lunedì 30 giugno 2014

Le ragioni sbagliate

Amico, fratello, amante mio,
ti scrivo ora che tutto il nostro tempo è trascorso, ora che il dolore si è attenuato, ora che il ricordo è tanto dolce e tanto forte che ne sento persino i profumi e gli odori. Ti scrivo ora che la mia mente è sgombra dalla pesantezza dei sentimenti. Ti scrivo ora che il cielo è terso e il vento leggero sposta le foglie di un verde brillante. Ti scrivo ora che quello che sento non è contaminato dal possesso, dalla gelosia e dal desiderio. Ti scrivo ora per dirti che avevi ragione ma per le ragioni sbagliate.

Amico,
hai sopportato e odiato le mie lacrime ma non hai negato l'abbraccio che mi serviva anche quando ti costava poiché ogni nostro gesto ha le sue conseguenze e, a volte, comportano scelte che non avremmo fatto. Ogni nostra parola è rimasta tra noi, ognuna come una pietra con la quale ci siamo costruiti e ci siamo feriti.

Fratello,
con te ho percorso tanta strada e vissuto attimi di gioia immensa e di profondo sconforto. Insieme e distanti abbiamo camminato a lungo, ci siamo persi e ritrovati ma abbiamo sempre vissuto ogni vittoria e ogni sbaglio non rinnegandoli mai. Ci siamo ricordati, ci siamo cercati e ci siamo allontanati perché ogni vita ha un ritmo e i nostri, solo a momenti, sentivamo all'unisono.

Amore,
se chiudo gli occhi sento la tua pelle, il tuo respiro accanto al mio, la tua voce. Le ore trascorse cercando di diventare una cosa sola, cercando nel piacere la strada e la risposta a domande diverse.

Per questo avevi ragione. Eravamo, siamo e saremo strade differenti che si incrociano a tratti. Strade che hanno la stessa meta ma percorsi per raggiungerla completamente diversi. Troppo tempo ha speso il mio cuore per capire ciò che da subito poteva, ma anche questo non rinnego: la cecità di un'incomprensione.
Avevi ragione, sì, ma per le ragioni sbagliate. 

Non era il non sapersi o volersi conciliare. Non era la nostra difficoltà a vivere i compromessi. Non eravamo noi, incapaci di trovare un pur periglioso sentiero comune. Era cercare di difendere quegli attimi di cristallo nei quali nessuno di noi due voleva essere diverso da com'era. Era la coscienza che se avessimo forzato la mano saremmo dovuti cambiare e non saremmo più stati noi, spezzando quell'improbabile perfezione che ci avrebbe unito per tutta la vita.

Fratello,
ti scrivo ora che il mio ultimo cerino sta per spegnersi, che la meta è raggiunta, che sto per uscire da questa piccola cella buia. Ti scrivo perchè tu sappia, perchè per me è importante. Che tu possa o voglia leggere, alla fine, non è importante.

(Nda) Non cercate in queste parole un protagonista. Non lo trovereste. Non cercate il vero ma seguite il senso di una storia che io ho rincorso, immaginando, in un pomeriggio d'estate .


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