un piccolo regalo per la nostra piccolissima casa, che ha preso la nostra forma e profuma e non è ostile.
Torino ci ha accolto. Bella, algida e incurante.
Forse mamma l'ha scelta proprio per quella sua austerità.
A me piace perché è quadrata e senza sorprese. Tutto è esattamente lì, dove te lo aspetti.
Una meravigliosa certezza.



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