martedì 30 luglio 2013

Il fazzoletto della 42esima Garibaldi ed io.

Lontana dalla valle di Susa, seguo con gli occhi di altri (amici ma anche articoli di giornale di cui ben conosco il taglio) ciò che accade in questi giorni. Penso al foulard della 42esima Garibaldi che ho lasciato a casa - quando si va in vacanza non si può portare tutto, anche se io ci vado vicino - e che oggi vorrei poter indossare. Mi sembra incredibile e assurdo che alcuni compagni e compagne, con cui ho condiviso tanti momenti di vita, possano essere stati indagati come "terroristi o eversori" e che una delle prove di cotanta eversione possa essere il fazzoletto della nostra sezione Anpi.

Un fazzoletto, una felpa, una bandiera. Sono i simboli che spaventano, più delle azioni e delle persone. Perchè una persona si può zittire; un'azione si può censurare o condannare ma un simbolo resta al di là del singolo e del tempo. Allora si prova ad associare il simbolo a qualcosa di innegabilmente sbagliato, per farlo diventare meno importante o per intimidire chi in quel simbolo crede.

Quel fazzoletto, per la nostra sezione Anpi, rappresenta tutti gli insegnamenti che i nostri partigiani ci hanno lasciato, i loro sacrifici e la loro memoria. Rappresenta una generazione di giovani che ha messo in gioco la propria vita per liberarci dal regime fascista e da tutto quello che di orribile ha significato. Rappresenta la voglia di libertà, di democrazia e di partecipazione. Rappresenta la forza di liberarsi dai soprusi, per essere tutti liberi ed uguali, per avere tutti le medesime opportunità. Valori che valevano ieri come valgono oggi, immutati, anche se devono confrontarsi con un contesto storico diverso.

Quel fazzoletto è un simbolo che tutti noi portiamo con orgoglio e che non fa di noi, nemmeno in parte, dei terroristi o degli eversori. E rifiuto anche la sola idea che tale accostamento sia fatto, appositamente, per essere esteso a tutti coloro che condividono i valori che quel rosso porta con sè.

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