Ho appena finito di leggere un libro molto bello che consiglio vivamente e che mi ha fatto fare un sacco di riflessioni sul "downgrade", sull'essere genitori, sulla ricerca di se stessi e del proprio ruolo nell'esistenza umana. Il libro si intitola "Non so niente di te" ed è l'ultimo romanzo di Paola Mastrocola. Del libro, posto la copertina ma non vi dirò nulla se non che vale davvero ogni pagina (edito da Einaudi, non è propriamente economico al prezzo di 18,50 euro) e che, a dispetto del titolo, non ha nulla di romantico se non le pecore. Sì, le pecore. Non capre. Pecore, preziosissime pecore Shetland.
Vi dirò invece delle riflessioni che mi ha sollecitato. La prima riguarda il cosiddetto "downgrade" ovvero la scelta di alcune persone di abbandonare professioni ambite o ben pagate per tornare a vivere con professioni più umili ma più umane, più solidali, più naturali ma certamente meno remunerate. Se il downgrade professionale è certamente un lusso, sono convinta che tanti di noi potrebbero permettersi un downgrade quotidiano negli usi delle cose per ridurre gli sprechi e razionalizzare le risorse, partendo dall'eliminazione degli acquisti che si fanno solo per "status symbol". Non starò a fare degli esempi. Non che non ce ne siano ma credo sia riduttivo e rischi di concentrare il problema su questo o quel prodotto in particolare, quando invece, dai vestiti al cibo, dalla tecnologia ai mezzi, dallo sport all'arte è sufficiente pescare nel mazzo.
A me non piace buttare via. Sono un po' fissata. Ma vivere in un continuo usa e getta credo sia fortemente negativo, non solo per noi ma soprattutto per le generazioni future a cui non daremo alcun insegnamento costruttivo e a cui lasceremo un mondo stracarico di rifiuti.
Essere genitori è anche questo, per me, insegnare al rispetto. Non solo delle persone ma anche delle cose, del lavoro che sono costate a chi le ha fatte e a chi le ha comperate. Non è facile in un mondo che butta sul mercato ogni giorno una nuova moda, un nuovo oggetto del desiderio di cui sembra che nessuno possa fare a meno. E' una battaglia continua, immane. La cosa più difficile è insegnare ai propri figli a stare bene con se stessi anche se non hanno la griffe o l'oggettistica del momento, anche se in teoria ce la potremmo pure permettere. Insegnare loro a essere indipendenti. La vita è una lunga ricerca di sé. Ci sono persone fortunate che si trovano subito. Altre che non si troveranno mai ma che, forse proprio per questo, aiutano tante altre nella ricerca.
Il libro della Mastrocola mi ha fatto riflettere anche su questo e su quanto sia difficile essere genitori e su quanto sia complicato capire quando è giusto che l'uccellino voli con le proprie ali e se necessario cada e si faccia male. Essere genitori - e madri in particolare - è il mestiere più difficile in assoluto perché la paura di essere almeno corresponsabili se non responsabili di qualsivoglia errore dei figli è difficile da dominare. Da figlia, so che mia madre e mio padre non sono responsabili dei miei errori ma, da madre, non riesco ad alleviare quel peso. Perché, in fondo, è così poco quello che sappiamo degli altri. Anche quando crediamo di conoscerli bene.
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