mercoledì 4 luglio 2018

Balmafol

Balmafol. 8 luglio 1944.
Fascisti e nazisti risalgono l'indiritto di Chianocco. Son giunte informazioni che lì si nascondano i partigiani. E' vero. Sono quelli della 42esima Garibaldi.
I fascisti sono armati fino ai denti. Salgono decisi, anche se la montagna non è un ambiente a loro congeniale, ma bombardare da valle non basta.
In alto, all'alpe Balmafol un gruppo di resistenti. Armi, poche. Munizioni, anche meno. Ma la voce del rastrellamento era già giunta grazie a una staffetta salita da Pavaglione. I nemici sono numerosi e ben equipaggiati. I partigiani hanno trascorso mesi in montagna a combattere la dittatura ma anche la fame, le privazioni e il freddo. Si cerca una strategia.
L'alpe Balmafol è un ambiente buono per le capre. Scosceso. Assai brullo. Per quello ci salgono i margari (i pastori, nda) con le greggi. E quel giorno all'alpe ci sono anche loro, i margari. E' di uno di loro l'idea di respingere i nemici facendo rotolare dall'alto grossi massi. Basta dar loro il via e poi il resto lo fanno da soli tanto la riva è ripida.
Così, a poche centinaia di metri dalla meta, i nazifascisti sentono pesanti tonfi. E ci mettono un po' a capire. Troppo, per quanto veloce sia stata l'azione. Morti, feriti. Gli oppressori battono in ritirata. Se si è sparato qualche colpo d'arma da fuoco è per paura ma non per difesa o attacco.


Sono 17 anni che abito in valle di Susa. 
Questo racconto, di una delle più incredibili vittorie della Resistenza locale, l'ho sentito decine di volte e ho avuto la fortuna di sentirlo raccontare anche da chi c'era quel giorno di 74 anni fa. Su quei luoghi ho camminato con le mie gambe molte volte e ogni anno per me sono una scoperta.

Quest'anno, domenica, torneremo là. Lo stesso giorno, 74 anni dopo.
Campeggeremo la notte. Ben vestiti, in tende moderne, con il cibo abbondante portato da casa. Prepareremo polenta e spezzatino per la domenica per chi deciderà di salire per partecipare alla commemorazione. Accenderemo un fuoco.
Tutte cose che quei ragazzi nel luglio '44 non avrebbero potuto fare.

Ma io sarò là perché per me è importante esserci, ricordare.
Poi, quest'anno, l'ANPI Bussoleno ha dedicato la manifestazione alla montagna e alla resistenza attiva di chi ogni giorno lotta contro incendi, alluvioni e una manutenzione sempre meno finanziata dallo Stato.
Una montagna abbandonata a se stessa.
Una montagna che è di una bellezza e di una forza profonde.
Una montagna che si fa sentire in mille modi diversi e che a me piace al di sopra di ogni altro luogo.
Un luogo che consiglio a tutti, per ritrovare la memoria, la natura e la dimensione esatta della vita umana in rapporto con la terra che la ospita.




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